back to top
venerdì 24 Ottobre 2025
spot_img
spot_img

L’e-fattura e split payment portano tax gap Iva sotto il 20% (Il sole 24 ore)

Di Giovanni Parente, Marco Mobili

L’evasione Iva per la prima volta scende sotto la soglia del 20 per cento. Il che vuol dire che nella decennale lotta al sommerso si restringe la forbice tra l’Iva dovuta e l’imposta effettivamente incassata dall’Erario. Nella «Relazione sull’economia non osservata e l’evasione fiscale e contributiva» del 2021 allegata alla Nota di aggiornamento del Def approvata mercoledì dal Consiglio dei ministeri, i tecnici evidenziano dunque una riduzione della propensione all’evasione e non solo dell’imposta più evasa dagli italiani, ma di tutte le principali tasse che gravano su cittadini e imprese. Va detto subito, comunque, che anche se sull’Iva il Fisco recupera sulle mancate entrate un buon 6% tra il 2018 e il 2019, l’Erario lascia ancora nelle tasche degli evasori, tra mancate dichiarazioni e omessi versamenti, qualcosa come 80,6 miliardi, considerando anche la Tasi. E non è finita. Il dato 2019, come si legge nella relazione disponibile sul sito del Mef, è ancora parziale e potrà essere aggiornato il prossimo mese di novembre così come indicatore nel Pnrr. Al calcolo dell’evasione mancano all’appello, infatti, i dati del sommerso contributivo e del mancato gettito dell’Irpef per i lavoratori ma “irregolari”. Due valori che alla luce dell’andamento dell’evasione degli anni precedenti fanno alzare l’asticella del tax gap complessivo relativo al 2019 di almeno altri 15 miliardi. Se questi dati saranno confermati per la prima volta l’ evasione fiscale in Italia è destinata a scendere sotto i 100 miliardi di euro attestandosi su circa 95 miliardi complessivi tra tasse e contributi. In sostanza si tratta di una sensibile riduzione di circa 14 miliardi rispetto ai 109 stimati nella relazione sull’evasione del 2020. Nella lotta al sommerso c’è ancora molto da fare. Se l’evasione Iva si riduce lo stesso non si può dire per le imposte dirette sui redditi da lavoro autonomo e d’impresa dove la propensione al gap nel 2019 aumenta del 2,4% per l’Irpef e di 1,4 punti percentuale per l’Ires. C’è anche poi il componente accise dove l’evasione è cresciuta di altri due punti. La fuga dall’Irpef di oltre 1,7 milioni di piccole imprese e professionisti passati nel regime forfettario e in quello dei contribuenti minimi pesano sulle mancate entrate dell’ imposta sul reddito delle persone fisiche. Come si legge nelle relazioni allegate alla Nadef la base imponibile dei contribuenti in flat tax al 15% (o addirittura al 5% per le start up) ha ormai oltrepassato i 21 miliardi. A parziale dell’aumento della propensione all’evasione i tecnici ricordano che la presentazione delle dichiarazioni dei redditi relativi al 2019 è caduto nel pieno della pandemia che questo può aver influenzato il comportamento dei contribuenti. La riduzione del tax gap Iva, comunque, è frutto di una tendenza consolidata negli ultimi soprattutto grazie agli strumenti di contrasto all’evasione messi in campo dll’amministrazione finanziaria. Il primo su tutti è lo split payment che tra il 2017 e il 2018, al netto dello stock dei crediti d’imposta da restituire ai contribuenti, ha ridotto l’ evasione Iva di 2,3 miliardi. Nel biennio successivo, poi, si è registrato una forte propensione all’adempimento spontaneo e questo grazie soprattutto alla fatturazione elettronica iniziata per i fornitori della Pa e successivamente, nel 2019, estesa a tutti i contribuenti Iva. Un processo che ha consentito, secondo le stime del Mef un recupero di gettito di altri 3,5 miliardi, pari a una riduzione del gap non dichiarato di circa 2,4 punti percentuali. La spinta di questi strumenti, per altro in alcuni casi come quello dello split payment soggetti a nuova autorizzazione comunitaria, potrebbe però essere destinato ad esaurirsi nei prossimi anni. A meno che il Governo non riesca, come ha più volte dichiarato, ad utilizzare l’enorme mole di dati ricavati con le digitalizzazioni delle fatture sia in entrata sia in uscita, per incrociare le informazioni acquisite e monitorare così la rischiosità dei contributi aumentando contestualmente la loro propensione all’adempimento spontaneo. Un passaggio chiave, quest’ultimo, legato soprattutto al superamento dei limiti imposti dalla privacy e alla piena adozione del regolamento comunitario Gdpr nel tema del trattamento dei dati personali. In questo senso la delega fiscale, che potrebbe arrivare in Consiglio dei ministeri la prossima settimana come ha annunciato nelle ultime ore il presidente del Consiglio Mario Draghi, potrebbe arrivare uno specifico principio da attuare in tal senso. Anche perché l’incrocio delle informazioni potrebbe servire sempre di più in fase preventiva, per accompagnare i contribuenti all’ adempimento spontaneo e ottenere così risultati quasi in tempo reale in termini di recupero del gettito. Un’operazione «win win» rispetto alle logiche del passato che puntavano prevalentemente sulla repressione ex post e la cui rendicontazione avveniva a distanza di tempo.

Inserire username e password

Dello stesso autore

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

Altro in Edicola

Rubriche