Per il segretario della sigla sindacale, l’inefficienza dell’attuale modello organizzativo è tra le cause di Mafia Capitale, crack Parmalat, Mose e dei roghi umani a Prato.
Una “tragedia greca” per tenere in vita un modello illegittimo, illegale e incostituzionale. Giancarlo Barra torna alla carica sulla questione dei funzionari incaricati. E in una relazione, depositata in occasione del seminario istituzionale del 20 luglio scorso, lancia un nuovo j’accuse contro l’Agenzia delle entrate. Il Segretario generale di Dirpubblica – la sigla sindacale che in questi anni ha fatto più volte ricorso contro i concorsi banditi dalle agenzie fiscali- se la prende con Rossella Orlandi e tutti quei “personaggi che oltre al ‘magnificat’ del sistema agenziale” hanno “presentato uno scenario tipico della città assediata, affermando che senza l’attuale sistema ci sarebbe un diluvio per le entrate dello Stato e per lo Stato stesso”. Versando lacrime di coccodrillo, prosegue Barra, hanno sostenuto che “l’interesse primario sarebbe il benessere del personale al quale, attraverso l’attuale sistema, verrebbe garantito uno sviluppo di carriera”.
“Nessuno ha parlato di una vera riorganizzazione delle Agenzie, di poteri restituiti all’Organo di controllo (MEF), di una nuova visione del Fisco”, scrive Barra, ma anzi “tutti si sono adoperati in un peana vago e vacuo delle due Agenzie presenti e delle Entrate in particolare, qualcuno, che evidentemente non aveva nulla da dire in materia, ha solo sollecitato una rapida soluzione della situazione attuale, come se tutte le criticità del Fisco italiano risiedessero solo nel risolvere il problema dei dirigenti defenestrati”. Eppure, “se il modello agenzie fosse uno splendore oggi, dopo quindici anni di sperimentazione, non staremmo qui a discutere della più grave crisi cui sia incorsa un’amministrazione dello Stato”.
“Al modello ministeriale, burocratico e gerarchizzato”, continua nell’invettiva Barra, “ è succeduto un modello illegale e incostituzionale”, che nonostante le sentenze di annullamento del Tar Lazio “ha continuato colpevolmente a porre a rischio il proprio operato e quello dell’Erario con ulteriori nomine e senza predisporre un piano alternativo di soluzione, una volta acquisito anche il giudizio costituzionale”.
Quanto all’autonomia organizzativa sbandierata dall’Agenzia, Barra sentenzia: “il sistema non ha affatto valorizzato il personale, ma lo ha diviso e precarizzato”. Prova ne è “la stessa vicenda dei funzionari incaricati di funzioni dirigenziali illegittime i quali, da un giorno all’altro, per precise responsabilità delle amministrazioni, sono stati retrocessi e privati dello stipendio in godimento; ciò per non parlare del limbo cui sono stati confinati tutti gli altri 60.000 addetti negando loro, intenzionalmente, ogni legittima aspettativa di progresso”.
Non solo. Per Barra l’inefficienza del modello organizzativo sarebbe tra le concause “dei grandi eventi evasivi che hanno sconvolto la borsa e l’economia nazionale, dal crack Parmalat alle Cooperative di Mafia Capitale transitando per il Monte dei Paschi di Siena, l’Expo e il Mose” e in cui “l’Agenzia delle Entrate è stata assente”. In mezzo, Barra ci infila pure “i casi eclatanti i schiavitù a Rosarno e i roghi umani a Prato” frutto delle mancate “azioni di prevenzione sul fronte del lavoro nero”.
In questo scenario “la corruzione interna non è stata debellata mentre il binomio Agenzia Entrate – Equitalia è divenuto sinonimo di vessazioni e oppressioni” e nel frattempo “il cittadino medio ha perduto ogni fiducia nel sistema” come dimostra “il collasso subito dalla tax compliance”.
Tutte considerazioni che portano Barra a concludere “che il sistema agenzie costituisce, non solo un ostacolo allo sviluppo di corrette relazioni fra cittadini e istituzioni e quindi di progresso, ma comporta un vero e proprio pericolo per l’ordinamento democratico del nostro Paese”.













