Secondo uno studio condotto dalla Cgil sugli effetti della riforma federalista varata dal governo 3mila 500 Comuni, il 44% del totale, aumenteranno le addizionali Irpef anche per rientrare dai tagli subiti in Finanziaria. Gli incrementi toccherebbero oltre 16 milioni di cittadini, in particolare lavoratori dipendenti e pensionati.
Il provvedimento, spiega la nota diffusa dal sindacato “prevede infatti la possibilità per i Comuni di aumentare le addizionali Irpef, ovvero l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Una possibilità però, come prevede il decreto, non concessa a tutti i Comuni ma solo a quelli che attualmente applicano un’aliquota addizionale inferiore allo 0,4%. A questi infatti il decreto sul federalismo municipale dà una possibilità di incremento annuo dello 0,2% (potenzialmente per due anni fino allo 0,4%, che sembra rappresentare il tetto del massimo aumento possibile). Una eventualità concessa ai soli Comuni che non hanno sforato già tale tetto perché in tanti hanno già deliberato addizionali superiori allo 0,4% (fino allo 0,9%, come per il comune di roma) e quindi non hanno la possibilità di incremento nè tantomeno l’obbligo di riduzione”. Dati i tagli realizzati dal governo anche con l’ultima manovra, pari a 1,5 miliardi di euro nel 2011 e 2,5 miliardi nel 2012 solo per i municipi, prevede la Cgil che questo si tradurra’ ‘’in un ovvio consolidamento delle addizionali comunali in ogni comune d’italia senza nessuna prospettiva di risparmio fiscale per i cittadini e, soprattutto, in modo del tutto disparato e diseguale, tra aumenti e mancate riduzioni, si tratta di una misura che interessa tutti i Comuni