giovedì 18 Aprile 2024
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Evasione Iva, Italia pecora nera: ogni anno “costa” 50 miliardi

L’evasione dell’Iva si conferma sport nazionale in Italia: ogni anno bruciati oltre 47 miliardi, peggio di noi solo Grecia, Slovacchia, Lituania e Romania. E intanto il Governo alza le soglie di punibilità per omesso pagamento.

Non solo moda, cucina e motori: l’Italia primeggia anche nell’evasione Iva. A confermarlo sono i dati forniti dalla Commissione Europea sul “VAT gap” dei paesi dell’Ue, in pratica la differenza tra il gettito Iva potenziale e l’incasso effettivamente realizzato. A dir poco inquietanti le stime che riguardano l’Italia. Basti pensare che nel 2013, lo Stato ha raccolto la striminzita cifra di 93 miliardi sugli oltre 141 di gettito teorico: una differenza di quasi 48 miliardi, pari al 33,6% -più del doppio rispetto alla media Ue del 15,2%- che piazza l’Italia ai primi posti in termini di evasione Iva in compagnia di Grecia, Lituania, Slovacchia e Romania. Numeri che stridono nettamente con gli ultimi decreti fiscali licenziati dal Governo. Che invece di porre un freno all’evasione, ha pensato bene di garantire nuove forme di immunità penali per chi aggira la legge e alzare in modo indiscriminato le soglie di punibilità per l’omesso pagamento di Iva e ritenute. Il tutto nel bel mezzo di una bufera scatenata dalla Corte di Giustizia Ue, che in una recente sentenza ha seccamente bocciato la normativa italiana in materia di prescrizione delle frodi Iva e invitato l’esecutivo a riconsiderare l’intero impianto della materia, imponendo “sanzioni penali effettive, dissuasive e proporzionate” nei confronti dei furbetti dell’Iva.

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Le altre. Per comprendere le dimensioni del fallimento italiano basta osservare il gap Iva degli altri “competitor”. A cominciare da Francia (8,9%) e Germania (11,2%), non esattamente paradisi fiscali. Bene il Regno Unito (9,8%) e la Spagna (16,5%), benissimo il Portogallo, che con l’introduzione della “e-fatura” ha rivoluzionato telematicamente il fisco e sensibilmente ridotto il VAT gap, ora stabile al 9 per cento. Riescono nell’impresa di fare peggio di noi soltanto Grecia (34%), Slovacchia (34,9 per cento), Lituania (37,7%) e Romania (41,1%).

Antonio Biondi

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