back to top
martedì 15 Luglio 2025
spot_img
spot_img

Cambia la strategia dell’evasore: ora si punta a insolvenza preordinata (Avvenire)

Cambia la figura dell’evasore. Distratti e impegnati nelle due grandi crisi degli ultimi anni pandemia e guerra -, forse il dibattito su uno dei mali dell’economia italiana ha perso mordente. Invece la Corte dei Conti nel Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio del 2021, presentato nei giorni scorsi, descrive un fenomeno che avanza: quello dell’«insolvenza preordinata» che in parte si sostituisce al classico evasore che lavora in nero, non fa scontrini e fatture e va avanti a contante e strizzatine d’occhio.

Il nuovo evasore, che si è affacciato già negli anni passati, rischia di diventare il prototipo dell’evasore post-pandemia e post- conflitto. Ha la faccia tosta: dichiara tutto e poi non paga fidando in condoni (che Salvini continua a riproporre) e nei tempi lunghi delle procedure di recupero. Secondo la Corte dei Conti, che parla di «condotte preordinate di insolvenza », si tratta di un fenomeno «grave», che tra il 2014 e il 2017 si è tenuto stabilmente oltre i 10 miliardi non pagati e ha coinvolto 3,1 milioni di contribuenti: e secondo gli andamenti più recenti, al momento resi poco leggibili dai provvedimenti attuati durante la pandemia, descriverebbero una situazione in peggioramento.

Insomma una parte dei contribuenti, onesta, paga; un’altra parte accede alle varie forme di definizione bonaria; qualcuno va in causa e gli altri fanno finta di niente. Il neo evasore che dichiara tutto, ma non paga niente conta sui tempi lunghi della macchina burocratica: possono passare un paio di anni prima che il fisco comunichi l’irregolarità e altri due per l’iscrizione al ruolo, cioè l’ingiunzione di pagamento di chi ha dichiarato e non versato. A quel punto si può sempre contare su rateizzazioni di manica larga (magari pagando solo la prima rata) o su un colpo di spugna: la legge lascia spiragli o promette condoni e ciò nonostante lo sforzo e l’impegno dell’Agenzia delle Entrate che si è trovata a gestire una mole di attività enorme nella pandemia.

Del resto sono proprio le leggi che consentono al nuovo evasore di farsi avanti: ad esempio le norme che escludono da una decina di anni la responsabilità patrimoniale individuale degli amministratori di società di capitali e che favoriscono la proliferazione delle Srl, a responsabilità limitata, che tutelano personalmente chi opera che si protegge con intestazioni di comodo, esterne all’impresa, di asset importanti come i locali della ditta. È chiaro che il post-Covid e la crisi dovuta alla guerra ci consegnano tempi difficili in cui non è il caso di forzare la mano sulle aziende in difficoltà, tanto più che la ripresa dell’attività di riscossione sta caricando di lavoro l’amministrazione finanziaria.

Tuttavia la lotta all’evasione (su cui si farà un punto il 13 luglio col convegno dell’associazione Lef, Legalità ed equità fiscale) dovrà riprendere e gli strumenti dovranno andare oltre la semplice tracciabilità: ad esempio una proposta può essere quella di estendere l’uso della ritenuta d’acconto, come avviene da anni per i lavori edili, prima del Superbonus, in modo da agganciare il pagamento delle tasse già in una prima fase. Per i giudici contabili si tratta di un fenomeno «grave», che coinvolge oltre tre milioni di contribuenti. I quali contano sui tempi lunghi della macchina burocratica della riscossione, oltre che sulle sanatorie a ripetizione.

Dello stesso autore

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

Altro in Edicola

Rubriche