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venerdì 2 Maggio 2025
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Manovra, per Bankitalia pressione fiscale al 45%, Corte dei Conti teme rischio inflazione

Il governatore di Bankitalia alle commissioni Bilancio e Finanze chiede al governo misure più incisive per la crescita accanto a interventi per la lotta all´evasione fiscale. E sottolinea che con la manovra la pressione fiscale sale al 45%. Per la Corte dei Conti l’eccessivo ricorso alla leva fiscale potrebbe innescare una spirale negativa con l’inflazione che potrebbe salire oltre il 3%.

Ignazio Visco a tutto campo sulla manovra varata dal governo Monti. Il governatore della Banca d´Italia, intervenuto in un´audizione alle commissioni bilancio di Camera e Senato, ha evidenziato che i nuovi interventi si concentrano per circa due terzi sulle entrate, alzando la pressione fiscale intorno al 45%. Visco ha inoltre sottolineato che le nuove misure, nel prossimo biennio, avranno effetti restrittivi di mezzo punto percentuale sul Prodotto interno lordo. Il numero uno di via Nazionale ha però dichiarato che il decreto “salva-Italia” è urgente e necessario, ma che ora bisogna intensificare gli sforzi per favorire la crescita economica e una maggiore creazione di posti di lavoro. Il governatore di Bankitalia ha poi indicato come prioritaria la lotta decisa all´evasione fiscale, auspicando un ulteriore abbassamento della soglia minima di utilizzo del contante (la manovra stabilisce a 1.000 euro il limite per la tracciabilità dei pagamenti). Simile la lettura che del decreto ha dato Luigi Giampaolino. Secondo il presidente della Corte dei Conti, anch´egli intervenuto in un´audizione nelle commissioni Bilancio e Finanze, il ricorso a manovre che impiegano la leva fiscale comporta il pericolo di «una spirale negativa». Il rischio, ha spiegato, è che l´inflazione possa «risultare superiore al 3%».

Effetti restrittivi. Con la manovra del governo Monti la pressione fiscale in Italia raggiunge quota 45%. «Le misure, volte a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 – ha detto Visco – determinano una correzione del saldo dell´ordine di 20 miliardi in ciascun anno del prossimo triennio. Tenendo conto anche degli interventi adottati in estate, la correzione nel 2013 è pari a 76 miliardi. I nuovi interventi si concentrano per circa due terzi sulle entrate, portando la pressione fiscale intorno al 45%. Le misure di bilancio contenute nel decreto – ha proseguito il numero uno di Palazzo Koch – hanno effetti restrittivi sul Pil stimabili in mezzo punto percentuale nel prossimo biennio».

Effetti positivi. All´effetto restrittivo della manovra, ha spiegato poi il Governatore, «si possono contrapporre gli effetti positivi derivanti da un aumento della fiducia nella capacità dello Stato italiano di onorare il proprio debito e nelle accresciute prospettive di medio termine dell´economia italiana». La riduzione dei costi di finanziamento del settore pubblico e di famiglie e imprese, secondo Visco, «potrebbe favorire già da subito la crescita». L´impatto iniziale delle decisioni del Governo, ha spiegato il governatore, «va in questa direzione: nel giorno successivo all´annuncio della manovra i rendimenti sui nostri titoli decennali sono calati di circa 80 punti base; una riduzione di questa entità, qualora si dimostrasse duratura ed estesa all’intero arco della curva per scadenza, compenserebbe in larga parte gli effetti restrittivi della manovra».

Prioritaria lotta all’evasione fiscale. Il Governatore di Bankitalia ha indicato dunque come prioritaria una risoluta azione di contrasto all´evasione fiscale. Visco ha proposto misure concrete, come ridurre ulteriormente la soglia per l´utilizzo del denaro contante, che con la manovra scende da 2.500 a 1.000 euro. Per favorire l´emersione di base imponibile, ha ricordato il governatore, nella manovra «sono inoltre previsti alcuni benefici, dal 2013, per le persone fisiche, le società di persone e i contribuenti soggetti agli studi di settore che adottino comportamenti fiscali trasparenti».

