Prima di tutto il risultato. Chi lo conosce bene lo descrive come un uomo senza scrupoli e incurante delle regole. L’unica cosa che conta è il raggiungimento dell’obiettivo. Attilio Befera, attuale direttore dell’Agenzia delle Entrate e presidente di Equitalia è l’esecutore e in alcuni casi anche l’ideatore di molte delle soluzioni più spregiudicate adottate da Giulio Tremonti in campo fiscale. Non che al titolare di via venti settembre manchi fantasia, ma chi si fa carico di realizzare i suoi progetti e di trovare le soluzioni tecniche più adeguate è proprio Befera. E che il nostro sia privo di particolari scrupoli. è confermato dall’inchiesta di Report dedicata proprio al trattamento di favore riservato da Equitalia ad alcuni Vip inciampati nelle maglie del fisco e ai principali partiti politici. Una inchiesta ripresa da una interrogazione di Stefano Pedica dell’Italia dei Valori e che apre uno squarcio inquietante sul modo di operare della società di riscossione. Nonostante le riforme e la riorganizzazione dell’amministrazione fiscale di cui Equitalia viene spesso descritta, dal ministro Tremonti e da tutti suoi replicanti, come un modello di efficienza la realtà che l’inchiesta ci mostra è preoccupante. Di fatto noi abbiamo una società di riscossione che mentre mostra il suo volto feroce nei confronti delle massa dei contribuenti raggiunti da una cartella esattoriale al tempo stesso adotta direttive per fare in modo che alcuni contribuenti nei confronti dei quali occorre procedere non vengano disturbati. A operare in maniera poco ortossa è la controllata Equitalia Gerit che cura la riscossione nelle province di Roma, Frosinone, Grosseto, L’Aquila, Latina, Livorno, Rieti, Siena e Viterbo. Ma che l’imput ad attaure comportamenti scorretti arrivi dal vertice di Equitalia e documentato dalle carte mostrate da Report e pubblicate dal Fatto Quotidiano. Indicativa la circostanza che, come risulta dall’organigramma di Equitalia, il servizio Audit della società di riscossione risponde direttamemnte a Befera che ricopre la carica di presidente oltre che quella di direttore dell’Agenzia. Pedica nell’interrigazione sottolinea che sembra esistere una situazione di privilegio incomprensibile e non giustificata da alcun presupposto normativo attuata da Gerit su precisa indicazione di Equitalia a favore di partiti ppolitici e Vip ai quali era stata notificata una cartella esattoriale. Si tratta di An, Fi e Ds, i tre principali partiti dell’epoca con significativi debiti fiscali e di personaggi noti. Un anonimo dirigente di Equitalia scrive alla sua controllata “Equitalia Gerit”: “Per i contribuenti sotto indicati attendere istruzione da parte della capogruppo (per cui astenersi anche da eventuali solleciti di pagamento)”. Il documento è stato mostrato da Giovanna Boursier durante la puntata di Report e pubblicato integralmente da “Il Fatto Quotidiano” del 13 aprile 2010. Befera è la persona giusta per spiegare il giallo della lista. Anche perché non si tratta certamente di un manager insensibile al richiamo della politica. Il 23 settembre 2009 il Fatto Quotidiano ha pubblicato le intercettazioni telefoniche di un’indagine della Procura di Potenza nella quale Befera si interessava per far ottenere uno sconto di decine di milioni di euro a una società amica del sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, che chiamava per perorare la sua causa. Tra i Vip in lista figurano Bobo Craxi e Adriano Panatta. Per loro si prevede un trattamento intermedio. Equitalia invita Gerit a fare i solleciti di pagamento ma “per ogni altra attività attendere istruzioni per la capogruppo”. Seguono poi l’andrologo Severino Antinori,l’attore Christian De Sica, il re del porno Riccardo Schicchi il presentatore Gianfranco Agus, per i quali si prescrive l’attivazione di procedure esecutive. Per questa differenza di