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martedì 17 Giugno 2025
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Fisco e contributi, evasi 82,4 miliardi. Dimezzato il gap Iva (Il Sole 24 Ore)

di Marco Mobili e Giovanni Parente

13 ottobre 2024

A volte può essere una questione di prospettive. Ma i numeri parlano chiaro. Il gap tributario e contributivo, ossia la quota che ancora sfugge rispetto a quanto il Fisco e l’Inps pensano di incassare, è ancora altissimo in Italia ma sta sensibilmente diminuendo, anche perché una degli architravi su cui si basa l’evasione come l’Iva ha ormai un consolidato trend in picchiata grazie agli strumenti antifrode e tecnologici messi in campo.

La contrazione dell’evasione Iva

L’ultima relazione sull’economia non osservata e sull’evasione tributaria e contributiva realizzata dalla commissione istituita presso il ministero dell’Economia, che viaggia in parallelo con il piano strutturale di bilancio (Psb), segnala che l’ultimo dato disponibile relativo al 2021 su quanto sfugge all’Erario è complessivamente pari a 82,4 miliardi di euro. Un’enormità, ancora. Il bicchiere, però, è mezzo pieno, perché se si guarda la dinamica dell’ultimo quinquennio (ossia a partire dal 2017) il gap si sta riducendo: quasi 26 miliardi di euro.

A pesare su questa flessione per circa il 70% è la contrazione dell’evasione Iva, che secondo quanto riporta la relazione (il sistema di misurazione differisce rispetto a quanto utilizzato in sede Ue) è passato da 35,6 a 17,8 miliardi di euro: in pratica si è dimezzato. Siccome, però, vanno colti tutti i segnali e non solo quelli incoraggianti va sottolineato che tra il 2020 (anno fortemente anomalo perché caratterizzato dalle restrizioni più pesanti per la pandemia) e il 2021 l’indicatore relativo alla misura dell’evasione sull’Irpef dovuta da autonomi e imprese è tornata a salire di quasi 1,5 miliardi.

Tornando all’Iva, come spiega la relazione della commissione presieduta da Nicola Rossi, «il forte recupero di compliance in termini di riduzione del gap non dichiarato è probabilmente ascrivibile alle misure di contrasto all’evasione che si sono susseguite tra il 2017 e il 2021: l’allargamento dello split payment nel 2017, e l’introduzione della fatturazione elettronica per alcune categorie di soggetti nel 2018 e la sua generalizzazione nel 2019». C’è anche un altro aspetto che può aver influito, obbligando alla tracciabilità dei pagamenti e quindi con un effetto in termini di contrasti di interessi. Nel 2021 infatti la propensione all’evasione si è ridotta di circa 3,4 punti percentuali rispetto al 2020, pari a circa 2,8 miliardi. La relazione spiega come questo possa essere il risultato dell’«introduzione delle misure rafforzanti la tracciabilità delle operazioni, quali l’allargamento a tutti gli operatori dell’invio telematico dei corrispettivi e gli incentivi all’utilizzo di strumenti elettronici nelle transazioni, nonché all’ampliamento dei bonus edilizi».

L’aumento dell’Iva dichiarata ha portato giù la propensione all’evasione. Ma, per sgombrare il campo preventivamente da ogni polemica ed evitare strumentalizzazioni su un terreno minato, la commissione precisa che «la valutazione dell’impatto complessivo sulla finanza pubblica dei suddetti provvedimenti non rientra tra gli obiettivi di questa relazione, incentrata esclusivamente sull’evasione fiscale». Anche perché poi l’effetto dell’utilizzo dei crediti d’imposta o delle detrazioni generate da quei bonus potrebbe scaricarsi sugli anni successivi, su cui ci saranno i dati solo in futuro. E, comunque, nella parte dedicata ai risultati conseguiti nel contrasto all’evasione c’è un capitolo espressamente dedicato alle frodi sui crediti d’imposta per lavori edilizi ed energia.

Rischio frode per Bonus facciate ed Ecobonus

Grazie alle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza in sinergia con l’agenzia delle Entrate sono stati sequestrati crediti inesistenti per circa 8,9 miliardi di euro da novembre 2021 ad agosto 2024. Le agevolazioni maggiormente interessate da condotte fraudolente sono risultate «il bonus facciate e l’ecobonus, che avevano, in origine, una regolamentazione meno stringente».

Oltre a questo, però, dietro l’Iva restano pericoli variegati di frode. Il faro si è riacceso, anche dopo l’input di Governo e Parlamento arrivato con la manovra 2023, sulle partite Iva apri e chiudi, dietro cui si nasconde il fenomeno delle cartiere (soggetti economici che in realtà sono deputati a emettere solo false fatture). Lo scorso anno sono state avanzate dalle Fiamme gialle all’agenzia delle Entrate oltre 2.260 proposte di chiusura. Ma anche le frodi Iva intracomunitarie tramite i missing trader continuano ad avere un peso specifico rilevanti: nel 2022 oltre 1.400 operatori coinvolti per un’imposta evasa che ha sfondato gli 1,5 miliardi.

I suggerimenti della Corte dei conti

Proprio perché sulla lotta all’evasione non si può e non si deve abbassare la guardia, la Corte dei conti nell’audizione sul Psb ha proposto una serie di interventi che vanno dall’accompagnamento alla compliance attraverso un confronto preventivo basato sulle banche dati un adeguato numero di controlli ex post, passando per una «calibrazione delle conseguenze dell’evasione, sia in termini di misura e tipologia delle sanzioni applicabili, sia in termini di effettività dell’azione di riscossione coattiva in caso di mancato pagamento». E i giudici contabili hanno messo nero su bianco anche un suggerimento specifico per Governo e Parlamento: allargare il perimetro della ritenuta d’acconto, demandandone l’effettuazione al soggetto incaricato della transazione finanziaria.

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