back to top
venerdì 24 Ottobre 2025
spot_img
spot_img

“Serve via d’uscita”‘, e nella legge di stabilità spunta sanatoria per società di comodo

Nessuna sanzione e prezzi di saldo per sciogliere le ‘scatole vuote’ entro il 30 settembre 2016. La misura, commenta il governo, permettera’ una “via d’uscita” visto “il quadro legislativo piuttosto duro” oltre a “un rapido incasso” per lo stato.

Una sanatoria light per mettersi in regola con l’erario. E permettere a vip e non di sciogliere, a prezzi modici, le società di comodo utilizzate per nascondere al fisco auto, yacht e ville di lusso. E’ quanto previsto da una norma contenuta nella legge di stabilità che introduce il “regime agevolato per cessioni o assegnazioni di beni ai soci”. In pratica una voluntary disclosure 2.0, con la differenza che stavolta a beneficiarne è chi ha creato ‘scatole vuote’ per smarcarsi dalle tasse e ora intende trasformarle in società semplici o disfarsene. Il tutto senza sanzioni e a prezzi di saldo perché, come ammette candidamente l’esecutivo nella relazione illustrativa della legge di stabilità, con le misure varate dal governo Monti si è determinato “un quadro legislativo piuttosto duro, e comunque recentemente molto inasprito” alla luce del quale “si può consentire, come abitualmente accade, una via d’uscita” per i contribuenti, che potrebbe portare “nuova linfa” al mercato immobiliare e, non ultimo, “un rapido incasso” per lo stato.

Un nuovo prelievo “una tantum” che va ad aggiungersi a quelli già censurati dalla Corte dei conti, che proprio ieri in audizione a Palazzo Madama ammoniva su incassi come questo che non di rado “si concretizzano in un anticipo di gettito futuro in cambio di un ridimensionamento della pretesa erariale”. Timore fondato, perchè stando ai calcoli fatti dai tecnici del Senato la norma dovrebbe avere un impatto positivo per quasi 50 milioni di euro nel 2016, ma negativo per 55 milioni a partire dal 2017 e con un saldo atteso negativo per il quinquennio 2016-2020 nell’ordine di oltre 160 milioni per effetto delle mancate plusvalenze imponibili.

Dalla guerra alla resa. E dire che a determinare quel “quadro legislativo piuttosto duro” ci aveva pensato nel 2011 il governo Monti con la “manovra di Ferragosto”, con la quale introduceva una maggiorazione Ires del 10,5% (portando l’aliquota al 38 per cento) per contrastare quei furbetti che, per dribblare l’Irpef, intestavano a società fittizie (individuate come “non operative”, ossia in perdita fiscale per tre esercizi consecutivi) immobili o altri beni di lusso in realtà destinati ad uso personale o familiare per nascondere parte dei beni patrimoniali e approfittare dell’aliquota Ires, che oltre ad essere fissa al 27,5% risultava pure conveniente ripetuto alla progressività dell’imposta sui redditi.

Ora, invece, il cambio di programma: un regime agevolato esteso non solo a Srl e società di capitali, ma anche alle cooperative. E che prevede non più maggiorazioni, ma un’imposta sostitutiva di Irpef e Irap dell’8%; del 10,5% per quelle di comodo. Con di contorno il dimezzamento dell’imposta di registro, per “favorire la circolazione degli immobili” ed evitare che non si realizzi “nessuna plusvalenza e, quindi, nessuna tassazione”. Il tutto a patto che ci si “regolarizzi” entro il 30 settembre 2016, ossia si proceda a cessione e assegnazione dei beni ai soci oppure alla trasformazione in società semplice. Il dovuto, poi, si potrà pagare in due rate: la prima entro il 30 novembre 2016, la seconda entro la metà del 2017.

Dello stesso autore

Articolo precedente
Articolo successivo

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

Altro in Attualità

Rubriche