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venerdì 24 Ottobre 2025
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Lotta all’evasione, azione preventiva dell’Agenzia per spingere all’adeguamento spontaneo

Come più volte sottolineato nei nostri precedenti articoli, in tutte le amministrazioni fiscali comparabili con la nostra, è ormai da più di un quindicennio che l’azione di controllo si concentra sempre più nella fase preventiva di “adeguamento spontaneo all’obbligo” ed è in questa fase che si cerca di stabilire una produttiva relazione con il contribuente che lo incoraggi a pagare esattamente il dovuto al fine di evitare all’amministrazione fiscale d’intervenire in un secondo tempo dopo anni con dispendiose azioni che per essere avviate hanno bisogno d’una specifica indagine investigativa e d’un supporto documentale per provare il comportamento disonesto.

La pratica d’incentivare con opportuni interventi dell’amministrazione fiscale l’adeguamento spontaneo è ormai talmente diffusa che in alcune amministrazioni estere il suo incremento percentuale viene dato come principale obiettivo di risultato da raggiungere nel periodo d’imposta dall’autorità politica alla dirigenza della struttura pubblica destinata a ridurre l’evasione.

Dal punto di vista operativo si procede, in genere, per tipologia di contribuente che esercita un’attività economica. Presso i medio-grandi contribuenti si creano dei veri e propri gruppi di personale esperto dedicati a seguirli e a risolvere tempestivamente anche ogni tipo di difficoltà interpretativa. Presso i grandi il personale dell’amministrazione addirittura crea propri uffici ospitati nel luogo di esercizio dell’attività.

Per la massa dei contribuenti medio piccoli, con volumi d’affari contenuti, si cerca comunque di far avvertire la presenza dell’amministrazione con un attento monitoraggio dei pagamenti periodici dell’Iva accompagnato da tutoraggio e assistenza.  

Momento fondamentale di questo dialogo preventivo, in particolare con i piccoli, che hanno maggiore propensione ad evadere, è la fase di predisposizione della dichiarazione annuale in cui l’amministrazione interviene proattivamente precompilandola utilizzando tutti i dati disponibili in suo possesso compreso, in alcuni paesi, anche il saldo inziale e finale e la giacenza media del conto bancario.

Il processo di modernizzazione descritto, interessando prevalentemente aspetti tecnico organizzativi, non avrebbe bisogno per essere avviato anche da noi di grandi ed articolati interventi legislativi, quelli che si chiamano enfaticamente “riforme di sistema”, ma dovrebbe essere, piuttosto, il frutto d’un disegno progettuale messo a punto soprattutto all’interno dell’Agenzia delle entrate. 

Per intenderci dovrebbe nascere e prendere corpo, nelle sue modalità organizzative e nella formazione delle competenze delle risorse umane disponibili, dalla dirigenza stessa della struttura amministrativa in attuazione e in analogia delle migliori partiche in esercizio ormai da anni in Paesi economicamente comparabili con il nostro.

In verità nel periodo 2014-2017 l’allora direttrice dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, con la precompilazione del modello 730 e con le segnalazioni al contribuente, tramite lettera, di anomalie riscontrate automaticamente, subito a valle della presentazione della dichiarazione,  sembrava aver avviato questo percorso in quanto il primo intervento per la dichiarazione di dipendenti e pensionati era propedeutico alla sua estensione anche alla dichiarazione dei soggetti che esercitavano un’attività economica e il secondo, la lettera con segnalazioni di incongruenze, era un primo e nitido indizio di un cambiamento di utilizzo più tempestivo dei dati in possesso del sistema informativo dell’amministrazione. 

In realtà questi primi importanti segnali non hanno trovato successivamente un’adeguata ed auspicabile evoluzione e oggi siamo nel 2021 e, seppur evoluti ed aggiornati, nell’impianto sono rimasti sostanzialmente identici a quelli originari.

È curioso ma il nostro paese, dove l’evasione è diffusissima, ha speso molto, in termini di risorse tecnologiche e finanziarie, creando una vera e propria rete informatica in cui circolano miliardi e miliardi di dati e colloquiano centinaia di migliaia di soggetti, per agevolare la compilazione della dichiarazione di lavoratori dipendenti e pensionati i cui redditi sono tracciati e sono, quindi, a basso rischio di evasione, mentre è ancora al palo per la precompilazione dei soggetti Iva, imposta in cui si annida il grosso dei comportamenti fiscali non corretti; per comprendere la portata di questo poco responsabile rinuncia si può citare il caso della fatturazione elettronica che poteva essere avviata a valle dell’elenco clienti e fornitori IVA sin dal 2008 e che ancora non è completamente attiva in quanto non sono obbligati al suo utilizzo circa 1,3-1,5 milioni di contribuenti, cosiddetti forfetari con ricavi inferiori ai 65.000 euro. 

Anche la cosiddetta “lettera di segnalazione di anomalie“, impropriamente chiamata “lettera di compliance” in quanto si tratta comunque d’un qualcosa a posteriori rispetto all’adeguamento spontaneo, non è nel tempo evoluta verso un utilizzo di questi dati ante-dichiarazione per raccogliere il dovuto all’atto della compilazione e presentazione. 

Occorre anche aggiungere che organizzare una struttura adeguata a supportare l’”adesione spontanea”, distribuita all’interno degli uffici territoriali non è un processo semplice e rapido poiché richiede una completa inversione dell’attuale modello di controllo, tutto incentrato a valle dell’adempimento, inversione che a sua volta comporta un’idonea istruzione del personale per acquisire le competenze professionali necessarie.  Oltre a ciò, c’è necessità di rivedere e mettere a punto tutta l’automazione a supporto di questi nuovi processi. 

Si tratta d’un radicale cambio di direzione dell’attuale servizio che l’amministrazione fiscale con l’attività di accertamento rende alla collettività. Il progetto, con i tempi e le modalità, di cosa innovare e di come trasformare l’esistente dovrebbe trovare sviluppo, come si è già accennato, all’interno dell’Agenzia delle entrate anche perché il contatto preventivo con il contribuente che esercita un’attività economica rappresenta, tra l’altro, una opportunità unica di crescita professionale delle risorse umane impiegate dall’Agenzia stessa.  

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