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sabato 25 Ottobre 2025
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Tasse e religione, quando il pagamento dell’imposta segue le leggi della sharia

La legge sacra dell’islam, la sharia, prevede una redistribuzione della ricchezza attraverso l’elemosina la
quale è un vero e proprio precetto religioso, un dovere e un obbligo che ogni credente praticante deve
seguire per accedere al Giardino dell’Eden, il Paradiso.
Per tale ragione, ancor oggi, nei Paesi poveri di religione islamica il turista è, spesso, infastidito da una
moltitudine di diseredati che chiedono e si aspettano da lui l’elemosina in quanto l’obolo rientra, a loro
giudizio, nei suoi doveri religiosi.
Nei secoli, e in particolare, nella trasformazione da stati teocratici, governati in nome e per conto di Allah,
come l’impero ottomano, in stati basati su un ordinamento laico, questa pratica religiosa dell’elemosina è
stata progressivamente incorporata nelle leggi dello stato come forma per raccogliere le risorse
economiche necessarie a mantenere i servizi pubblici e quelli comuni.

Sostanzialmente il concetto di pagamento delle imposte per sostenere e finanziare la struttura dello stato
in questi paesi resta fortemente correlato all’etica religiosa del soggetto; una specie di dichiarazione dei
redditi basata non su una quantificazione razionale di quanto guadagnato ma su quanto la coscienza
religiosa stima come dovuto per essere in regola con il comandamento della sharia.
Certo il funzionamento di uno stato moderno, nell’epoca dell’informatica e della rete, non può fare
riferimento alla volontà individuale di milioni di soggetti ma deve necessariamente seguire regole e leggi
che rendano trasparente ed equo il prelievo.
Sta di fatto che il moderno sistema impositivo dei Paesi islamici ha preso avvio, come fa notare nel libro Il divano di Istanbul
Alessandro Barbero (Editore Sellerio), nella prima metà del Cinquecento, attraverso la raccolta delle elemosine strutturata
amministrativamente da Solimano il Magnifico. Un modo singolare di garantire l’adeguamento spontaneo
all’obbligo fiscale, la cosiddetta “compliance”, e chissà, se ancor oggi, in questi paesi ci si affida all’etica
religiosa per ridurre e combattere l’evasione.

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