L’Agenzia precisa che la detenzione di valute virtuali va monitorata nel quadro RW, sul presupposto, mutuato dalla risoluzione n. 72/E/2016, che le stesse siano assimilabili sotto il profilo fiscale a valute estere.
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Ebbene se sembra corretto il percorso logico (le valute estere ai sensi della circolare n. 38/E/2013 sono attività finanziarie estere e dunque vanno monitorate se detenute al di fuori del circuito degli intermediari residenti), cosi come sembra equo il punto di arrivo (il quadro RW ha finalità di monitoraggio, anche in ottica antiriciclaggio, di investimenti patrimoniali e finanziari suscettibili di generare reddito imponibile in Italia), qualche perplessità continua a destare il punto di partenza. L’equiparazione a valute estere, infatti, mal si concilia con l’inquadramento delle critpovalute che si sta delineando in altri contesti giuridici: si pensi alla recente risoluzione legislativa che ha modificato la Direttiva antiriciclaggio, ma anche – rimanendo sul piano fiscale – alle problematiche dei soggetti Ires che iscrivono criptovalute in bilancio, per i quali non si può prescindere della qualificazione contabile.
Criptovalute: per l’Agenzia delle Entrate sono equiparate a moneta estera (Il Sole 24 ore)
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