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sabato 27 Dicembre 2025
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Commercialista fantasma con il reddito di cittadinanza ma sconosciuto al fisco (Corriere dell’ Alto Adige)

di Silvia M. C. Senette

La trasparenza fiscale gestita da chi, del fisco, aveva deciso di ignorare ogni regola, persino la propria esistenza legale: un paradosso. A Bressanone, la Guardia di Finanza ha concluso un’indagine che sembra uscita da una sceneggiatura del teatro dell’assurdo: le fiamme gialle hanno infatti smascherato un sedicente commercialista, operativo nell’ombra tra il 2020 e il 2024, completamente abusivo, evasore totale e, ciliegina sulla torta, beneficiario di sussidi statali destinati agli indigenti.

Il professionista «navigato»

L’uomo si presentava a privati e imprese del Brissinese come un professionista navigato e per i suoi ignari clienti curava la contabilità, redigeva bilanci e sbrigava adempimenti tributari complessi. Un servizio completo; peccato che il suo nome non comparisse in alcun albo professionale. Rassicurava i clienti sulla correttezza delle loro posizioni, mentre lui operava in un limbo giuridico, omettendo sistematicamente di dichiarare i propri introiti. Gli uomini in forze alla Compagnia di Bressanone, attraverso un’analisi certosina di dati informatici e flussi di e-mail, hanno ricostruito un volume d’affari sommerso di oltre 120 mila euro: un’attività che gli garantiva circa 25 mila euro l’anno di guadagni in nero, con un’evasione dell’Iva che supera i 20 mila euro complessivi.

Il giro d’affari

Ma il vero colpo di teatro avveniva sul fronte della previdenza sociale. Nonostante il giro d’affari più che dignitoso e la gestione costante di flussi finanziari altrui, l’uomo indossava senza vergogna i panni del cittadino bisognoso per bussare alle casse dello Stato. Nel biennio 2022-2023 ha infatti incassato oltre 16 mila euro tra reddito e pensione di cittadinanza. Un doppio inganno che pesava due volte sulla collettività: da un lato sottraendo risorse fiscali dovute tramite l’evasione, dall’altro drenando fondi destinati a chi ne aveva reale necessità.

L’indagine

Il castello di carte è crollato sotto il peso delle evidenze digitali emerse e dalla documentazione sequestrata durante le ispezioni. Oltre al recupero a tassazione delle somme indebitamente percepite, l’uomo è stato denunciato alla locale Procura della Repubblica per esercizio abusivo della professione e indebita percezione di erogazioni pubbliche. L’operazione, specifica la Finanza, non è solo un successo investigativo nella lotta al sommerso, ma un atto di tutela verso l’ordine professionale e verso quei contribuenti onesti che, per ironia della sorte, si affidavano proprio a chi alle loro spalle stava frodando lo Stato con metodo e costanza. In attesa di sviluppi giuridici, resta il ritratto di un’attività clandestina interrotta da inquirenti capaci di leggere tra le righe di complesse contabilità parallele.

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