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martedì 17 Giugno 2025
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Confindustria, fisco più semplice per riattivare la crescita

Per Squinzi occorre ridurre l’aliquota Ires, colpire l’elusione e migliorare il rapporto fra contribuente e Agenzia delle entrate.

Un fisco “più leggero e più semplice” per superare l’emergenza economica e sociale italiana. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi presentando il piano per lo sviluppo elaborato da viale dell’Astronomia rilancia il ruolo della leva fiscale per rendere nuovamente competitive le imprese italiane, abbattendo i costi e sostenendo gli investimenti. Per il numero uno degli industriali serve una terapia d’urto in grado di riportare la crescita sopra al 2% annuo, rimettendo il settore manifatturiero al centro dell’attenzione del Paese, riportandone l’incidenza sul Pil oltre il 20% (oggi siamo al 16,7%), e portando il rapporto tra debito pubblico e Pil intorno al 100%. Squinzi ha evidenziato la necessità di attuare un reale processo di riforme, fra cui quella del fisco.

Nel documento, infatti, si legge che «occorre riequilibrare la tassazione sulle imprese, eliminare differenziazioni distorsive sulle diverse fonti di finanziamento e costruire un sistema fiscale non ostile all’iniziativa imprenditoriale, con interventi che non hanno impatto sul gettito, ma razionalizzano e chiariscono la disciplina». Nello specifico il piano di Confindustria parla di ridurre l’aliquota Ires dal 27,5% al 23,0% e portare al 23,0% l’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle rendite finanziarie. Abrogare la disciplina di indeducibilità degli interessi passivi relativi a strumenti di finanziamento delle Pmi. E ancora razionalizzare le norme sulle perdite su crediti e sulla fiscalità internazionale; rivedere l’ordinamento introducendo norme dirette a colpire l’elusione ma non il legittimo risparmio d’imposta, rivedere la disciplina sul raddoppio dei termini di accertamento e proporzionare le sanzioni penali e amministrative all’effettiva gravità dei comportamenti. Infine, migliorare il rapporto tra contribuente e Agenzia delle Entrate, favorendo il ricorso al contraddittorio preventivo, incentivando scambi strutturati di informazioni e mantenendo l’onere della prova a carico dell’amministrazione.

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