Patrimoniale e rischio fuga capitali. Sulla patrimoniale un eventuale segnale «deve essere dato molto bene, perché all´inizio degli Anni 80, quando fu fatta in Francia, la fuga di capitali fu immediata e drammatica e Delors dovette ritirarla», ha detto il Governatore della Banca d´Italia.

Sforzi per la crescita. Occorre intensificare l´impegno sulla strada della crescita affiancando, in tempi rapidi, al dl varato dal Governo «misure incisive», ha spiegato il numero uno di Palazzo Koch. «Lo sforzo per assicurare il ritorno a tassi di crescita più elevati, il recupero della competitività delle imprese, una maggiore creazione di posti di lavoro va intensificato», ha sottolineato inoltre Visco.

Le pensioni. Per quanto riguarda la riforma della previdenza, Visco ha evidenziato che «fissando requisiti più stringenti per il pensionamento, si rafforza da subito la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico». Per il Governatore però «non possono essere sottaciuti i costi in termini di riduzione del potere d´acquisto e di frustrazione di aspettative individuali». Anche se, ha aggiunto, la riforma «permette di considerare sostanzialmente conclusa la lunga fase di adeguamento del nostro sistema alle mutate prospettive socio-demografiche e di sviluppo economico». L´estensione del metodo contributivo a tutti i lavoratori, secondo Visco, «riduce la disparità di trattamento e rende più stretta la relazione tra contributi versati e benefici pensionistici, riducendo le distorsioni all´offerta di lavoro». La sfida, secondo il Governatore, «è ora quella di garantire ai lavoratori più anziani soddisfacenti possibilità di impiego e ai più giovani carriere lavorative non discontinue che consentano di accumulare un sufficiente montante contributivo».

I dubbi della Corte dei Conti. Sulla manovra si è espresso poi anche il presidente della Corte dei Conti. L´inflazione -ha detto il presidente Luigi Giampaolino- potrebbe «risultare superiore al 3%. A causa degli interventi sull´imposizione indiretta, «il tasso d´inflazione potrebbe risultare -ha detto- lontano dall´obiettivo di stabilità dei prezzi assunto in sede europea». In particolare, secondo il presidente, l´aumento delle aliquote Iva e delle accise sui carburanti «si trasmetterà, pur in un contesto di stagnazione della domanda, sulla dinamica dei prezzi al consumo, con un effetto di maggiore inflazione che, prudenzialmente, può essere stimato di almeno un punto percentuale».

Il presidente della Corte dei Conti ha espresso poi ulteriori dubbi sul gettito atteso dall´imposta straordinaria sui capitali scudati. Se stimati per volumi d´importo, «potrebbero indurre a nutrire non poche perplessità sulla possibilità di conseguire il livello di gettito atteso», ha affermato Giampaolino, secondo cui, infatti, le operazioni di rimpatrio per degli importi più elevati sono avvenuti attraverso società di comodo o interposte. Di conseguenza, «dopo la dismissione delle attività o il loro prelievo dal rapporto di deposito tali società hanno avuto il tempo di scomparire senza lasciare traccia. Quindi si corre il rischio che «a restare nella rete dell´imposta straordinaria siano prevalentemente i soggetti persone fisiche e, in particolare, quelli che hanno approfittato dello scudo per sanare, in modo apparso semplice e poco costoso, anche violazioni di carattere formale, o comunque minori».

E perplessità ha suscitato anche il blocco dell´indicizzazione delle pensioni «esclusivamente orientata a soddisfare esigenze di cassa». La misura recupera, secondo le valutazioni ufficiali, risorse al bilancio pubblico, per poco meno di sette miliardi. Per cinque miliardi «se si considerano gli effetti di retroazione fiscale, che hanno segno negativo», ha spiegato il presidente. «In termini di risparmio di spesa, la sospensione del meccanismo di perequazione costituisce un provvedimento più consistente dell’intero decreto». La decisione di non riconoscere l´adeguamento all´inflazione per una fascia numericamente importante di pensionati, ha sottolineato il presidente, «risponde all´ovvia necessità di far leva su risorse certe, da destinare all´obiettivo del pareggio di bilancio». Ma la misura, ha concluso Giampaolino, «resta del tutto slegata dalla logica complessiva di sistema che ispira gli altri provvedimenti in materia pensionistica».

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