Di Serena Filippi
Negli ultimi anni la Cina ha costruito uno dei più vasti e dinamici ecosistemi digitali al mondo, in cui influencer, streamer e “key opinion leader” (Kol) muovono cifre da capogiro e orientano i consumi di centinaia di milioni di persone.
Un mercato vastissimo (anche nelle sue promesse di reddito) e ancora in piena espansione, è finito così nel mirino delle autorità fiscali di Pechino. Il governo non si limita più a sorvegliare le piattaforme social o a controllare la qualità dei contenuti: l’obiettivo è ormai quello di individuare, tassare e regolamentare chi trae profitto da queste attività online.
Secondo diverse fonti, il mercato continuerà a crescere anche per tutto il 2025, trainato dall’espansione di piattaforme che integrano ormai intrattenimento, pubblicità e vendita diretta in un unico modello di business.
Pechino chiude le zone grigie del web: nel mirino regali, sponsorizzazioni e guadagni online
L’epoca d’oro dell’influencer “esente da tasse” in Cina sta dunque arrivando al capolinea.
Per anni molti creator hanno sfruttato le maglie del sistema fiscale, registrando i proventi come regali o donazioni dei fan per evitare di dichiararli come redditi da lavoro. Ma già da un anno, con manovre fiscali mirate, il governo di Pechino ha deciso di porre fine a questo regime di tolleranza.
Alla fine del 2024 la State taxation administration (Sta) ha introdotto una nuova disciplina che equipara i guadagni online ai redditi ordinari, soggetti ad aliquote progressive fino al 45% per le fasce più alte. La stretta fu avviata, in realtà, già nel 2021 con la maxi-multa da 1,34 miliardi di yuan (circa 210 milioni di dollari) all’influencer Viya, ed è diventata oggi una strategia sistematica: nel solo 2024 le indagini su 169 creator digitali hanno portato al recupero di quasi 900 milioni di yuan in imposte non versate.
L’ultima svolta ad ottobre: nel web vale il titolo, non solo la popolarità
Dietro la stretta fiscale si intravede un progetto politico più ampio: riportare ordine e responsabilità in un settore diventato troppo influente.
Ecco allora arrivare anche i controlli su titoli e qualifiche: da ottobre 2025, in Cina solo chi possiede una laurea o una certificazione potrà parlare online di temi sensibili come finanza, salute, diritto o nutrizione, dopo che la China consumers association ha denunciato la diffusione di contenuti ingannevoli, soprattutto in campo sanitario. Le piattaforme social diventano così strumenti di controllo attivo, tenute a verificare le competenze di chi pubblica e a sospendere gli account non conformi. Anche per i brand stranieri cambiano le regole: prima di collaborare con un creator, servirà verificare reputazione, posizione fiscale e qualifiche professionali. È la visione di Pechino che, anche attraverso la leva fiscale, intende porre le basi per un ecosistema digitale più disciplinato e trasparente. (Fisco Oggi)














