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venerdì 12 Dicembre 2025
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Irpef: la legge di bilancio introduce nuovi regimi sostitutivi, sistema più complesso e meno equo

di Pasquale Fabbrocini 

Il sistema impositivo per le persone fisiche diventa sempre più complesso e meno equo. E’ il risultato finale prodotto da alcune novità contenute nella legge di bilancio all’esame del Parlamento. Il provvedimento proposto dal Governo, infatti, introduce per i lavoratori dipendenti sia privati che pubblici nuovi regimi sostitutivi dell’Irpef con l’obiettivo di ridurre il prelievo su aumenti retributivi, straordinari, lavoro notturno e trattamento accessorio. Le novità, pur avendo una finalità agevolativa, in concreto, complicano notevolmente il sistema a fronte di una riduzione del prelievo esigua e non per tutti. Inoltre mal si conciliano con il carattere di onnicomprensività dell’imposizione sul reddito delle persone fisiche che costituisce il principale presidio alla progressività del sistema e, quindi, al rispetto del principio della capacità contributiva. Il tentativo di ridurre il carico fiscale mediante la proliferazione di regimi sostitutivi rischia di compromettere l’equità (finanche orizzontale, cioè tra persone percipienti il medesimo ammontare di reddito), oltrechè di vanificare gli sforzi di semplificazione e di abbattimento dei costi di compliance.

E’ utile rammentare che il legislatore della riforma dei primi anni Settanta ha ritenuto che l’effettività della capacità contributiva potesse essere assicurata imperniando il sistema impositivo sulla tassazione personale del reddito. In ragione di tanto è stata concepita l’Irpef, la quale avrebbe dovuto essere u un’imposta onnicomprensiva, cioè la sua base imponibile avrebbe dovuto accogliere tutti i redditi posseduti dalla persona fisica ovunque prodotti: in tal modo si sarebbe ricostruita l’effettiva capacità contributiva della persona e si sarebbe assoggettato il reddito complessivo di una persona all’imposta progressiva, in modo da garantire la compiuta progressività del sistema tributario, richiesta dall’articolo 53 della Costituzione. Inoltre, grazie agli abbattimenti dell’imponibile e delle detrazioni dall’imposta, si sarebbe assicurata anche una equità orizzontale, cioè si sarebbe assicurata una equità sostanziale tra persone, che pur godendo del medesimo livello di reddito, si trovano in condizioni personali e familiari differenti.

In effetti, il principio di onnicomprensività dell’Irpef non è mai stato attuato appieno, basti pensare che i redditi di natura finanziaria sono da sempre stati assoggettati a cedolare secca, cioè ad una imposizione proporzionale e non hanno mai concorso alla formazione del reddito complessivo. Ma è negli ultimi lustri che si è registrata una accelerazione nei regimi sostitutivi dell’Irpef. Basti pensare al regime forfetario per le partite Iva, alla cedolare secca sulle locazioni, all’mposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia (c.d. “rientro dei Paperoni”), di cui all’art. 24-bis del Dpr n. 917/1986 (TUIR).

Con il disegno di legge di bilancio in discussione in Parlamento anche i lavoratori dipendenti sia pubblici che privati (che pagano l’82% del gettito IRPEF) beneficeranno di nuovi regimi sostitutivi, seppur limitatamente al 2026. In particolare, per i lavoratori del settore privato con reddito non superiore a 28mila euro, arriva un’imposta sostitutiva del 5% sugli aumenti retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali relativi al biennio 2025-2026. Sempre per i lavoratori del privato viene introdotta la detassazione di straordinari e lavoro notturno, che saranno assoggettati all’aliquota del 15%, per i lavoratori con reddito fino a 40mila euro, su un importo di straordinari fino a 1500 euro. Inoltre, è previsto il rafforzamento – per il 2026-2027 – della disciplina sulla tassazione agevolata dei premi di produttività per i dipendenti privati con reddito non superiore a 80mila euro: l’imposta sostitutiva scende all’1% (rispetto all’attuale 5%) e il limite del premio agevolabile sale da 3mila a 5mila euro. Infine, per i dipendenti pubblici con reddito fino a 50mila euro, è introdotta un’imposta sostitutiva del 15% sul trattamento accessorio, su un importo massimo di imponibile pari a 800 euro.

Si tratta di misure casistiche che non affrontano in modo organico le criticità della principale imposta sul reddito, che hanno un carattere estemporaneo, che accrescono la complessità della corretta liquidazione dell’imposta dovuta e che, in definitiva, rischiano di determinare anche una iniquità orizzontale, cioè una discriminazione tra persone che pur percependo il medesimo ammontare di reddito si trovano in condizioni personali e familiari differenti, in quanto i redditi sottoposti a imposizione sostitutiva non godono delle deduzioni dall’imponibile e delle detrazioni dall’imposta, per cui chi vuole optare per queste agevolazioni deve rinunciare a quelle deduzioni/detrazioni che sono funzionali all’equità sostanziale.

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