Domandare dei tagli di bilancio, che in pratica hanno un impatto diretto sui servizi pubblici, non è solo la base del populismo, dell’autoritarismo o dei disordini sociali. E’ anche un attacco frontale ai diritti delle donne.
Di Rosa Pavanelli
Segretaria Generale di Public Services International
Austerità. I governi, siano essi di destra o di sinistra, hanno solo quella parola sulle loro labbra. Le elezioni europee si stanno avvicinando e ovunque si teme che l’ondata di movimenti di estrema destra si espanderà, con Bruxelles accusata di politiche di austerità, e quindi di recessione e disoccupazione. Questa situazione ha portato a un’esplosione del rifiuto degli stranieri e dei rifugiati e alla richiesta, di una larga parte della popolazione europea, di politiche xenofobe e autoritarie.
Domandare dei tagli di bilancio, che in pratica hanno un impatto diretto sui servizi pubblici, non è solo la base del populismo, dell’autoritarismo o dei disordini sociali. E’ anche un attacco frontale ai diritti delle donne. Perché le donne tendono a dipendere maggiormente dai servizi sociali pubblici, i quali hanno la capacità di spostare l’onere assistenziale non retribuito che ricade in maniera sproporzionata sulle loro spalle. Lavare, cucinare e prendersi cura dei familiari a carico come bambini, anziani e persone con disabilità, sono ancora considerati “affari delle donne”. In Italia le donne spendono più del triplo del tempo per l’assistenza non retribuita e il lavoro domestico rispetto agli uomini.
Le donne e le ragazze sono anche le più colpite quando i paesi offrono strutture di base carenti, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Nell’Africa subsahariana, dove oltre due terzi della popolazione non ha accesso all’acqua del rubinetto domestico, donne e ragazze sono i principali fornitori di acqua potabile e servizi igienico-sanitari. Le ragazze hanno il compito di prendere l’acqua e la legna da ardere mentre i loro fratelli vanno a scuola.
Questa assenza di parità comporta per le donne minori opportunità di istruzione, formazione e lavoro, rendendo particolarmente difficoltoso il loro rafforzamento dal punto di vista economico. Nell’UE, il 25% delle donne menziona l’assistenza e altre responsabilità familiari come cause di mancata inclusione nella forza lavoro, mentre gli uomini costituiscono solo il 3%.
Anche quando le donne riescono a lavorare, si trovano spesso intrappolate in lavori scarsamente retribuiti e di scarsa qualità, di frequente nel settore informale. Molte di esse sono prive di protezione sociale e di condizioni di lavoro dignitose, con conseguenze sul reddito presente e futuro (meno diritti pensionistici, ecc.), che si aggiungono al già inaccettabile divario retributivo di genere del 23 per cento tra le donne e gli uomini.
Nella maggior parte dei paesi, le donne hanno meno probabilità degli uomini di ricevere una pensione in età avanzata. In Francia, Germania, Grecia e Italia, la pensione media delle donne è inferiore di oltre il 30% a quella degli uomini. Il tasso di povertà delle donne europee anziane è superiore del 37% rispetto a quello degli uomini anziani.
L’accesso delle donne alla protezione sociale, a servizi pubblici di qualità e infrastrutture è ora una priorità della comunità internazionale. Si tratta del tema principale della Commissione delle Nazioni Unite 2019 sulla Condizione delle Donne, che avrà luogo a New York dall’11 al 22 marzo. Questo, al contrario degli altri, non è solo un incontro burocratico; le sue conclusioni definiranno le politiche di parità di genere che i paesi intendono attuare negli anni a venire.
Quasi 200 donne e uomini di tutto il mondo, parteciperanno in qualità di delegazione sindacale globale e prenderanno parte attivamente ai lavori. La delegazione accoglie con favore numerosi aspetti della relazione preparata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, prima della riunione, soprattutto per l’accento posto su un approccio universale e basato sui diritti. Tuttavia, noi di Public Services International, una federazione sindacale internazionale dedicata alla promozione di servizi pubblici di qualità, e parte della delegazione sindacale globale, chiediamo congiuntamente ai governi di tradurre questi principi in strategie e politiche concrete per eliminare le disuguaglianze di genere.
È urgente riformare il sistema fiscale internazionale globale per porre fine a tutti i meccanismi di elusione fiscale. Quando le imprese non pagano la loro giusta quota di imposte, c’è meno denaro da investire in servizi pubblici, infrastrutture sostenibili e protezione sociale, che sono i principali motori della parità di genere. Il gettito fiscale annuo perso dai paesi in via di sviluppo a causa dei soli errori di valutazione dei prezzi commerciali è stimato tra i 98 e i 106 miliardi di dollari, quasi 20 miliardi di dollari in più rispetto ai costi annuali di capitale necessari per ottenere una copertura universale di acqua e servizi igienico-sanitari.
Vogliamo anche sottolineare il ruolo essenziale e primario degli Stati come garanti dei diritti umani di tutte le donne e le ragazze. Ogni volta che le aziende private assumono il controllo di servizi pubblici e infrastrutture di base, come l’acqua e i servizi igienico-sanitari, o le strutture sanitarie ed educative, ciò ha sempre comportato un deterioramento in termini di qualità, soprattutto ai danni dei più vulnerabili. Un approccio basato sui diritti umani non può essere garantito all’interno di un sistema “a scopo di lucro”.
In questi tempi difficili, in cui la xenofobia è sfruttata da molti leader politici senza scrupoli, chiediamo anche ai rappresentanti di impegnarsi in politiche rivolte a tutte le donne, comprese le donne migranti, rifugiate e richiedenti asilo. E’ particolarmente preoccupante che alcuni paesi europei stiano cercando di limitare l’accesso dei migranti alle prestazioni sociali.
Senza politiche volontarie come queste, sarà impossibile per la maggior parte dei paesi rispettare il loro rinnovato impegno per la parità di genere e i diritti umani attraverso l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Le donne continueranno a lottare per rimanere sul mercato del lavoro e garantire i diritti di protezione sociale attraverso l’occupazione. Non troveranno nemmeno il tempo per il riposo, il tempo libero o la partecipazione politica. Servizi pubblici di qualità, universali e basati sui diritti sono una questione femminista.