trattamento tra gli uni e gli altri, certamente, ci sarà una spiegazione. Però resta la sensazione di una sorta di procedura speciale, almeno nell’attenzione della sede centrale di Equitalia per l’esito delle cartelle di vip, grandi aziende e politici. E che questa macedonia di nomi abbia come elemento comune il potere e la fama, lo si comprende da un lapsus freudiano. Alla settima riga si parla di un Dell’Utri al quale “ove già non fatto, iscrivere ipoteca su immobile in provincia di Cosenza”. Anche se poi subito si aggiunge: “per ogni altra attività attendere istruzioni capogruppo”. Il Dell’Utri che ha una casa a Praia a Mare è Alberto ma il suo nome è scritto a matita accanto a quello stampato in neretto nella lista: Marcello Dell’Utri. Comunque alla conservatoria di Cosenza l’ipoteca risulta iscritta solo nel 2000. E non da Equitalia. Inoltre nella trasmissione televisiva «Report» si citano dei fatti anomali accaduti a Frosinone, nei confronti di una grande societa` contribuente che, fino al momento della gestione dell’esattoria da parte della banca di Roma quale agente della riscossione, avrebbe accumulato un debito enorme verso l’erario; il maggiore De Luca della Guardia di finanza di Frosinone, intervistato da «Report», asseriva che il grande debitore in questione aveva gia` pagato molte decine di milioni di euro e che stava pagando il restante in modalita` rateizzata; il giornale «Il fatto quotidiano» del 13 aprile 2010 ha riportato piu` precisamente i nomi dei «privilegiati» romani per i quali dalla direzione di Equitalia ci si sarebbe rivolti alla concessionaria Gerit con una circolare, al fine di evitare che fossero sollecitati i pagamenti nei confronti di tali persone; nel medesimo articolo si cita la data della circolare, che risalirebbe al 16 ottobre 2007; nell’autunno del 2007 non esisteva neanche la norma, approvata piu` di un anno dopo, per la rateizzazione delle cartelle esattoriali e pertanto, nei casi specifici, non si puo` trattare neanche di una sollecitazione di sospensione causata dalla richiesta di rateizzazione, si chiede di sapere: se, al di la` della veridicita` o meno delle gravi notizie citate, riportate dagli organi di stampa, il Ministro in indirizzo non ritenga che sia opportuno attenuare il carattere monocentrico e autoreferenziale dell’attuale modello di governance di Equitalia SpA, nella quale, stante l’aggregazione di funzioni e di poteri su di una sola persona, si potrebbero creare problemi di imparzialita` e di rigore dei controlli, compromettendo l’importante e delicatissima funzione di tutela dell’interesse generale; se risulti che siano state comunque attivate negli ultimi anni delle procedure di controllo da parte del Ministero sull’operato di Equitalia SpA, in relazione all’adozione di criteri, da parte della stessa societa` pubblica, di assoluta imparzialita` ed equanimita` verso il trattamento dei contribuenti; se risulti che siano stati attivati negli ultimi giorni, anche a seguito delle gravi notizie riportate dagli organi di stampa, dei rapidi meccanismi di controllo in relazione alla presunta circolare del 2007 sopra citata, in quanto, in effetti, anche un solo nome di persona giuridica o fisica privilegiata nell’autunno 2007, oltre a costituire un presumibile reato penale, Senato della Repubblica – 76 – XVI LEGISLATURA 362ª Seduta Assemblea – Allegato B 20 aprile 2010 costituisce una grave violazione del criterio del rigore verso l’evasione fiscale adottato dal legislatore ed uno schiaffo a tutti i cittadini italiani che pagano le cartelle esattoriali di Equitalia SpA, essendosi attivati fermi, ipoteche e pignoramenti; se abbia provveduto ad accertare se la lista pubblicata dei contribuenti privilegiati nel 2007 sia falsa o veritiera, anche solo in parte, fermo restando che cio` costituirebbe comunque un dato irrilevante nel caso in cui