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sabato 12 Luglio 2025
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La trasparenza dei dati statistici sulle dichiarazioni dei redditi: un obbligo di legge non ancora pienamente rispettato

Per contrastare l’evasione fiscale occorre anzitutto avere informazioni dettagliate che permettano di comprenderne la dimensione e le tendenze. Eppure, a quasi dieci anni di distanza, ancora poco è stato fatto sul fronte della trasparenza.

Di Lelio Violetti

Classificazioni generiche, tax-file assenti e dati disaggregati ancora insufficienti. Nonostante qualche buona innovazione, il processo che avrebbe dovuto portare a una piena trasparenza dei dati fiscali è rimasto in buona sostanza incompiuto.

Per comprendere cosa è stato fatto ( o non fatto) in quest’ultimo decennio è necessario partire dalle origini, ossia dalla legge finanziaria 2007 (art. 1, comma 59, della legge n. 296 del 2006) che aveva così riformulato l’art. 15 del DPR n. 605 del 1973:

I dati e le notizie raccolti dall’anagrafe tributaria sono sottoposti al segreto d’ufficio.

Il Ministero dell’economia e delle finanze ha facoltà di rendere pubblici, senza riferimenti nominativi, statistiche ed elaborazioni relative ai dati di cui al primo comma, nonché, per esclusive finalità di studio e di ricerca, i medesimi dati, sotto forma di collezioni campionarie, privi di ogni riferimento che ne permetta il collegamento con gli interessati e comunque secondo modalità che rendano questi ultimi non identificabili“.

In questi anni, andando nella direzione indicata delle modifiche introdotte dalla legge finanziaria 2007, il Dipartimento delle finanze ha velocizzato la pubblicazione delle statistiche sulle dichiarazioni dei redditi, rendendo disponibili le prime tabelle sull’IRPEF a soli sei mesi dalla ricezione dei relativi dati. Ha, inoltre, migliorato la loro “usabilità” con la diffusione degli “open data”. Per quanto riguarda questi ultimi, particolarmente utili risultano i “Dati su base comunale: redditi e principali variabili IRPEF”. Sempre nell’ambito dell’IRPEF è anche da segnalare la pubblicazione, dall’anno d’imposta 2011, del paragrafo “Persone fisiche in base al reddito prevalente”, che colma una grave lacuna delle statistiche sulle dichiarazioni IRPEF e che consente di analizzare le caratteristiche specifiche (profilo) che presenta ogni tipologia di contribuente (lavoratore dipendente, pensionato, lavoratore autonomo, imprenditore).

Nonostante questi interventi, di cui pure si deve dare atto, a quasi nove anni dalla emanazione della legge non sono stati resi disponibili i medesimi dati fiscali sotto forma di collezione campionaria (cosiddetti tax file).

Occorre chiedersi, tenendo conto dei consistenti investimenti che sono stati fatti per l’automazione del fisco con la creazione dell’Anagrafe Tributaria, se l’attuale livello del servizio di e-Government, relativo alle statistiche fiscali sulle dichiarazioni dei redditi, soddisfa le esigenze conoscitive che in questo campo hanno i cittadini, le imprese, gli amministratori pubblici, la comunità scientifica, le organizzazioni sindacali e di categoria.

Come è ampiamente noto, nel nostro Paese l’adesione agli obblighi fiscali non è elevata ed è, pertanto, particolarmente viva la necessità di poter ricavare dalle informazioni statistiche più precise indicazioni sull’andamento dell’evasione, che tanto negativamente condizione le possibilità di crescita e di alleggerimento del carico fiscale sopportato dai contribuenti che adempiono correttamente ai loro obblighi fiscali.

I contenuti delle attuali statistiche sulle dichiarazioni non sono evidentemente sufficienti a valutare la coerenza fiscale dei soggetti che presentano dichiarazione tributaria, dalle persone fisiche alle società. Basti pensare alle letture, generalmente superficiali, che sistematicamente fanno seguito alla pubblicazione dei dati finora diffusi.

