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domenica 13 Luglio 2025
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Pubblica amministrazione, un’idea di intervento per combattere l’inefficienza

Istituire il divieto di richiedere ai cittadini dati e documenti già in possesso della PA, fissare un tempo massimo di conclusione dei procedimenti e incentivare la comunicazione per posto elettronica. Sono alcune delle misure applicabili per migliorare il servizio.

Di Orlando De Mutiis

Nella PA prevalgono largamente le istituzioni che non funzionano in modo adeguato rispetto alle aspettative dei cittadini. La riforma della PA è sempre all’ordine del giorno ma i rimedi proposti sono sempre parziali e insufficienti a modificare realmente la situazione di inefficienza.

Per superare in modo concreto e significativo le inadeguatezze esistenti occorrerebbe intervenire con diverse misure: a) istituire il divieto, assistito da risarcimento per l’utente, di richiedere ai cittadini dati, notizie e documenti di cui la PA è già in possesso. b) fissare, a pena di risarcimento per l’utente, un tempo massimo di conclusione dei procedimenti. c) incentivare la comunicazione per posta elettronica.

Spesso abbiamo notizia, tramite i mezzi di comunicazione, di scandali collegati a gravi inefficienze della PA, come ad esempio il pagamento di pensioni agli eredi di soggetti deceduti, il pagamento ai medici di famiglia delle competenze per assistiti deceduti , il pagamento delle imposte con crediti inesistenti e altri episodi del genere.

Sono diversi i motivi che rendono problematici i rapporti con la Pubblica Amministrazione: si va dalla citata questione delle richieste di dati e documenti già in possesso della PA, alle duplicazioni di richieste provenienti da strutture diverse, all’assenza di termini certi per le risposte, alle code agli sportelli, fino agli orari di sportello comodi per i dipendenti ma non per l’utenza.

Per rendere più concreto il ragionamento racconto brevemente una vicenda che mi è capitata di recente e nella quale credo si possano identificare molti lettori.

1. A gennaio 2008 ricevo una contravvenzione di € 83,40 per aver commesso a ottobre 2007 una infrazione con la mia autovettura in una città del sud

2. Decido di non pagare e di ricorrere nei termini di legge al Prefetto in quanto nel giorno della constatazione dell’infrazione ero in un’altra città, impegnato in una riunione di servizio certificata e la mia autovettura era nel garage del mio ufficio ( situazione ugualmente documentata con testimoni)

3. A marzo 2011 ricevo da Equitalia della mia città di residenza la cartella dei pagamenti con la quale mi viene richiesto il pagamento, entro 60 giorni, di € 243,59 ma mi viene anche suggerito di rivolgermi a un determinato Ufficio del comune interessato dalla contravvenzione ( citando l’indirizzo e il numero di telefono ma non l’indirizzo di posta elettronica e tanto meno quello di PEC) per l’eventuale richiesta di annullamento del ruolo in caso di somma non dovuta ( per avere già pagato, per avere presentato ricorso al Prefetto ecc )

4. I tentativi di risolvere il caso in via breve ( per telefono prima, con messaggio di posta elettronica dopo ) non vanno a buon fine e quindi chiedo, con raccomandata del 12 aprile 2011 ( sostenendo quindi altre spese), l’annullamento della cartella in autotutela

5. Dopo oltre un mese dall’invio della raccomandata contatto nuovamente il Comune interessato alla contravvenzione e l’interlocutore mi chiede ancora tutti i dati della pratica, mi assicura l’effettuazione dello sgravio e precisa che potrà inviarmi copia del provvedimento solo via fax; dopo la mia insistenza accetta di inviare il documento al mio indirizzo di posta elettronica

6. Ricevo finalmente per posta elettronica il provvedimento di sgravio datato 27 maggio 2011

7. A fine luglio 2011 ricevo da Equitalia il sollecito per il pagamento del mio debito iscritto a ruolo, aumentato a € 258,65 ( vecchio importo più costo delle notifiche)

8. Prendo atto che l’informazione relativa allo sgravio non è pervenuta alla società incaricata della riscossione e tenacemente mi rivolgo a quest’ultima inviando per posta elettronica un messaggio riepilogativo della vicenda e copia dello sgravio

9. Ricevo in risposta non la pronta assicurazione dell’annullamento del ruolo ma la richiesta di altri documenti: un’autocertificazione, copia del documento di riconoscimento e copia del provvedimento di sgravio