i contribuenti eventualmente privilegiati nel 2007, oggi risultino in regola con i pagamenti, magari anche rateizzati; se sia o meno a conoscenza se, ad oggi, la citata grande societa` debitrice di Frosinone stia pagando regolarmente o meno all’erario quanto dovuto, anche in modalita` rateizzata, per svariati milioni di euro; se non ritenga censurabile che un dirigente di Equitalia SpA definisca come legittime, durante dichiarazioni pubbliche alla Rai, forme di «congelamento» delle cartelle esattoriali al di fuori delle sentenze giudiziarie, delle modalita` recenti di sospensioni per domanda di rateazione, e degli sgravi, anche perche´ tali affermazioni potrebbero creare sconcerto e confusione nella platea dei cittadini contribuenti. >A portarlo dentro l’mministrazione fu Vincenzo Visco. Massimo Romano quando gli fu afidato il compito di riorganizzare l’amministrazione finanziaria guidandone la trasformazione in Agenzia disse a Visco di avere uomini interni validi per tutte le principali funzioni, tranne che per una: la Riscossione. E la scelta cadde proprio su Attilio Befera. Un uomo che, raccontano i bene informati, all’inizio fece carte false per entrare nel giro dei Democratici di Sinistra. Corre voce che per mettersi in mostra lavorò per alcuni anni gratuitamente come consulente dl responsabile credito del Partito. Fu presentato al ministro delle Finanze da Lanfranco Turci, uomo delle Cooperative rosse. Befera si fece apprezzare soprattutto dall’entourage di Visco per la capacità di proporre soluzioni e risolvere i problemi con rapidità. Ma la sua fortuna arrivò con il ritorno di Tremonti a via venti settembre. Tremonti taglia la testa dell’Agenzia cacciando Massimo Romano e Villiam Rossi, il brillante capo dell’accertamento. Al loro posto arrivano Raffaele Ferrara e Marco Di Capua. I due conoscono poco la macchina e allora Befera si mette al loro servizio. Lavora sodo, conquista la loro fiducia e piano piano anche quella di Tremonti. Studia e predispone il progetto di riportare sotto il Tesoro la Riscossione, che era stata appaltata a società esterne all’amministrazione, principalmente di emanazione bancaria. Nasce cosi Riscossione Spa,che poi diventa Equitalia, e Befera ne diventa il capo indiscusso. A nominarlo è ancora una volta Visco, nel frattempo tornato alle Finanze con il governo Prodi e Padoa-Schioppa al Tesoro. Befera cerca di riposizionarsi ma i rapporti con Romano non sono più quelli di un tempo. Cerca sponda con gli uomini vicino a Visco ma la sua capacità di fare piroette viene guardata con sospetto. Befera comunque è sempre rapidissimo nel riposizionarsi e appena vede che il governo Prodi comincia a perdere colpi riannoda i rapporti con Tremonti e i suoi uomini, per la verità mai tralasciati. Fa anche qualche passo falso durante la prima crisi del governo Prodi, e se non fosse arrivata la crisi il suo ruolo sarebbe stato ridimensionato. Prodi comunque non regge e col ritorno di Tremonti Befera viene scelto per guidare l’Agenzia delle Entrate. Ed in questa nuova veste, di capo dell’Agenzia e contemporaneamente di Equitalia dove mantiene la carica di presidente e ha piazzato suoi uomini nelle caselle chiave, che taglia tutto il gruppo dirigente dell’Agenzia scelto da Romano e che aveva superato indenne i 5 anni della gestione Ferrara. Befera dimostra tutta la sua efficienza nel raggiungere l’obiettivo di sbarazzarsi di validissimi dirigenti che avevavo l’unico torto di essere stati nominati dal suo predecessore. Utilizzando le cosiddtte norme Brunetta sul pensionamento per chi aveva raggiunto l’età pensionabile e grazia ad una norma introdotta ad hoc da Tremontiche prevede lo spostamento dei dirigenti tra le varie Agenzie attua una operazione mai vista nella Pa.
Befera, spietato con i poveracci, servo con i politici
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