Una montagna di clausole di salvaguardia da disinnescare. È un tour de force quello che attende il governo – e probabilmente anche i contribuenti- nei prossimi tre anni. Tra vincoli nuovi che si aggiungono a vecchi scatti automatici, sono oltre 70 i miliardi di clausole fiscali da scongiurare: 671 milioni per il 2015, 16,1 miliardi nel 2016, 25,4 nel 2017 per arrivare a 28 miliardi nel 2018. Una prima resa dei conti è già dietro l’angolo, dopo che la Commissione Ue ha bocciato l’estensione del reverse charge alla Gdo: l’imperativo ora è reperire i 728 milioni già messi in bilancio, che inizialmente il Governo voleva coprire con l’incasso della voluntary. Il problema è che si tratta di un gettito fortemente aleatorio e neppure troppo cospicuo (ad oggi siamo a 288 milioni). Ecco perché la soluzione potrebbe essere l’aumento degli acconti Ires e Irap, almeno per tamponare momentaneamente l’emorragia del bilancio. Le cifre in ballo sono comunque irrisorie di fronte all’imponente clausola di salvaguardia pronta a scattare nel 2016: se non fossero rispettati gli obiettivi di bilancio fissati con Bruxelles, si attiverebbe in automatico l’aumento dell’ Iva dal 22 al 25,5% e delle accise su benzina e gasolio, nell’ordine di 10 centesimi. Di Dino Pesole. Da Il Sole 24 Ore.
Rassegna stampa del 12 giugno 2015
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