Lotta all’evasione, coperture da una tantum, split payment e nuove disposizioni sulla riscossione dell’Iva: sono solo alcuni dei capitoli del Ddl Bilancio riferiti al fisco all’esame del Parlamento sui quali la Corte dei conti ha sollevato in un’audizione davanti alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato forti perplessità. Riportiamo di seguito i passaggi che riguardano le misure fiscali.
“La copertura della manovra è assicurata, per quanto riguarda le spese, dalla riduzione degli importi destinati alla sanità (1,1 miliardi nel 2017 che salgono a 4 nel 2019) e dalla razionalizzazione delle spese previste per le Amministrazioni centrali (oltre 700 milioni annui nel triennio). A tali principali interventi si aggiungono le misure di riduzione disposte su numerosi fondi, tra cui quello per le esigenze indifferibili (965 milioni nel
2017). La rilevanza di tali somme in termini di copertura dipende naturalmente dalla effettiva spendibilità (al di là del loro “valore facciale”) ad esse attribuita in termini di contabilità economica nazionale. Di particolare rilievo nel 2019 è, poi, l’apporto delle riprogrammazioni di spese in conto capitale riconducibili, essenzialmente, a due voci: i trasferimenti alle FFSS e le somme destinate al Fondo per le politiche comunitarie.
Dal lato delle entrate, alla copertura della legge di bilancio contribuiscono le risorse derivanti dalle misure di contrasto dell’evasione fiscale disposte con il DL 193/2016. Si tratta di oltre 4,2 miliardi nel 2017 e nel 2018 e di 3,3 miliardi nel 2019. Di rilievo sono poi gli importi attesi dalla revisione del regime agevolativo ACE (1,7 miliardi nel 2017, 1,5 nel 2018 e 1,4 nel 2019). Un apporto particolare (oltre il 30 per cento delle maggiori entrate) è quello derivante da misure una tantum quali la voluntary disclosure e l’asta per i diritti d’uso delle frequenze a banda larga: rispettivamente, 1,6 e 2,1 miliardi nel 2017. Concorre, infine, alla copertura il gettito conseguente alla maggiore crescita economica attesa nel quadro programmatico: 350 milioni nel primo anno che salgono a 2,2 miliardi a fine triennio.
Come si desume dal dettaglio degli interventi, la platea dei contribuenti interessata è molto ampia. Misure incentivanti coinvolgono sia il versante dell’offerta (attraverso sgravi contributivi, riduzioni di aliquota e abbattimenti d’imponibile, varo di nuovi regimi agevolativi), sia quello della domanda (sorretta da nuove o più estese forme di detassazione, da esoneri contributivi e da sterilizzazioni di onerosi prelievi in materia di
Iva e accise). Le attività imprenditoriali sono destinatarie di numerosi benefici: misure ad ampio spettro
dirette ad accelerare nuove iniziative di investimento (super e iper tassi di ammortamento, nuovo regime di tassazione IRI a favore delle imprese individuali, specifiche agevolazioni per start-up, fondi e casse previdenziali) si combinano con norme attente alle esigenze di specifiche categorie di operatori (i lavoratori autonomi, gli imprenditori agricoli, gli agenti di commercio, le società che gestiscono fondi di investimento, i coltivatori diretti, il settore della pesca, il settore dei trasporti marittimi e fluviali, il trasporto aereo).
Sul reddito disponibile delle famiglie, d’altra parte, impattano una serie di altre misure:
l’innalzamento della no tax area per i pensionati, che completa il processo di avvicinamento alle detrazioni d’imposta fruite dai lavoratori dipendenti; la previsione di agevolazioni sulle tasse universitarie a favore degli studenti indigenti; l’ampliamento della detassazione dei premi di produttività, anche in chiave di rilancio della
contrattazione aziendale. Non ultima, poi, è la cancellazione di 15,1 miliardi di aumenti
automatici Iva (per il 2017) e di 0,2 miliardi di accise (per il 2017 e 2018) recati dalle due clausole di salvaguardia introdotte con le leggi di stabilità 2015 e 2014. Infine, pur conservando natura temporanea, risultano dilatate – nella durata e nella dimensione – le agevolazioni relative ad una serie di spese (ristrutturazione edilizia e connesso acquisto di mobili, riqualificazione energetica, rafforzamento di misure
antisismiche): tutte misure tradizionalmente idonee a sostenere la spesa delle famiglie e l’industria delle costruzioni. Misure che, nell’architettura della manovra 2017, rispondono anche ad altri due obiettivi: contrastare l’evasione fiscale e contributiva, facendo leva sul c.d. “conflitto di interessi”; sollecitare misure di difesa del suolo in chiave anti sismica.
