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venerdì 24 Ottobre 2025
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Ocse: Italia in fondo alla classifica per lotta a evasione e riscossione

Di Luciano Cerasa

 

Un elevato livello di evasione fiscale, numerose esenzioni che riducono il gettito fiscale e un’eccessiva complessità: sono questi i principali difetti del sistema tributario italiano secondo l’Ocse, che nel rapporto annuale sull’andamento dell’economia pubblicato nel febbraio scorso colloca il Fisco del Bel Paese ancora nei piani bassi della classifica mondiale per la sua inefficienza. La Banca mondiale “Paying Taxes”, dopo aver preso in considerazione un sistema di indicatori rivolti a misurare il tempo e i costi destinati all’adempimento degli obblighi fiscali, pone l’Italia al 126esimo posto su 190 paesi dell’area Ocse. La legge-delega in materia di riforma tributaria, osserva il rapporto sull’Italia dell’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo, è stata attuata solo parzialmente. Il tetto per i pagamenti in contanti è aumentato, passando da 1000 a 3mila euro e il livello di imposte arretrate da riscuotere è elevatissimo: nel settembre 2015 era pari a 750 miliardi di euro. Una somma quasi equivalente, segnalano gli analisti, al gettito fiscale annuo delle amministrazioni pubbliche e notevolmente più elevata rispetto a tutti gli altri paesi Ocse e del G20. “Procedure inefficaci per la riscossione degli arretrati d’imposta aggravano il problema dello scarso rispetto degli obblighi fiscali” viene rilevato ancora nel rapporto. Il gettito dell’Iva, viene ricordato, è inferiore a quanto dovrebbe essere. “per garantire il rispetto degli obblighi fiscali in Italia si è sempre fatto ricorso a revisioni contabili e verifiche fiscali – scrive l’Ocse – ma gli accertamenti d’imposta che ne derivano sono spesso inesigibili”. La riscossione “è inoltre ostacolata dalla mancanza di una procedura sistematica per la cancellazione degli arretrati d’imposta non più esigibili, il cui ammontare stimato è pari a circa il 20% del totale”. Inoltre l’amministrazione fiscale italiana deve fare ancora “notevoli sforzi“ per migliorare la gestione delle risorse umane e introdurre nei processi un più ampio uso degli strumenti informatici. Tra il 2009 e il 2013 le spese per tecnologie It dell’Agenzia delle Entrate italiana sono state circa il 5% delle spese totali, meno della metà della media dei paesi aderenti all’organizzazione. Secondo lo studio comparativo dell’Ocse Tax Administration 2015, l’Italia è uno dei pochi paesi in cui l’amministrazione fiscale non ha previsto un piano di sviluppo del personale e non fa periodiche valutazioni dei dipendenti. “Esiste al contempo un sistema flessibile che comporta premi di produttività, tale sistema però genera confusione e notevoli ritardi: all’inizio del 2016, ad esempio, i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate non avevano ancora ricevuto i premi di produttività per il 2013” rimarcano gli analisti. Inoltre, si legge ancora, una grande quantità di posizioni di livello dirigenziale sono ancora vacanti, in seguito alla cancellazione di precedenti procedure di assunzione da parte della Corte costituzionale nel 2015 . Un miglioramento dell’esazione delle imposte, suggerisce l’Ocse, apporterebbe un netto incremento degli introiti e consentirebbe di ridurre ad esempio in maniera permanente gli oneri sociali senza incidere sul gettito fiscale. In Italia l’elevato livello degli oneri sociali rappresenta circa il 13% del Pil e il tasso a carico dei datori di lavoro è tra i più alti dei paesi Ocse. L’organizzazione per la collaborazione e lo sviluppo calcola che se si incrementasse il gettito dell’Iva migliorando il sistema di riscossione e facendo così aumentare il cosiddetto Vat revenue ratio fino alla media dei paesi Ocse, pari al 56%, le entrate dell’imposta sul valore aggiunto aumenterebbero circa del 50% toccando i 45 miliardi di euro a consumi invariati.

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