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venerdì 24 Ottobre 2025
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Una falla da 10 miliardi nella minimum tax (Il Fatto Quotidiano)

Di Luciano Cerasa

Uno studio validato dal senior advisor dell’Ocse, John Peterson, ha già individuato una falla da 10 miliardi di dollari nella nuova minimum tax sulle multinazionali, approvata in pompa magna dal G20 appena l’ottobre scorso. Secondo l’indagine condotta da un gruppo di esperti fiscali, riportata dalla Reuters e ripresa da Italia Oggi, alcune multinazionali digitali con sedi in Irlanda, tra cui le società statunitensi Adobe Ins e Oracle Corp, sarebbero riuscite a produrre deduzioni dal reddito imponibile che le metterebbero al riparo dalla tassazione per tutto il decennio in corso. La pianificazione aziendale, del tutto legittima, si basa sugli sgravi fiscali concessi dalla legislazione irlandese alle transazioni delle proprietà intellettuali. Basta avere una filiale in Irlanda alla quale intestare la rendita di marchi e brevetti per trasferire decine di miliardi di profitti sotto l’ombrello protettivo del principale paradiso fiscale che prospera all’ombra della Ue. L’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo che ha condotto per 10 anni la trattativa internazionale sulla tassazione delle multinazionali, ha ammesso che queste aziende potrebbero continuare indisturbate a trasferire i loro utili anche dopo l’entrata in vigore dell’aliquota minima globale, nel 2023. Ma non solo loro. Gli esperti avvertono che l’Irlanda potrebbe essere utilizzata ancora come “sponda” per abbattere le imposte anche da altre compagnie, se le regole anti-elusione non venissero maggiormente dettagliate, lasciando ai singoli Paesi larga autonomia nel determinare il reddito imponibile. L’elusione fiscale concessa finora alle multinazionali costa agli Stati 240 miliardi di dollari l’anno e toglie preziose risorse ai governi per finanziare il welfare. La triplice emergenza economica, sanitaria e climatica che il mondo sta attraversando, dal 2008 a oggi, ha avuto tra le sue conseguenze un’ulteriore polarizzazione della ricchezza a beneficio delle grandi società che monopolizzano il mercato delle piattaforme e delle tecnologie digitali, della farmaceutica, dell’energia. Oggi i loro profitti vengono tassati ad aliquote molto basse, fino al 9% in Olanda, 12,5% in Irlanda. L’aliquota minima – fissata dal G20 di Venezia al 15% – permette al Paese dove la multinazionale ha la casa madre di tassare i profitti spostati nei paradisi fiscali per la differenza tra l’aliquota effettivamente pagata e l’aliquota minima globale. Una quota verrà riconosciuta anche ai Paesi dove vengono realizzate le vendite dei prodotti. Tuttavia la misura riguarderà solo multinazionali con più di 20 miliardi di fatturato e che realizzano extraprofitti globali sopra la soglia del 10%. Inoltre l’accordo comporta l’impegno a eliminare tutte le forme di imposta sui servizi digitali che molti Paesi hanno introdotto finora per intercettare i profitti assai sfuggenti delle multinazionali. Per l’Italia si parla di un recupero dalla minimum tax di circa 2,7 miliardi, che serve appena a compensare il gettito della web tax nazionale, destinata all’abrogazione. I Paesi emergenti riceveranno poche briciole. Secondo stime di Oxfam e Oxford Economics, per 52 Paesi più poveri si parla in media di 10 milioni di euro annui di extra-entrate.

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