Luigi Pandolfi ci va giù duro con il Pnrr di Draghi su Il Manifesto, definendolo perfettamente in linea con le idee neoliberiste. Una posizione un po’ troppo schematica e che, forse, non fa i conti con la realtà (se mancano alcuni passaggi verbali, compresi quelli su mercato, Stato e competitività, niente soldi….E quei soldi ci servono assai). Tuttavia, non credo che abbia torto nel momento in cui indica la falsità dell’assioma secondo il quale il pmr, il cosiddetto indice di regolamentazione del mercato dei prodotti, possa essere la misura dell’efficacia di una economia e di una politica di governo. Scrive Pandolfi: “Tutto in linea con lateoria economica dominante, secondo la quale è solo il mercato a determinare la migliore allocazione possibile delle risorse, in vista del conseguimento di obiettivi economici di cui potrà beneficiare tutta la società. Tesi farlocca. La storia ha dimostrato esattamente il contrario. Che anche quando il mercato raggiunge un certo «equilibrio», quest’ultimo non è mai ottimale. E che, al netto delle crisi, in una società organizzata secondo questo schema l’optimum è possibile solo per chi detiene i mezzi di produzione e sfrutta il lavoro altrui. Insomma, da molti decenni a questa parte, l’equilibrio ottimale dei mercati concorrenziali è rimasto solo nei grafici dei manuali di economia politica”. Su questo concordo, ma non è una novità, anche per molti economisti di vaglia. Tuttavia, la realtà è che per avere i fondi Ue devi fare i conti con i tecnici di Bruxelles (oltre che con i paesi del Nord) e costoro (come molti altri in analoghe istituzioni economiche) sono cresciuti a pane e cascami della scuola turbocapitalista, quella che ha vinto la battaglia per l’egemonia culturale. Quindi, se vuoi i fondi Ue, le formule di rito vanno citate. Inoltre, e lo dico sussurrando, non bisogna dimenticare nemmeno ciò che siamo: in un paese come il nostro, perfino se si perseguissero davvero alcune regole della democrazia liberale (tipo far pagare le tasse secondo ricchezza, perseguire concretamente gli evasori, punire chi usa il lavoro nero, avere certezza della pena anche se chi è stato condannato ha la possibilità di ingaggiare mille avvocati, fare gare per l’assegnazione delle spiagge, staccare la spina a concessionari che hanno incassato montagne di utili senza fare tutto ciò che erano chiamati a fare, tradendo lo Stato e tutti i cittadini…) sarebbe una rivoluzione.
Pnrr, Pandolfi su Il Manifesto ‘in linea con idee neoliberiste’
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