back to top
martedì 17 Giugno 2025
spot_img
spot_img

Con le sale slot chiuse c’è il boom del lotto: l’erario incassa di più. I numeri del post-Covid (Il Fatto Quotidiano)


Rispetto a qualche mese fa sono diminuiti i ricoveri da Covid, ma non la febbre per il gioco degli italiani. Il bollettino dell’andamento della pandemia, visto dal lato delle entrate tributarie e contributive, registra un boom dei giochi gestiti dai Monopoli. Nel primo semestre dell’anno, informa il ministero dell’Economia, le entrate di lotto, lotterie e altre attività di gioco sono ammontate a 4,99 miliardi di euro, registrando una crescita pari a7 13 milioni di euro (+16,7 per cento). Ci si aspetterebbe di vedere tappi di champagne in volo per tutti gli operatori del settore, in un comparto che insieme alla filiera alimentare sarebbe tra i pochi a prosperare nonostante gli stop forzati anti-Covid alle attività economiche. Al netto della flessione del 36% accusata nel 2020 a causa del lockdown imposto dal 21 marzo al 4 maggio e prontamente recuperata, negli ultimi tre anni la crescita delle entrate dalle attività di gioco è stata in media a due cifre. Se però si leggono i dati disaggregati del Mef si scopre che il risultato positivo per le entrate dello Stato è il risultato della differenza tra due andamenti molto diversi: un aumento esponenziale della raccolta del gioco del Lotto e dei Gratta e Vinci (+1.736 miliardi di euro, +69,9 per cento) e un corrispondente crollo del cosiddetto Preu (1,164 miliardi di euro, -75,3 per cento), il prelievo erariale che si applica sulle giocate agli apparecchi da divertimento e intrattenimento gestiti da privati e collegati alla rete telematica “Nuova slot” dei Monopoli. Che è successo? ” È successo che a noi ci hanno fatto chiudere per un anno, sbarrando bar e sale da gioco, mentre la gente nonostante il Covid non ha smesso di giocare e si è riversata sui punti vendita, tabaccherie e ricevitorie, che avevano il permesso di tenere le saracinesche alzate. Poi una consistente quota rimanente è finita, come era prevedibile, nel gioco clandestino e lo dimostrano i continui sequestri di punti di gioco illegali, sia fisici che online, operati dalla Guardia di Finanza”. Lo sfogo è di Patrizio Perla, vicepresidente della Sapar, la prima associazione in Italia di gestori di apparecchi da intrattenimento che piccole vincite in denaro e che rappresenta circa la metà 12 mila imprese che erano attive nella filiera del settore circa centomila addetti, prima della crisi indotta dal Covid. Oggi la grande maggioranza è in difficoltà. Il loro sospetto è che lo Stato sia portato a privilegiare i propri interessi, quando si trova contemporaneamente nella posizione di arbitro e giocatore. Il Lotto e il Gratta e Vinci, infatti, sono di proprietà dello Stato via Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Il Green pass pesa sulla ripresa dell’attività? “Per fare una partita al chiuso è obbligatorio e chiediamo agli esercenti di fare controlli seri – spiega Perla – ma giocatori soprattutto anziani non ne vogliono sapere e cambiano strada; ho assistito al paradosso del barista ‘no vax’ con tutti i dipendenti e non obbligato dalla normativa alla certificazione Covid, tenuto invece a controllare il Green pass a chi entra, un non senso”. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2018 il mercato del gioco pubblico in Italia, a prezzi costanti (2019) ha “movimentato” circa 107 miliardi di euro. In pratica, in circa 30 anni, tra il 1990 e il 2018, l’ammontare delle puntate effettuate dalla collettività dei giocatori è cresciuto di 22 volte. Cinque regioni (Lombardia, Campania, Lazio, Emilia- Romagna, Veneto) generano circa il 56% della raccolta. Se nelle regioni più ricche si gioca in assoluto di più, la quota di spesa pro capite che alimenta i giochi cresce al diminuire del reddito familiare. Secondo i dati elaborati da Agipronews, la chiusura prolungata dei punti fisici nel 2020 ha portato a un calo del 35% delle giocate e al crollo della spesa da 19,4 a 12,5 miliardi di euro. Ma come si è visto si è trattato in gran parte di un trasferimento dei giocatori da una tipologia di gioco all’altra. La propensione al gioco degli italiani è ancora un fenomeno di massa e rimane più elevato rispetto al resto d’Europa. La chiusura delle sale gioco legali, lo smart working, quarantene e lockdown hanno spinto verso un’impennata degli accessi ai più comodi e accattivanti siti delle giocate online, ma dove è più facile imbattersi nelle truffe e nella criminalità organizzata.

I piccoli gestori delle “slot machine” meccaniche sopravvissuti intanto sperano di recuperare quote di mercato, ma una riforma del settore. “Abbiamo bisogno che ci sia una normativa nazionale che riconosca una quota del Preu agli enti locali – propone Perla – ma che superi le differenze di normativa regionali, in alcuni casi da Comune a Comune, sulle distanze minime da punti ‘sensibili’ (scuole, centri anziani, chiese ma c’è chi ha inserito nell’elenco cimiteri e giardinetti) e sugli orari di chiusura.

Dello stesso autore

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

Altro in Edicola

Rubriche