Per i magistrati contabili, le misure introdotte non bastano: la fatturazione ha il difetto di non essere obbligatoria, il 730 non ha prodotto i risultati sperati. E su riscossione, penale tributario e sistema sanzionatorio gli interventi “vanno nella direzione opposta”.
Il 730 precompilato? È stato un flop. “Finora non sembra aver recato particolari benefici ai contribuenti, che in gran parte si avvalevano dell’opera dei Caf o del sostituto d’imposta”. A dirlo è la Corte dei Conti, che nella relazione sulla gestione delle amministrazioni dello stato ‘stronca’ l’operazione 730, rea di non essere riuscita a semplificare la vita dei contribuenti. A pesare sul giudizio sono i risultati conseguiti nell’anno di esordio: su una platea di circa 20 milioni di lavoratori e pensionati, solo 1,4 ha trasmesso il 730 personalmente, senza passare per intermediari. Non è l’unica nota dolente. Per i magistrati contabili è necessario fare di più per migliorare la tax compliance. In questo senso l’iniziativa più importante è senza dubbio la fatturazione elettronica, il cui “carattere facoltativo”, però, “limiterà notevolmente l’effetto di emersione delle basi imponibili che la misura comporta”. Positive invece le misure di revisione tecnica dell’Iva, come l’estensione del reverse charge e lo split payment, sebbene restino “molto ampie le possibilità di abusi che accrescono i benefici dell’evasione Iva”, come “il recupero di imposte già pagate e indebitamente portate in detrazione”.
Penale e sanzionatorio, non va. Quanto alle modifiche apportate al sistema sanzionatorio e penale tributario, il giudizio dei magistrati contabili è netto. Da un lato l’ampliamento del ravvedimento operoso e il ridimensionamento delle sanzioni applicabili nei casi di irregolarità sostanziali “finiscono per indebolire grandemente la rilevanza del momento dichiarativo e dell’adempimento dell’autoliquidazione delle imposte”. Dall’altro, la depenalizzazione dell’elusione e l’innalzamento delle soglie di punibilità di molte fattispecie di reato “va nella direzione opposta alle indicazioni della Corte” e rivelano “la inequivocabile volontà di ridurre l’area di intervento penale nella materia tributaria”. Non va meglio sul fronte della riscossione, dove le continue rateazioni concesse ai debitori “comporteranno, in molti casi, il differimento dell’accertamento di insolvenza, compromettendo le residue possibilità di recupero del credito”.
5 per mille, uno su cinque irregolare. I controlli effettuati dall’Agenzia delle entrate su Caf e intermediari in merito a presunti conflitti di interessi, ha prodotto “risultati significativi”: è emerso che molti enti che fruiscono del 5 per mille gestiscono direttamente centri di assistenza fiscale o hanno stretti legami con intermediari fiscali. Si legge nella relazione che “il 45,9 per cento delle irregolarità ha riguardato le scelte effettuate a favore dell’associazione ‘collegata’ al Caf” comportando “l’innalzamento al 18,7 per cento la percentuale complessiva di irregolarità a favore delle associazioni riconducibili ai centri di assistenza controllati”. L’attività di vigilanza ha confermato le disfunzioni già rilevate mesi fa dai magistrati contabili: da un lato le scelte relative alla destinazione del 5 per mille si sono rivelate in molti casi difformi dalla volontà del contribuente; dall’altro sono emerse ingerenze nel processo decisionale ad opera degli intermediari.