Torna lo spettro di un nuovo tsunami sulle bollette, dopo quello che ha investito l’economia Ue tra il 2021 e il 2022, che coglie industria e servizi già nel pieno di un’ondata di fallimenti, cessazioni di attività e di ristrutturazioni aziendali e le famiglie in un generalizzato impoverimento. Le organizzazioni imprenditoriali chiedono correttivi, ma gli effetti di eventuali sostegni, inevitabilmente limitati in quantità e durata in un periodo di dichiarata austerità per le politiche di bilancio governative, potrebbero rivelarsi solo palliativi.
La crisi epocale innestata in Europa dallo stravolgimento degli equilibri commerciali determinati dal conflitto in Ucraina e dalla guerra commerciale con la Cina che hanno coinvolto l’Italia e i i suoi principali partner di interscambio, richiederebbe una massiccia campagna di investimenti e riprogrammazione pubbliche. Nel breve termine gli strumenti di politica economica disponibili sono offerti dalla leva fiscale, tramite una razionalizzazione e riduzione delle imposte indirette nel settore e in generale un riequilibrio del prelievo e un efficentamento della riscossione. A medio termine ruotano intorno a un’auspicabile programmazione di investimenti pubblici diretti a misure infrastrutturali di sistema e al controllo delle reti di distribuzione.
Gli strumenti economici non mancano, da una generalizzata riduzione dell’imposizione sui prodotti energetici, a una riforma delle modalità di formazione e del controllo pubblico dei prezzi, fino alla creazione di una filiera industriale, da tempo richiesta da centri di ricerca e sindacati, che supporti investimenti statali diretti all’impianto massivo di superfici fotovoltaiche. Ma dovrebbero scaturire anche dallo sviluppo e l’acquisizione di tecnologie avanzate, con importanti ricadute anticicliche positive sull’ occupazione e la crescita.
Dalla Cina arrivano ulteriori segnali di accelerazione nella gara per il conseguimento della leadership mondiale nello sviluppo di nuove tecnologie strategiche. Dopo l’ elaborazione del nuovo programma “open source” di intelligenza artificiale DeepSeek, che ha completamente stravolto gli equilibri finora chiaramente a favore delle big companies statunitensi, la nuova frontiera potrebbe riguardare proprio l’auto produzione domestica e industriale di energia elettrica a basso costo e ecologica, senza l’uso di combustibili fossili, di nucleare, ma anche delle rinnovabili e che potrebbe fare a meno di reti di distribuzione.
Un sogno? L’elettromagnetismo e lo sviluppo delle sue applicazioni industriali per la creazione di generatori e motori a induzione sembra essere il nuovo traguardo da raggiungere in tempi brevi, almeno da quanto viene registrato dai centri di ricerca e dalla pubblicistica di settore. L’80 per cento degli studi scientifici in questo campo vengono da ricercatori cinesi.
Sulla piattaforma di e-commerce Alibaba sono già disponibili da tempo piccoli generatori di energia elettrica a basso avviamento, certificati anche dalla Ue e motori “perpetui”. Si basano su magneti permanenti che una volta accoppiati possono produrre energia pulita e senza carburanti di nessun tipo per svariate centinaia di anni.