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sabato 12 Luglio 2025
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Corte Conti, pressione fiscale al 43,8%, evasione Iva e Irap oltre 50 mld

Il Rapporto 2014 sulla finanza pubblica critica il bonus di 80 euro e chiede una riforma equa dell’Irpef. Promossa la riforma dell’Isee, mentre il sommerso nel 2013 ha raggiunto il 21,1% del Pil.

Il bonus di 80 euro è un “surrogato” che ha contribuito allo “svuotamento” della base imponibile Irpef, mentre la pressione fiscale resta ancora “eccessiva e mal distribuita, tanto da aver raggiunto nel 2013 il 43,8 per cento del Prodotto interno lordo italiano e l’economia sommersa è arrivata a sfiorarne il 21,1 per cento. E’ la denuncia della Corte dei Conti contenuta nel Rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica, nel quale viene chiesta dunque una riforma vera per una riduzione equa dell’Irpef. C’è una “riluttanza” della politica nel decidere una riforma dell’Imposta sulle persone “in una prospettiva che non si configuri come uno sgravio generalizzato”, scrive a tal proposito la magistratura contabile.

 

Il bonus di 80 euro e la riforma dell’Irpef. “L’Irpef presenta ormai dei limiti specifici e andrebbe riformata per garantire una effettiva progressività e redistribuzione dell’imposta”, nota la magistratura contabile definendo il bonus da 80 euro “un surrogato” rispetto a una revisione complessiva dell’imposta. “Scelte selettive, rientranti nell’ambito proprio e naturale della funzione dell’Irpef, affidate a strumenti ‘surrogati’ come ‘prelievi di solidarietà’, ‘bonus’, ‘tagli retributivi’, sono all’origine di un sistematico svuotamento della base imponibile Irpef, finendo per intaccare la portata e l’efficacia redistributiva dell’imposta”, si legge nel rapporto. Senza contare che la tassa è vanificata anche da “evasione, erosione, ‘fughe dalla progressività'” e “politiche redistributive basate sulle detrazioni
d’imposta, in larga parte, rese inefficaci dal fenomeno dell’incapienza”.

Pressione fiscale eccessiva e mal distribuita. La Corte dei Conti evidenzia poi come “il sistema tributario italiano sia caratterizzato da un livello di prelievo eccessivo e mal distribuito”. Nel 2013 la pressione fiscale era pari al 43,8 per cento del Pil, quasi 3 punti in più rispetto al 2000 e 4 in confronto alla media Ue. Da qui l’invito a una “riduzione e riequilibrio della pressione tributaria” nel rispetto dei “vincoli di finanza pubblica”. La strada da percorrere è indicata nel rapporto: un contenimento della spesa per ridurre il peso della tassazione sull’economia. A tal proposito il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, ha però spiegato come in questi anni la spesa pubblica si sia ridotta in valore assoluto, anche se con un forte sacrificio degli investimenti pubblici: “Uno sforzo eccezionale che non può, realisticamente, essere protratto troppo oltre in assenza di crescita economica. O almeno, non oltre quanto già programmato nel Def”. Per il presidente dei magistrati contabili si deve quindi trovare un “difficile bilanciamento tra disciplina nella finanza pubblica e rilancio dello sviluppo”, con “un bilanciamento che deve contare, soprattutto, su una coraggiosa e selettiva politica di riforme in grado di elevare la produttività di sistema”.

Lo strumento Isee. Nel Rapporto si evidenzia come l’ISee, l’indicatore che regola le condizioni di accesso alle prestazioni sociali agevolate, abbia registrato una larga diffusione nel nostro Paese: lo hanno utilizzato poco più del 31 per cento dei quasi 60 milioni di italiani, ossia quella parte di popolazione collocata nei livelli più bassi di tenore di vita; vi hanno ricorso soprattutto i cittadini del Mezzogiorno, in misura doppia rispetto a quelli del centro e tripla rispetto alla popolazione del nord). Esaminando la recente riforma dello strumento, la magistratura contabile evidenzia pro e contro e concludendo che gli effetti della riforma, misurati attraverso un modello di microsimulazione, segnalano significative differenze rispetto al vecchio Isee soprattutto in quattro direzioni: i) l’assegnazione di un maggior rilievo, nella costruzione dell’indicatore, al patrimonio, rispetto al reddito; ii) maggiori vantaggi al lavoro dipendente; iii) più pronunciata attenzione a favore delle famiglie con tre o più figli; iv) maggiore valorizzazione per i nuclei con componenti disabili e non autosufficienti. Il potenziamento del nuovo Isee riflette, peraltro, il forte potenziamento dell’attività di controllo, conseguente all’evoluzione della disponibilità di banche dati e degli accresciuti poteri dei controllori. Un significativo valore aggiunto rispetto al passato, che promette un salto della qualità delle informazioni raccolte sulla base delle dichiarazioni rese dai cittadini (Dsu) e assicura la costruzione di un indicatore in grado di discriminare con maggiore equità tra i diversi nuclei richiedenti l’accesso alle prestazioni sociali. Dovrebbe dunque attenuarsi il paradossale criterio selettivo che di fatto ha prevalso fino ad oggi, fondato sulla propensione a dichiarare il falso pur di accedere alle agevolazioni.

Economia sommersa al 21,1% del Pil. Nel 2013 l’economia sommersa italiana secondo i calcoli della Corte dei Conti, è arrivata a valere il 21,1 per cento del Pil, uno dei dati più alti in Europa, “in compagnia di Estonia, Grecia, Cipro, Malta e Slovenia”. Di oltre “50 miliardi è l’evasione stimata per il solo 2011 per Iva e Irap che, con 150 miliardi, spiegano un quinto delle entrate tributarie complessive della Pa, mentre per l’Irpef le stime più recenti indicano un tasso medio di evasione pari al 13,5% dei redditi, ma sono riferite al 2004″.

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