back to top
venerdì 24 Ottobre 2025
spot_img
spot_img

Abolizione Equitalia un bluff (Il Fatto Quotidiano)

Di Luciano Cerasa

Equitalia chiusa per decreto legge e rottamazione delle cartelle esattoriali emesse dalla malfamata agente della riscossione dal 2000 fino al 31 dicembre del 2015, per 50 miliardi. Il messaggio inviato dal governo a imprese, cittadini, evasori e faccendieri è chiaro e neanche tanto subliminale. “Da oggi si ricomincia a dormire fra i due guanciali, gli onesti e forse anche i disonesti, il vampiro dell’Erario non esiste più” esulta un importante quotidiano vicino al governo. “Dopo i gufi facciamo i conti anche con i vampiri” rincara Matteo Renzi. “Non si pagheranno più gli smisurati interessi e le more che erano nella filosofia di Equitalia” spiega il premier puntando il dito contro “un modello inutilmente polemico e vessatorio nei confronti dei cittadini”. Fatta giustizia, con il decreto, si può ricominciare a guardare con serenità alle prossime scadenze referendarie. E proprio nel giorno in cui l’ultima relazione sull’ economia “non osservata”, stilata da una apposita commissione insediata al Mef e guidata dall’ ex presidente dell’ Istat Enrico Giovannini, denuncia che ogni anno mancano all’ appello delle Entrate circa 109 miliardi di imposte, 2 miliardi e passa in più dell’anno prima, Renzi rassicura i gufi e rivendica all’Erario di aver raggiunto nel 2015 il “record di tutti i tempi” nella lotta all’evasione con 15 miliardi recuperati. Peccato che secondo la Corte dei conti i miliardi realmente riscossi l’anno scorso sono stati solo 7,7 in netto calo rispetto al 2014 e ai livelli di dieci anni fa. A Equitalia cercano di sfilare la testa dalla gogna mediatica in cui Renzi li ha ficcati. Si ricorda che le cartelle non le emettono loro ma l’Agenzia delle entrate e gli enti locali che si servono dei loro servizi. Sanzioni, more, interessi, metodi per riscuotere sono fissati e controllati da leggi e regolamenti. L’ultimo a metterci mano è stato proprio il governo Renzi, che con una legge-delega del 2014 si è fatto assegnare dalla maggioranza parlamentare l’incarico di mettere a punto l’impianto attuale. Proprio quello divenuto oggi improvvisamente “vessatorio” anche per il premier. I decreti delegati sull’ammontare delle sanzioni, le modalità di riscossione e il funzionamento delle Agenzie fiscali, varati dal governo, sono entrati in vigore nell’ottobre scorso. Spiccano tra le novità più incisive l’innalzamento delle soglie di punibilità per la dichiarazione infedele e per l’omesso versamento dell’Iva – nonostante la commissione del Mef parli di 40 miliardi di evasione – e la riduzione di un terzo della sanzione base nel caso in cui la maggiore imposta o il minore credito accertato “siano complessivamente inferiori al 3% rispetto all’imposta o al credito dichiarato”, quale che sia l’entità dell’importo evaso. “Poiché il governo, nell’abrogazione di Equitalia, riconosce metodi vessatori ed a volte illeciti nel sistema della riscossione, avrebbe il dovere di presentare un condono fiscale con adeguati risarcimenti per le vittime del fisco” chiosa Elio Lannutti dell’Adusbef, che solleva il problema delle sanzioni aggiuntive per ritardato pagamento a cui si applica la multa del 20% l’anno, dalla data di esigibilità fino al momento dell’iscrizione a ruolo, sulla cui legittimità si dovrà esprimere la Corte Costituzionale il prossimo 7 gennaio. Trovato il cattivo, tutto l’apparato, non si sa con quali costi per l’Erario, passerà alla piuttosto mal messa agenzia delle Entrate, che per la verità gestisce già il funzionamento di Equitalia, visto che ne detiene il 51% della proprietà. L’altro 49% è dell’Inps. Fino ad oggi l’organizzazione guidata da Rossella Orlandi non ha potuto assumere nessuno senza concorso. E’ nata come un’agenzia indipendente ma anche per le assunzioni deve seguire le regole dell’ente pubblico, secondo uno dei misteri più impenetrabili della nostra pubblica amministrazione che l’ha condannata finora alla paralisi, in particolare nella gestione dei dipendenti. Questa volta entro sei mesi ne arriveranno per decreto 8mila, ma tutti attualmente inquadrati con il contratto dei bancari che assicura retribuzioni più alte. Le differenze di stipendio si parificheranno in basso o in alto? Nel dubbio i dipendenti di Equitalia hanno indetto uno sciopero che intanto bloccherà l’operatività di tutte le sedi il 20 ottobre prossimo. Il caos della riscossione dei tributi, per chissà quanto tempo a venire, sembra così assicurato, tra le rivendicazioni di vecchi e nuovi dipendenti, 400mila cartelle esattoriali “rottamate” da smaltire, la gestione e il controllo delle domande per aderire alla voluntary disclosure e un diffuso senso di impunità che i condoni – compresa la riedizione del rientro dei capitali dall’estero applicata a tesori e tesoretti casalinghi – tendono a infondere tra i contribuenti.

Dello stesso autore

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

Altro in Edicola

Rubriche