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martedì 17 Giugno 2025
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Istat, nel 2011 pressione fiscale al 42,5%, crescita Pil si ferma a +0,4%

Il Rapporto deficit/Pil si è attestato al 3,9%, contro il 4,6% di due anni fa. Il Pil sale dello 0,4% grazie alla domanda estera. Ferma la spesa delle famiglie che diminuiscono gli acquisti per i generi alimentari.

 Il peso delle tasse non si allenta per gli italiani. Nel 2011 la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è stata pari al 42,5%, in riduzione solo di 0,1 punti percentuali rispetto al 2010. Le entrate totali, pari al 46,6% del Pil, sono aumentate dell’1,7% rispetto all’anno precedente (+1,1% nel 2010). Le entrate correnti hanno registrato un incremento dell’1,3%, attestandosi al 45,9% del Pil. Il 2011 si chiude inoltre con una crescita dello 0,4% del Pil, che nel 2010 era aumentato invece dell’1,8% (dato rivisto al rialzo). E’ questa la fotografia dell’Italia 2011 scattata dall’Istat. Si è così registrata una contenimento della crescita prevista dal governo per il 2011 a +0,6%.

 

Pressione fiscale. La pressione fiscale nel 2011 è lievemente scesa, attestandosi al 42,5% del Pil (era pari al 42,6% nel 2010), mentre le uscite totali sono state pari al 50,5% del Pil (51,2% nel 2010), quelle correnti al 47,5% del Pil. In particolare, ha rilevato l’Istat, le imposte indirette sono cresciute del 2%, trainate prevalentemente dall’aumento del gettito dell’Iva e delle imposte sugli oli minerali e gas metano. Le imposte dirette sono risultate in riduzione dello 0,1%, essenzialmente per effetto della contrazione dell’Irpef. La dinamica delle entrate complessive, più sostenuta rispetto a quella delle entrate correnti, è da ascrivere principalmente all’aumento di quelle in conto capitale (+47,2%). Queste ultime risentono della forte crescita delle imposte in conto capitale (+99,1%), dovuta prevalentemente ai versamenti una tantum dell’imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori contabili ai principi internazionali Ias.

Deficit. Nel 2011, il rapporto tra il deficit e il Prodotto interno lordo si è attestato al 3,9%, in calo rispetto al 2010, quando era stato pari al 4,6%. Un dato secondo gli economisti, leggermente migliore delle attese che erano di un 4%. Lo scorso anno il conto consolidato delle amministrazioni pubbliche è tornato a mostrare un avanzo primario dell’1% del Pil, dopo il risultato negativo del 2009 (-0,8%) e nullo del 2010. Quanto al rapporto debito/Pil è salito ancora al 120,1% dal 118,7% del 2010. Il dato, elaborato dalla Banca d’Italia, è stato diffuso dall’Istat, che lo ha indicato come il più elevato dal 1996, quando era al 120,2%. Nel 2010 il rapporto era stato pari al 118,7%.

Pil. Il Pil è cresciuto nel 2011 dello 0,4%. Per l’Istat, il risultato si deve interamente alla domanda estera netta che ha contribuito per 1,4 punti percentuali, mentre la domanda nazionale ha dato un contributo negativo per 0,4 punti e le scorte per 0,5. Nel 2010 il Pil era salito dell’1,8% e il governo prevedeva una crescita per il 2011 dello 0,6%. Rivisto al ribasso il dato del 2009. In quell’anno il Pil è diminuito del 5,5%, mentre prima la caduta era indicata a -5,1%. Nel 2011 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.580.220 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente, ma l’aumento del Pil in volume è stata pari allo 0,4%. I dati finora disponibili per i maggiori Paesi sviluppati mostrano un aumento del Pil in volume nel Regno Unito (0,9%), in Francia (1,7%), negli Stati Uniti (1,7%) e in Germania (3,0%) e una diminuzione in Giappone (-0,9%).

Spesa. Al Pil italiano ha contribuito soprattutto la domanda estera, mentre i consumi nazionali sono rimasti fermi: la spesa delle famiglie è salita solo dello 0,2%, mentre quella della Pubblica amministrazione è diminuita dello 0,9%. Gli investimenti fissi lordi sono scesi dell’1,9%, gli oggetti di valore sono saliti dell’1,1%, l’Export del 5,6%. A livello settoriale, il valore aggiunto dell’industria ha segnato +1,2%, dei servizi +0,8%, le costruzioni hanno mostrato una flessione del 3,5% e l’agricoltura dello 0,5%. All’interno dei consumi finali, la spesa delle famiglie è stata trainata dalla spesa per servizi (+1,6%), mentre il consumo di beni è diminuito dello 0,9%: particolarmente marcata la flessione della spesa per generi alimentari, scesa dell’1,3%. Tra gli investimenti fissi lordi, riduzione forte per quelli in costruzioni (-2,8%) e in macchine e attrezzature (-1,5%); in crescita gli investimenti in mezzi di trasporto (+1,5%).

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