Nell’attesa che i rimedi vaccinali dispieghino interamente la propria efficacia (obiettivo al presentetutt’altro che prossimo finanche per le economie avanzate), le azioni intraprese dai singoli Stati dovranno, essere improntate alla massima flessibilità onde garantire il più ampio sostegno ad imprese e famiglie. A suggerirlo è il Fmi in un rapporto che analizza le politiche fiscali implementate a livello globale per contrastare i devastanti e pervasivi effetti della pandemia di Covid-19. Politiche espansive con un occhio vigile al contenimento della spesa: più che un binomio, un ossimoro che deve, tuttavia, costituire il faro guida affinchè le politiche governative risultino efficaci nella gestione della crisi sociale ed economica causata dalla pandemia. A giudizio degli osservatori del Fmi le iniziative finora intraprese dagli Stati sono senza precedenti per entità degli aiuti e rapidità di erogazione. Negli scorsi dodici mesi i governi hanno annunciato l’adozione di politiche fiscali e di bilancio per un importo di oltre 16 trilioni di dollari (un trilione equivale a mille miliardi!) finalizzate a sostenere i sistemi sanitari nonché famiglie ed imprese.
Tale massiccio impiego di risorse è stato funzionale a mitigare la brusca e severa contrazione delle attività economiche. Tuttavia, come emerge dal rapporto pubblicato dal Fondo il 6 aprile scorso, resta estremamente incerta l’entità della ricaduta sulle prospettive di crescita e sviluppo. Se, da un lato, fanno ben sperare le stime di crescita economica a seguito della vaccinazione di una sempre più ampia fetta della popolazione mondiale (il Fmi prevede che l’accelerazione impressa all’economia farà lievitare di oltre un triliardo di dollari le entrate tributarie), ad oggi l’uscita dal tunnel appare lenta. Incerta e costellata di ostacoli. Finora le politiche fiscali, coadiuvate da una mirata azione finanziaria volta al prolungamento delle scadenze di mutui e prestiti e al contenimento degli interessi, hanno permesso di salvaguardare realtà produttive ancora non deteriorate e posti di lavoro. Non tutti gli Stati, però, sono riusciti a utilizzare con lo stesso successo la leva fiscale. Ciò è dipeso, in massima parte, da condizioni economico-finanziarie di partenza più instabili e, soprattutto, dalla assenza di una rete di meccanismi di supporto e sostegno a carattere sovranazionale tale da sopperire a carenze strutturali.
Nelle economie avanzate, difatti, le politiche fiscali implementate sono state di notevole entità (come negli Usa e in Uk); meno performanti, invece, le azioni adottate dai paesi emergenti ed in via di sviluppo in cui si registra un sensibile deterioramento della situazione economica complessiva. Secondo le stime del Fmi la media complessiva del deficit di bilancio registrato nel 2020 dalle economie avanzate è pari a circa il 12% del Pil. Esso si attesta attorno al 10% nei paesi emergenti e cala al 5% per i paesi più poveri i quali, mancando di risorse da destinare a programmi di sostegno e ripresa, vedono molto ridotta la loro capacità di spesa.
Con riferimento alle azioni da intraprendere per uscire dal loop causato dalla pandemia, il Fondo Monetario Internazionale – pur riconoscendo che le politiche da perseguire variano in base ai settori di attività e alle condizioni strutturali di ciascun paese – indica come prioritarie le seguenti linee guida:
– Garantire un sostegno articolato alle famiglie rese ancora più vulnerabili dalla pandemia: in particolare, è decisivo colmare il gap educativo e conoscitivo dei ragazzi atteso che la modalità di didattica a distanza e, cioè, attraverso strumenti spesso non presenti nelle famiglie meno abbienti, ha ulteriormente ampliato il preesistente divario;
– Supportare imprese “vitali” o, quantomeno, con un ragionevole potenziale di ripresa. Osserva il Fmi che la enorme quantità di risorse finanziarie drenata per far fronte ad impegni in ambito sanitario, sociale, educativo ed economico non è conciliabile con aiuti a pioggia o destinati a realtà con scarse possibilità di successo. Da qui l’esigenza di limitare l’intervento pubblico nei casi assolutamente necessari e di procedere, al contempo, al graduale ripristino di prestiti generalizzati.
– Un’ultima e fondamentale raccomandazione: creare riserve di bilancio cui attingere all’occorrenza e, soprattutto, predisporre un verosimile quadro programmatico, articolato su base pluriennale, in cui le direttrici dell’azione di governo risultino da due realtà: spesa elevata e risorse finanziarie esigue. Può sembrare un gioco di prestigio. E’, invece, un delicato e complesso equilibro tra urgenze da affrontare e prospettive economiche da costruire e consolidare in vista di una ripresa greener, fairer, and more durable:
la vicinanza agli obliettivi declinati dal piano Ue di ripresa e resilienza è di tutta evidenza.













