Di Vincenzo Visco
Con l’avvicinarsi dei tempi di presentazione della manovra economica i partiti di maggioranza stanno avanzando proposte di intervento in materia fiscale che confermano l’irrefrenabile tendenza alla progressiva disarticolazione del sistema tributario che ha ormai perso ogni parvenza di coerenza e razionalità. La Lega insiste sull’innalzamento del limite del forfait per gli autonomi da 85 mila a 100 mila euro di fatturato. Considerato che l’evasione media dell’Irpef delle categorie interessate risulta, secondo i dati ufficiali, prossima al 70%, il nuovo limite corrisponde in media ad oltre 300 mila euro di fatturato reale su cui, dopo un abbattimento forfettario, si pagherebbe solo il 15% in sostituzione di iva, Irpef, addizionali locali, con un risparmio annuo di imposta rispetto ad un lavoratore dipendente con lo stesso reddito e attivo, superiore ai 90 mila l’anno. Si tratta di un esempio limite, ma istruttivo. Viceversa, ai livelli di fatturato e di reddito molto bassi, quelli per i quali la forfettizzazione era stata immaginata ed introdotta molti anni fa, il regime forfettario risulta meno conveniente rispetto a quello ordinario. Già oggi il limite di 85 mila euro risulta inaccettabile e una vera e propria provocazione per i contribuenti corretti e in particolare per lavoratori dipendenti e pensionati che non possono evadere. Ciò nonostante si insiste su un fisco corporativo a favore di categorie “amiche”, e di evasori abituali. Nella stessa direzione va l’ennesima proposta di rottamazione di cartelle già emesse (relative a evasione già accertata e comunicata ai contribuenti) che è l’altro intervento fortemente desiderato dalla Lega.
Quanto a Forza Italia, le proposte prevedono la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35 al 33% fino a 60 mila euro, come risposta, del tutto inadeguata, alla penalizzazione del ceto medio da lavoro dipendente, più altre misure estemporanea come la detassazione delle tredicesime, dei premi di produzione degli straordinari e dei giorni festivi che, oltre al costo, non farebbero altro che aumentare le disparità di trattamento e l’incoerenza del sistema. Naturalmente i soldi per fare tutte queste cose non ci sono, quindi alla fine si introdurranno misure limitate, spezzettate, allusive, essenzialmente a scopo di propaganda, dal momento che difficilmente Giorgetti e Meloni potranno rinunciare all’unico risultato economico positivo raggiunto finora dal Governo, vale a dire un ragionevole controllo dell’equilibrio di bilancio.












