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venerdì 24 Ottobre 2025
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Lotta evasione: in legge bilancio primo passo verso cambiamento operativo non più rinviabile

La legge di Bilancio 2021 nello stanziamento destinato alla copertura economica della “Riforma fiscale” ha
stabilito che a questa contribuiranno anche le maggiori entrate permanenti conseguenti il miglioramento
dell’adesione spontanea agli obblighi fiscali. Queste maggiori entrate saranno determinate
nell’aggiornamento della “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva”.
Si tratta d’una novità di assoluta importanza in quanto non si fa generico riferimento alle entrate
conseguenti al contrasto all’evasione e quindi all’attività di accertamento dell’Amministrazione finanziaria
ma agli effetti stabili e duraturi che questa ha prodotto sui comportamenti successivi dei contribuenti
oggetto di controllo.
Così come è impostato questo provvedimento normativo costituisce un primo piccolo passo verso un
sostanziale cambiamento nella valutazione dei risultati della lotta all’evasione che sino ad oggi si era
principalmente concentrata sul quantificare e comunicare nell’immediato le cifre considerevoli recuperate
puntando tutto sulla loro deterrenza senza analizzare gli effetti sui comportamenti futuri dei soggetti
verificati.

A questo proposito, come già da anni evidenziato dal rapporto della nostra associazione sull’Irpef, occorre
sottolineare come i rilevanti recuperi dell’attività di accertamento, condotta a posteriori sull’auto-
dichiarato dal contribuente, almeno da ciò che risulta dai dati statistici dal 2003 al 2018, hanno poco o nulla
influito sulle successive dichiarazioni della gran massa dei piccoli e medi contribuenti che esercitano
un’attività economica. Il cosiddetto effetto compliance ovvero il miglioramento dell’adesione spontanea
all’obbligo a fronte della lotta all’evasione è stato, quindi, trascurabile.
Al contrario dai dati statistici sull’Irpef sono rilevabili, nel dichiarato, incrementi derivanti dalla tracciatura
digitale dei ricavi (anni 2006 e 2007 o 2017 e 2018) mentre non c’è traccia di aumenti significativi provocati
dall’attività di accertamento.
Occorre, pertanto, riflettere sull’efficacia dell’attività di controllo condotta sui piccoli e medi contribuenti
alcuni anni dopo la loro dichiarazione dei redditi quando una gran parte di questi soggetti ha interrotto
l’attività o perché è fallita o deceduta o addirittura si è trasferita all’estero, tenendo anche conto che è
difficile ricostruire, documentare e quantificare, da parte dei funzionari dell’Agenzia delle entrate, i
comportamenti scorretti dopo così lungo tempo.

Per tale ragione, ormai da più di un decennio, molte amministrazioni fiscali dei paesi comparabili
economicamente con il nostro (Francia, Regno Unito, Spagna, Germania, ecc.) hanno spostato con successo
l’attenzione nei confronti dei piccoli e medi contribuenti che esercitano un’attività economica nella fase
predichiarativa, capovolgendo completamente il tradizionale modello organizzativo, arrivando addirittura a
precompilare la dichiarazione con quanto l’amministrazione si aspetta da questi soggetti.
L’obiettivo è seguire la massa dei piccoli e medi contribuenti che esercitano un’attività economica prima
che dichiarino ed incentivarli, anche con i dati che le nuove tecnologie rendono disponibili, a dichiarare il
giusto, aiutandoli con la precompilazione che utilizza le informazioni già in possesso dei sistemi informatici
dell’amministrazione fiscale.

Tra l’altro, agendo ex-ante si riscuote immediatamente con un aumento considerevole della produttività
dei funzionari dell’amministrazione addetti a seguire i piccoli e medi contribuenti.
Quella di contrastare l’evasione di massa a monte e non dopo anni significherebbe per la nostra Agenzia
delle entrate un ragguardevole salto qualitativo sia dal punto di vista professionale che procedurale che
porterebbe a contattare e seguire il piccolo e medio contribuente in tempo reale nello svolgimento della
sua attività economica.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione rispetto all’attuale mentalità operativa. Una modalità di lavoro di
certo più impegnativa, complicata e difficoltosa che richiede un preciso piano attuativo, la definizione di
nuovi protocolli procedurali e comportamentali e una formazione del personale specifica ed adeguata.

Considerato che la differenza fra quello che si riscuote e quello che si sarebbe potuto riscuotere nell’Irpef
da Lavoro Autonomo e Impresa è stimata in circa 30 miliardi di euro (la compliance è inferiore al 40%) suscita
forti perplessità il fatto che tale problematica non sia stata ancora affrontata dalle forze politiche e/o
sollecitata al governo e al parlamento dalla dirigenza dell’Agenzia delle entrate.
È, pertanto, auspicabile che nel momento in cui si verifichi con strumenti scientifici che l’attuale azione di
controllo sui piccoli e medi contribuenti non influenza l’adesione spontanea, ci si avvii gradatamente,
attraverso un adeguato confronto internazionale, anche nella nostra amministrazione ad applicare le prassi
migliori in questo campo.

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