giovedì 18 Aprile 2024
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Manovra: Sforbiciata alle detrazioni per fare cassa (Corriere della Sera)

«Revisione selettiva delle agevolazioni fiscali». La formula l’aveva usata il viceministro dell’Economia Luigi Casero un mese fa, rispondendo a un’interrogazione. E dovrebbe tornare nel Def, Il Documento di economia e finanza che il Consiglio dei ministri approverà nei prossimi giorni per tracciare la strada della prossima legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria. Cosa vuol dire? Le agevolazioni fiscali sono gli sconti che riducono il peso delle tasse, intervenendo su voci di spesa che riguardano sia le famiglia sia le imprese. Nel ramo famiglie si va dagli interessi sul mutuo per la prima casa ai costi sostenuti per le visite mediche, fino ai contributi versati per le colf e le badanti. Nel ramo imprese ci sono gli sconti sul gasolio per gli autotrasportatori, gli incentivi per gli armatori, una serie di bonus per l’agricoltura. In tutto le agevolazioni sono 444. E sono anche in leggero aumento, nonostante i ripetuti tagli annunciati negli ultimi anni.
Aiutano di più i ricchi Parlare di revisione «selettiva» non vuol dire solo che, almeno nelle intenzioni, si interverrà solo su una parte delle agevolazioni. E che non saranno toccate quelle socialmente (ed elettoralmente) sensibili, come quelle sulla casa o sulla spesa sanitaria. Vuol dire anche che, per le detrazioni sulle quale si interverrà, la revisione non riguarderà tutti i contribuenti ma solo alcuni di loro. Quali? Il punto è che anche i ricchi detraggono. Anzi, in media detraggono più dei poveri. E quindi sono soprattutto loro a beneficiare degli sconti fiscali, con tanti saluti a un sistema fiscale che dovrebbe essere progressivo. È stato l’Ufficio parlamentare di Bilancio a sottolineare che, sugli sconti fiscali, la «quota di beneficiari risulta relativamente più alta tra le classi di reddito superiori». Un esempio? In caso di divorzio, l’agevolazione sull’assegno al coniuge vale in media lo 0,07% del reddito per chi dichiara oltre 26 mila euro lordi l’anno. Mentre per chi è al di sotto dei 26 mila euro il peso dello sconto rispetto al reddito crollo allo 0,01%. Sette volte di meno. Una contraddizione più volte sottolineata. Ma sulla quale non si è mai intervenuti. Stavolta, però, c’è una differenza. Una differenza che, dal punto di vista tecnico, rende la «revisione selettiva» meno complicata. L’indicatore Isee Nei piani del governo alcune detrazioni potrebbero essere legate all’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente. È il famoso riccometro che misura non solo il reddito delle famiglie ma anche il loro patrimonio. Nel calcolo non entrano solo lo stipendio o la pensione ma anche le case di proprietà, i risparmi in banca, gli investimenti in azioni. Non è una sottigliezza. Già in passato si era parlato della possibilità di legare la sfoltita delle agevolazioni alla «ricchezza» del contribuente. Ma ci si era sempre riferiti al reddito, che misura solo una parte di quella ricchezza. L’Isee è un indicatore
più preciso, più equo. Specie nella nuova versione disponibile da un paio di anni, che ha ridotto lo spazio per le autodichiarazioni che tendevano a sottostimare la ricchezza. Anche qui un esempio per capire: nei moduli della vecchia versione, basata sulle autodichiarazioni, l’80% dei contribuenti scriveva tranquillamente di non avere un conto in banca. E nessuno controllava. Nella nuova versione, che prevede una serie di verifiche incrociate, i contribuenti senza conto in banca sono precipitati al 20%. Un livello più ragionevole, una fotografia più fedele. Per questo la revisione selettiva potrebbe essere agganciata all’Isee: la riduzione degli sconti fiscali sarebbe così concentrata sui contribuenti che secondo il riccometro stanno meglio.

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