Gli interventi di copertura adottati sul versante delle entrate si concentrano in larga parte su misure finalizzate al contrasto dell’evasione fiscale e su misure una tantum.
E’ nel decreto- legge che risultano allocati i principali interventi finalizzati al recupero di evasione: sia quelli di portata strutturale (la trasmissione telematica all’Agenzia delle entrate di fatture e corrispettivi, il potenziamento della riscossione e i nuovi controlli sui
depositi fiscali ai fini Iva dovrebbero assicurare quasi 1,6 miliardi nel 2017 e ben 8,5 nel triennio 2017-19); sia quelli con effetti di gettito temporalmente limitati (la
comunicazione trimestrale dei dati contabili riepilogativi delle liquidazioni periodiche Iva e la definizione agevolata dei carichi della “riscossione iscritti a ruolo” sono accreditati di un maggior gettito di 2,7 miliardi nel 2017, che diventano 4,8 nell’arco del triennio
2017-19). Ma interventi destinati ad avere significative ricadute sul fronte del recupero di evasione e di crescita della tax compliance si rinvengono anche nell’articolato del ddl di bilancio. Alla ricordata detraibilità delle spese di ristrutturazione e riqualificazione degli immobili
e alle norme antielusive in materia di depositi doganali sono associate maggiori entrate dell’ordine di 1,7 miliardi nel triennio 2017-19. Ad esse si aggiungerebbe il maggior
gettito atteso dalle entrate una tantum nel 2017: riapertura dei termini della Voluntary disclosure (1,6 miliardi), pagamento in via anticipata e in unica soluzione dei contributi dovuti dai titolari delle frequenze radio (oltre 2 miliardi) e proventi per la concessione del
superenalotto (100 milioni nel biennio 2017-18).
Sul piano generale, la Corte ha in diverse occasioni richiamato i limiti dei mezzi di “copertura” affidati al contrasto dell’evasione, che per loro natura scontano margini di incertezza e mal si rapportano a maggiori spese o a sgravi fiscali certi. Come la Corte ha avuto modo di sottolineare nel Rapporto 2015 sul coordinamento della finanza pubblica, “delle 56 misure che negli ultimi sette anni sono state intestate al contrasto dell’evasione,
solo per una si dispone di una puntuale consuntivazione, mentre per oltre la metà non si è in grado di avere neppure un aggiornamento delle previsioni iniziali a suo tempo
definite”. Le nuove modalità di comunicazione dei dati Iva (trasmissione trimestrale telematica dei dati di tutte le fatture emesse nonché di quelle ricevute e registrate e comunicazione dei dati contabili riepilogativi delle operazioni di liquidazione dell’imposta) e il loro uso da
parte dell’Agenzia delle entrate per stimolare il rispetto degli obblighi fiscali (incrocio, rilevazione di eventuali discrepanze e comunicazione al contribuente, con l’invito a
regolarizzare la propria situazione ovvero a dare spiegazioni) potrebbero incidere in modo strutturale sull’azione di contrasto dell’evasione. A tale intervento è attribuito un maggior gettito di oltre 9 miliardi per il triennio 2017-19. Tuttavia, l’esclusione da tali novità del
settore delle vendite al dettaglio non consente di intercettare l’evasione che avviene a valle del processo di produzione e distribuzione dei beni e dei servizi. Il contrasto dell’evasione da riscossione assume un ruolo fondamentale ai fini delle coperture della manovra. La c.d. “rottamazione” delle cartelle esattoriali del quindicennio
2000-2015 dovrebbe assicurare 2,7 miliardi fra il 2017 e il 2019: un risultato che troverebbe il suo volano nelle favorevoli condizioni offerte ai contribuenti morosi
(azzeramento delle sanzioni e degli interessi moratori). Effetti strutturali (483 milioni a partire dal 2018) sono invece fatti derivare dall’internalizzazione della funzione di riscossione nell’Agenzia Entrate e dall’accoglimento delle raccomandazioni OCSE e FMI in ordine all’accesso e all’utilizzo degli stessi dati disponibili per l’attività di controllo e di accertamento. Al riguardo, occorre chiedersi quali saranno le modalità di copertura
delle spese di funzionamento della “nuova” riscossione ” (circa 1 miliardo, per metà rappresentate dal costo dei circa 8 mila dipendenti), fin qui coperte dal sistema di aggi e rimborsi che tanto peso ha avuto nello scioglimento di Equitalia. Così come occorre verificare in quale misura la “nuova” funzione di riscossione potrà contare sugli “
adeguati poteri in linea con le migliori pratiche internazionali” auspicati da OCSE e FMI, considerato che gli ultimi anni hanno portato ad un progressivo ridimensionamento dei poteri assicurati ad Equitalia.
