In un rapporto dell’Unità di informazione finanziaria di via Nazionale le strategie più gettonate per aggirare il fisco, dai conti correnti di familiari alle carte di credito a prestanome, dalle fatture false alle frodi carosello.
Le operazioni con i paesi off-shore sono certamente le più note. Ma non sono gli unici sistemi utilizzati dagli italiani per evadere il fisco. Fatture false, frodi carosello, utilizzo di conti correnti di familiari e amici, carte di credito a prestanome. E’ vasto il campionario delle scappatoie usate dai contribuenti per non mettere mano al portafoglio. Scoperte a seguito di segnalazioni antiriciclaggio e svelate in un rapporto dell’Unità di Informazione Finanziaria (Banca d’Italia), riguardante l’attività svolta nel 2012 per la prevenzione, il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo internazionale. L’Uif riceve le segnalazioni di operazioni sospette (Sos) di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, ne effettua l’analisi finanziaria – archiviando quelle ritenute infondate – e le trasmette con una relazione tecnica al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza e alla Direzione investigativa antimafia per gli eventuali approfondimenti investigativi. Dall’ultimo rapporto emerge che è proseguita la crescita del numero delle Sos pervenute: nel 2012 l’Uif ne ha ricevute 67.047, con un aumento, rispetto al 2011, di 17.972 unità, pari a un incremento percentuale del 36,6% . Vediamo nel dettaglio quali sono state le più frequenti.
Utilizzo strumentale di conti correnti personali. Tra le modalità prevalentemente osservate nel corso del 2012 spicca l’utilizzo strumentale di conti correnti personali al fine di veicolare movimentazioni d’impresa (presente in oltre 5.000 segnalazioni), il giro di fondi fra persone fisiche e giuridiche tra loro collegate (circa 1.600 segnalazioni) e il reiterato utilizzo per contanti di conti aziendali (circa 2.300 segnalazioni). Numerose segnalazioni rivelano una condotta consistente nell’adozione di negozi diretti a occultare l’effettivo titolare della ricchezza, per il tramite di soggetti interposti.
Frodi carosello. Un ulteriore metodo è il ricorso a fatturazioni false emesse da società di comodo (c.d. “cartiere”) a fronte di prestazioni inesistenti o in attività di importazioni/esportazioni fittizie – anche in combinazione tra loro – che permettono di attribuire una causa apparente al trasferimento dei fondi a fornitori situati all’estero, o al rientro di fondi. Si chiamano frodi carosello e consistono nell’evasione dell’Iva attraverso la creazione di queste società fittizie che fungono da tramite per fatturare operazioni inesistenti, in modo da compensare debiti e crediti di imposta sul valore aggiunto e sfruttano il regime Iva degli acquisti da paesi dell’Unione Europea che avviene in esenzione d’Iva.
Fatture false. Sono stati rilevati numerosi trasferimenti disposti da parte di soggetti extraeuropei a favore di diverse imprese italiane, operanti nel medesimo settore e nello stesso ambito geografico, formalmente giustificati quale regolamento di fatture per l’attività di esportazione. Sotto il profilo operativo, le anomalie attengono alla circostanza che i soggetti stranieri, al fine di aggirare le restrizioni valutarie in atto nel proprio paese, non provvedono al pagamento delle importazioni mediante bonifici diretti all’esportatore italiano, ma ricorrono alla disposizione di bonifici da paradisi fiscali tramite soggetti interposti. In aggiunta, si è rilevata frequentemente una mancata corrispondenza tra l’importo delle fatture prodotte dai segnalati a giustificazione della transazione e l’importo dei bonifici esteri in entrata, inferiore rispetto al valore della documentazione contabile.
Paradisi fiscali. Frequenti risultano anche le segnalazioni riguardanti operatività con controparti ubicate nei cosiddetti “paradisi fiscali”. Tali operazioni vengono spesso perfezionate tramite “triangolazioni”, in forza delle quali fondi accumulati in un primo tempo in paesi “cooperativi” sono successivamente trasferiti in altri Stati ove – in opacità proprietaria, reddituale e finanziaria – si costituiscono società di comodo in modo rapido ed economico e si utilizzano in maniera strumentale rigidi regimi di segreto bancario o aliquote fiscali assolutamente competitive.
Utilizzo sospetto di patrimoni scudati. Si è evidenziata, ancora nel 2012, un’operatività conseguente allo “scudo fiscale” (emergente in circa 300 segnalazioni), soprattutto per utilizzi “sospetti” di somme precedentemente scudate. In quest’ambito, sono altresì emerse alcune segnalazioni concernenti operazioni di scudo fiscale, realizzate anche attraverso il “frazionamento” dei rimpatri tramite più intermediari, di importo complessivo particolarmente rilevante e difficilmente compatibile con il profilo economico dei soggetti segnalati. In alcuni casi, gli approfondimenti svolti hanno evidenziato vere e proprie notitiae criminis che sono state portate all’attenzione delle procure competenti.
Carte prepagate. Nel corso del 2012 si è assistito a un notevole incremento delle segnalazioni che attengono a un utilizzo anomalo delle carte prepagate: questo dato sembra indicare un’attenzione nuova, da parte dell’economia illegale, verso canali e strumenti finanziari alternativi al contante – concepiti per agevolare il pagamento di piccole transazioni commerciali – per realizzare condotte fraudolente o illecite, grazie anche alle carenze che si riscontrano nella loro tracciabilità. In numerose segnalazioni si evidenzia, infatti, un uso delle carte che, per importi e modalità, ne snatura la funzione di strumento di pagamento; il risultato che nella pratica viene conseguito è spesso il trasferimento in contanti di ingenti somme di denaro tra soggetti diversi, oltre i limiti particolarmente stringenti a cui la circolazione di contante è stata recentemente sottoposta.
Money transfer. Fra i canali frequentemente utilizzati per operazioni sospette rileva quello dei money transfer (che, infatti, hanno inoltrato più di 4.000 segnalazioni), dove, accanto a numerose movimentazioni d’importo modesto e con finalità apparentemente lecite (ad es. risparmi di lavoro trasferiti nei paesi di origine da parte di soggetti stranieri operanti in Italia), si riscontrano di frequente movimentazioni sospette per la difficoltà di individuare logiche correlazioni fra origine/destinazione e nazionalità dei mittenti/riceventi o per il fatto di avvenire fra località talmente vicine (talvolta la stessa città) da rendere palesemente antieconomica la scelta di tale canale.