Il 43 per cento delle imprese, tra il 2014 e il 2015, non ha pagato l’imposta sul reddito relativo all’anno 2013. A dirlo sono i dati diffusi dal ministero dell’Economia sul monitoraggio dei modelli Ires e Irap: il biennio si è chiuso senza dichiarazioni di imposta o con un credito nei confronti del Fisco. Sempre nel 2013, le dichiarazioni delle società di capitali hanno superato il milione (1.104.875) segnando una crescita dello 0,7% rispetto all’anno precedente. Non mancano i dati preoccupanti: ad esempio il 9,2% delle imprese risulta in fallimento, in liquidazione o estinta (+3,1% rispetto al 2012); il reddito d’impresa totale è in flessione (-6,2%) e anche il reddito medio dichiarato, pari a 220mila euro, registra una forte contrazione (-7,5%). Da Il Messaggero, pag. 19.
Lo scontro tra il nostro governo e la commissione Ue, in un modo o nell’altro, è destinato a concludersi senza troppi danni. L’Italia non è la Grecia, e l’azzardo politico di Renzi non è certamente paragonabile a quello provato a più riprese da Tsipras. Le tensioni interne fra paesi forti e deboli nell’Eurozona, invece, resteranno. Perché senza una vera unione fiscale la politica monetaria non può nulla, e l’Europa presto o tardi dovrà accorgersene. Recentemente il sottosegretario Gozi ha dichiarato che nel 2017 l’Italia proporrà un modifica dei trattati Ue proprio in questa direzione: è bene che il governo definisca il prima possibile la sua posizione e cerchi consenso tra i suoi partner europei. Di Michele Salvati, da Il Corriere della Sera.