Occorre, dunque, un risoluto sforzo per raggiungere un maggior livello di trasparenza dei dati. Quattro sono i limiti delle attuali pubblicazioni statistiche sulle dichiarazioni: il mancato impiego dei diversi livelli dei codici attività, la disaggregazione territoriale, l’assenza dei tax-file e la tecnologia utilizzata. Questi limiti non consentono ancora alle statistiche sulle dichiarazioni di rispettare il dettato legislativo introdotto dalla Legge Finanziaria del 2007.

Un grave limite dell’intera analisi statistica è rappresentato dal fatto che nessuna tabella fa riferimento ai codici ATECO di dettaglio relativi alla “Classificazione delle 1.224 attività economiche”. Solo in rari casi si scende oltre le 21 sezioni alfabetiche delle attività economiche della codifica ATECO. Tuttavia anche in questi casi i dati sono disaggregati solo per le 88 divisioni delle prime due cifre delle sei che costituiscono il codice.

La ricchezza informativa dei dati statistici rilevati dalle dichiarazioni sta proprio nel fatto che da queste sono ricavabili sia conoscenze sintetiche di carattere generale, ma anche analitiche su aspetti specifici. Per comprendere l’andamento macro di certi fenomeni la vista particolare a volte è più utile di quella generale.

Per cogliere quanto e cosa si perde si può fare riferimento concreto alla struttura ad albero di una delle 21 voci alfabetiche del codice ATECO: le Costruzioni. Questa attività si divide in tre divisioni ( “41 Costruzioni di edifici”, “42 Ingegneria Civile”, “43 Lavori di costruzione specializzati”), 9 gruppi, 22 classi, 22 categorie e 35 sottocategorie. È impossibile che una varietà così vasta e differenziata di attività elementari possa essere rappresentata con significatività con i dati di una sola voce. Anche in considerazione del fatto che tale dettaglio può essere anche correlato alla natura giuridica dell’esercente l’attività economica.

Un altro aspetto particolarmente carente delle statistiche è il livello di disaggregazione territoriale che si ferma alla regione e solo in un caso offre il dettaglio per comune (principali variabili dell’IRPEF). Le statistiche fiscali sono utili a comprendere e descrivere i fenomeni generali, ma potrebbero avere un valore determinante per conoscere tempestivamente l’evoluzione di situazioni economiche locali. Per tale ragione sarebbe estremamente valido disporre di distribuzioni per provincia e comune. Si pensi all’aiuto che queste disaggregazioni darebbero agli amministratori locali per conoscere il territorio di competenza e prendere le decisioni appropriate per contrastare l’andamento negativo di particolari situazioni economiche evidenziate dalle statistiche. Tenendo conto che i Comuni saranno sempre più impegnati nell’attività di contrasto all’evasione queste statistiche potrebbero, infine, fornire utilissime indicazioni sulle possibili aree di evasione.

Ma la maggiore disaggregazione è di per sé un valore aggiunto che si riflette positivamente su tutti i soggetti che debbono contribuire a programmare lo sviluppo del territorio e quindi supporta dal punto di vista conoscitivo anche il lavoro dei funzionari pubblici, delle associazioni sindacali e di categoria e degli istituti di ricerca economica. L’importanza della pubblicazione delle statistiche per ente territoriale è evidenziata dalla specifica sezione, presente sul sito, che fornisce per comune la distribuzione del reddito imponibile ai fini delle Addizionali all’Irpef; infatti queste tabelle sono utilissime per amministratori e funzionari per programmare o stimare modifiche alle aliquote adottate.

Le collezioni di micro-dati (“tax file”), previste dalla norma, consentirebbero di offrire un ulteriore strumento per valutare l’impatto amministrativo e sulle entrate di i cambiamenti introdotti o introducibili nella normativa fiscale. L’attività di ricerca, inoltre, consentirebbe di avere valutazioni ex-ante sulle conseguenze di interventi legislativi ipotizzati su cittadini e famiglie.

La disponibilità di questi nuovi strumenti costituirebbe un primo e concreto atto, attraverso cui il Ministero dell’economia e delle finanze potrebbe diffondere, con “massima trasparenza”, alla collettività nazionale in generale, e alla comunità scientifica in particolare, il vasto patrimonio di conoscenze estraibile dal mondo fiscale.

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