È la legge di stabilità 2016 il principale terreno di scontro fra Renzi e l’Ue. Da un lato i quattro margini di flessibilità sul disavanzo richiesti dall’Italia, in pratica tutti quelli possibili. Dall’altro l’intenzione del governo di rinviare all’anno prossimo la resa dei conti con le clausole di salvaguardia. Il tutto a fronte di una spending review solo abbozzata e strategie fiscali (come l’abolizione di Imu e Tasi sulla prima abitazione) che non hanno convinto appieno Bruxelles. E ora che alla manovra finanziaria si aggiungono altri nodi, tra cui il mancato sostegno alla Turchia e la crisi bancaria italiana, l’irritazione comincia a serpeggiare anche dalle parti dell’Eurotower. Il primo ad essere seccato, scrive Tonia Mastrobuoni su La Stampa, sarebbe proprio Mario Draghi. Il motivo è presto detto: se l’Italia perde credibilità, la posizione del capo della Bce si indebolisce e vantaggio dei falchi tedeschi, che da tempo pressano per bloccare l’allentamento monetario.
Rassegna stampa del 20 gennaio 2016
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