L’inerzia di fronte al caos dirigenti delle agenzie fiscali alimenta nuovi dubbi sulla volontà politica di contrastare l’evasione e garantire l’autonomia delle entrate. Per questo Fisco Equo pubblicherà a partire da oggi una serie di documenti inediti per fare chiarezza sul modello organizzativo delle agenzie, le basi su cui poggia e gli errori commessi in questi quindici anni. (Vai all’articolo)
A chi conviene la paralisi dell’Agenzia delle entrate? Alla luce di quanto sta accadendo la domanda, sollevata da più parti negli ultimi tempi, è d’obbligo. Soprattutto se si mettono in fila tutti i tasselli che a vario titolo hanno contribuito al caos delle agenzie fiscali e in particolare di quella delle Entrate. Ad aggravare la situazione ha certamente contribuito la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimi i dirigenti incaricati senza concorso. Ma ciò che più colpisce e deve far riflettere è l’inerzia del Governo sul punto. L’esecutivo si è finora dimostrato incapace di gestire la situazione lasciandola di fatto marcire in attesa di un concorso che produrrà i suoi effetti se tutto va bene dopo il 2016. Un atteggiamento, quello dell’esecutivo che già ora sta causando danni gravissimi e i cui effetti saranno ancora più chiari nei prossimi mesi.
Una vicenda, quella dei dirigenti decaduti, che si inserisce e aggrava un quadro che nell’ultimo anno ha registrato una produzione normativa che di fatto ha depotenziato la capacità di contrasto all’evasione. Si tratta della riforma dell’abuso del diritto, del riordino del sistema sanzionatorio penale e amministrativo, fino al riordino della stessa Agenzia delle entrate. Il tutto accompagnato da singolari esternazioni del presidente del Consiglio che più volte ha preso di mira una presunta “eccessiva discrezionalità” dell’Agenzia delle entrate che a suo dire da un lato stende il tappeto rosso agli amici e dall’altro tartassa la gente comune. “O dai la possibilità a tutti di avere gli stessi criteri, oppure avrai sempre un sistema con cittadini di serie A e cittadini di serie B” aveva detto in quell’occasione. Peccato che il suo governo, con la revisione della disciplina dell’abuso, abbia fatto l’esatto contrario, ossia garantire l’immunità agli evasori che sfruttano furbescamente le pieghe del diritto e riservare a chi non può le manette. Direzione che peraltro era già stata intrapresa con il nuovo “ravvedimento operoso”, che offre un assist formidabile agli evasori per fare pianificazioni fiscali aggressive senza correre troppi rischi.
E come non parlare degli schemi di decreto attuativi sulla revisione del tributario penale e amministrativo, presentati in tutta fretta alla vigilia di Natale e poi velocemente rimessi in soffitta perché, a insaputa del Governo, una manina lesta aveva inserito un condono ad personam per Silvio Berlusconi. Un codicillo che di fatto avrebbe escluso la punibilità penale per le frodi fiscali inferiori al 3% del reddito dichiarato, e che sarebbe con tutta probabilità diventato legge se non fosse scoppiato il “caso” per tempo. Quel che invece è rimasto nella versione finale del decreto approvato in prima lettura dal Governo, è la triplicazione delle soglie di irrilevanza penale per quasi tutti i reati tributari, dalla dichiarazione infedele all’omesso pagamento di Iva e ritenute.
Tutte questioni che si aggiungono a problematiche latenti e mai realmente affrontate: dalle insufficienti strategie per favorire la tax compliance alla mancata evoluzione della piattaforma Sogei, passando per la confusionaria gestione della fiscalità statale e locale, fino alla demonizzazione di Equitalia operata da quella stessa classe politica che in questi anni non è mai riuscita a trovarle una collocazione coerente rispetto all’Agenzia delle entrate.
Per questi motivi, Fisco Equo pubblicherà, a partire da oggi, una serie di relazioni e interventi che consentiranno da un lato di comprendere le criticità connesse con le strategie fiscali operate dal Governo, e dall’altro di fare chiarezza sull’evoluzione dell’amministrazione finanziaria e la filosofia organizzativa sulla quale poggiano. A cominciare da un documento finora mai reso pubblico, che è all’origine dell’istituzione delle agenzie fiscali, datato 20 gennaio 1998. Si intitola “Verso un nuovo modello di amministrazione finanziaria”, ed è utile per comprendere come e perché le agenzie sono approdate a questo sistema organizzativo e per quale motivo questo modello è stato, sin dall’inizio, tanto avversato. Un documento necessario anche per controbattere a chi, professandosi innovatore, vuole riportare indietro le lancette di quindici anni per meri giochi di potere. (Vai all’articolo).