Le clausole di salvaguardia che fanno leva sulle entrate continueranno ad esercitare i propri effetti, riproponendo la questione di future sterilizzazioni. Quella che riguarda
l’Iva, presenta dimensioni crescenti nel 2018 e nel 2019 (rispettivamente poco meno di 20 miliardi e oltre 23 miliardi) a seguito della sterilizzazione prefigurata per il 2017 dal ddl di bilancio. Ad essa si aggiunge l’eventualità di una manovra nel caso in cui la riapertura dei termini per avvalersi della procedura di collaborazione volontaria non consenta la realizzazione integrale del maggior gettito da essa atteso (1,6 miliardi); un’eventualità prevista dall’art. 86 del ddl di bilancio.
Le prenotazioni e le anticipazioni di gettito implicite in diverse misure del ddl di bilancio (maggiorazioni su ammortamenti, rendita integrativa temporanea anticipata, proroga rideterminazione valore di acquisto dei terreni e delle partecipazioni, rivalutazione dei beni d’impresa, riapertura termini per assegnazione di beni ai soci) potrebbero inoltre riflettersi su entrate di pertinenza di esercizi futuri. L’estensione di meccanismi di contrasto all’evasione, basati sul versamento dell’Iva all’Erario da parte del cliente-Pubblica amministrazione, in luogo del fornitore, consente di ridurre i rischi di evasione ma potrebbe alterare il meccanismo che governa la
liquidazione dell’Iva (detrazione imposta da imposta), accelerando i flussi di gettito che affluiscono all’Erario e costringendo i contribuenti in credito a ricorrere a compensazioni e rimborsi per recuperare l’eccedenza d’imposta vantata. L’esempio più significativo è rappresentato dallo Split payments, introdotto dalla legge di stabilità 2015: stime condotte nell’ambito dell’Agenzia delle entrate sono pervenute alla conclusione che,
nel primo anno di applicazione, il nuovo istituto avrebbe permesso di recuperare 2,2 miliardi di evasione ma avrebbe anche esposto i contribuenti a recuperare tardivamente oltre 5 dei 7,3 miliardi affluiti direttamente all’Erario. Il fenomeno risulta in accentuazione nel 2016: nei primi 8 mesi dell’anno l’Iva da split payment ha toccato un livello (circa 7 miliardi) quasi uguale a quanto registrato per l’intero 2015 e rappresenta il 10 per cento del gettito complessivo dell’imposta sugli scambi interni. In questo solco si colloca la misura introdotta dal DL 163 che, nel regolare il funzionamento dei Depositi fiscali ai fini Iva, prevede che l’imposta dovuta all’atto dell’estrazione
dal deposito IVA, ai fini dell’utilizzo o commercializzazione, sia assolta direttamente dal gestore, in nome e per conto del soggetto estrattore. Quest’ultimo non potrà operare alcuna compensazione (con l’imposta a suo credito) e recupererà l’IVA versata dal gestore attraverso modalità ordinarie (rimborso…). Si realizzerebbero così due risultati: a) contrasto a eventuali frodi, il solo tenuto in conto dalla relazione tecnica al ddl di bilancio, che stima un maggior gettito strutturale di 200 milioni annui; b) anticipazione di gettito futuro, considerato che il versamento dell’imposta all’erario da parte del gestore interesserà altri 3,8 miliardi di Iva dei 4 complessivi relativi ai 30 miliardi di merci introdotta nei depositi fiscali e oggetto di successiva estrazione”.