10. Invio ad Equitalia i predetti documenti il 5 agosto scorso e sono ancora in attesa di sapere com’è andata a finire

Concludo la descrizione della vicenda dicendo: a) che sono determinato a non pagare una contravvenzione non dovuta, emessa verosimilmente per errore, anche impiegando tempo e denaro

b) che ho avuto la conferma come anche le amministrazioni che gestiscono fasi dello stesso processo non si parlano, sono sostanzialmente scollegate e scaricano le loro inefficienze sulle spalle dei cittadini i quali, soprattutto quando le somme da pagare non sono elevate, rinunciano ad esercitare i loro diritti, pagano per non avere fastidi ma in tal modo alimentano le entrate in modo improprio, rafforzano l’inefficienza del sistema , ritardano il processo di democratizzazione nel quale la PA considera i cittadini come titolari di diritti e doveri e non come sudditi

c) che per il prossimo futuro prevedo un verosimile peggioramento della riscossione dei Comuni in quanto, dal 1° gennaio 2012, la soc. Equitalia SpA, nonché le società dalla stessa partecipate, strutturate e ormai con una consolidata esperienza in materia di riscossione, cessano di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione, spontanea e coattiva, delle entrate, tributarie o patrimoniali dei comuni e delle società da essi partecipate per effetto dell’art. 7, comma 2, lettere gg ter e lettere successive del D L 70/2011 convertito dalla legge 12 luglio 2011, n. 106 (più conosciuto come Decreto Sviluppo). E’ la riprova che non si ragiona in termini di sistema ma di realtà indipendenti l’una dall’altra che non si preoccupano del funzionamento complessivo della PA.

Riflessioni conclusive. La riforma della PA è sempre all’ordine del giorno. Anche in questi giorni è oggetto di ampio dibattito in quanto: a) inclusa tra i 9 punti del manifesto lanciato dal quotidiano il sole 24 ore (punti irrinunciabili per alimentare la crescita del sistema e restituire ai cittadini e alle imprese gradi di libertà e trasparenza nei rapporti con lo Stato e su cui applicare il metodo della coesione)

b) oggetto di interventi con le recenti manovre economiche (che prevedono però solo semplificazioni di procedure amministrative). Rilevo però che gli interventi effettuati fino ad ora sono sempre stati parziali e insufficienti a modificare realmente la situazione di inefficienza diffusa.

Un’idea di intervento. Per rimuovere le inerzie esistenti e avviare un reale, significativo e diffuso cambiamento, non servono nuove risorse finanziarie ma la volontà e il coraggio di adottare interventi decisi e di grande impatto. Provo ad elencarne alcuni:

– istituire il divieto, assistito da risarcimento per l’utente, di richiedere ai cittadini dati, notizie e documenti di cui la PA è già in possesso e rendere contestualmente obbligatorio il dialogo in rete tra tutti i soggetti pubblici

– fissare un tempo massimo per la conclusione dei procedimenti, senza scappatoie che consentano l’allungamento dei tempi ( prolungamenti furbi , collegati ad es. a strumentali richieste di documenti integrativi ), a pena di risarcimento per gli utenti

– incentivare la comunicazione con gli utenti per posta elettronica

– obbligare le amministrazioni pubbliche, con adeguate e tempestive penalizzazioni per gli inadempienti, a destinare all’attività di direzione e coordinamento, quindi all’attività necessaria per amministrare sé stessi, non più del 12/13 % delle risorse umane disponibili, destinando per contro il grosso delle risorse umane residue ( 87/88%, come avviene nelle strutture produttive efficienti) all’ attività di produzione di beni e servizi, determinando così un verosimile spostamento di risorse dagli uffici di direzione e coordinamento a quelli operativi ( in pratica facendo diminuire quelli che si occupano di dire cosa si deve fare e come si deve fare e facendo aumentare quelli che sono addetti a produrre beni e servizi )

– rendere effettivamente operanti ( evitando che siano sviliti a semplici adempimenti formali) il sistema di controllo di gestione ( che individua: le risorse disponibili, i prodotti e i servizi da realizzare, i tempi di realizzazione dei prodotti e dei servizi, i carichi di lavoro da realizzare; il sistema di monitoraggio dei risultati ecc), il sistema di valutazione dei dirigenti e il sistema di controllo interno.

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