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lunedì 14 Luglio 2025
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Corte Conti, lotta evasione, grave abolire elenco clienti-fornitori

Utili sistemi fatturazione elettronica e tracciabilità pagamenti. E sui costi sostenuti dai contribuenti per l’adempimento: non hanno superato i 150 euro nei casi delle imprese di piccole dimensioni.

Ricadute gravemente negative. Le ha avute l’abolizione degli elenchi telematici clienti e fornitori nel 2008 secondo la Corte dei Conti che ha esaminato la relazione concernente l’attività di controllo fiscale basata sull’impiego degli elenchi e sulle altre tipologie di incroci utilizzate dall’amministrazione. Per la Corte solo sistemi di fatturazione elettronica e di tracciabilità dei pagamenti possono consentire un’efficace azione di contrasto. “In particolare, sono risultati evidenti i positivi effetti che gli elenchi telematici clienti e fornitori hanno avuto sull’adempimento spontaneo negli anni 2006-2007 e – rileva la magistratura contabile – al contrario, le ricadute gravemente negative prodotte dalla loro ingiustificata abolizione nel 2008”. Secondo la Corte infatti i dati disponibili dimostrano il rilevante impatto che le misure hanno avuto sulla tax compliance per la diversa evoluzione dei volumi d’affari dichiarati e dell’Iva versata rispetto alle variazioni intervenute nello stesso arco temporale osservato nel Pil e nei consumi totali misurati dall’Istat. Risulta dunque evidente, secondo la magistratura contabile, l’esigenza di sviluppare il sistema degli incroci delle informazioni, soprattutto mediante l’adozione di strumenti qualila fatturazione elettronica e i sistemi di pagamento tracciato che consentano una tempestiva utilizzazione da parte dell’amministrazione finanziaria di dati fiscalmente rilevanti. L’analisi svolta suggerisce la necessità di un’evoluzione della strategia di contrasto all’evasione, per attribuire massimo rilievo alla fase dell’adempimento spontaneo, utilizzando anche qui e non solo durante l’accertamento, il vasto patrimonio informativo di cui l’amministrazione oggi può disporre, a partire dai dati relativi ai rapporti con i clienti e i fornitori e da quelli relativi ai rapporti finanziari. 
La relazione sottolinea con particolare forza l’esigenza di maggiore stabilità del quadro normativo, per evitare che il susseguirsi di interventi poco meditati impedisca all’amministrazione la necessaria continuità di azione e l’efficace impiego delle risorse informatiche.

Valutazione degli effetti degli elenchi clienti e fornitori sulla tax compliance. Gli ultimi due capitoli dell’analisi portano a testimonianza dati ben precisi per dimostrare i rilevanti effetti positivi che gli elenchi “clienti e fornitori” hanno avuto ai fini dell’emersione della base imponibile nel limitato periodo di operatività dell’obbligo. Secondo i calcoli della Corte dei Conti nell’anno d’imposta 2005 il volume d’affari dichiarato ai fini Iva dai soggetti in regime normale è stato di 2.868 miliardi di euro. Nell’anno 2006, primo anno di introduzione degli elenchi per i soggetti in regime contabile ordinario, il volume d’affari dichiarato, sempre per il regime Iva normale, è salito a 3.150 (+9,84%). Nell’anno 2007, anno di completa applicazione degli elenchi, è ulteriormente salito a 3.349 miliardi (+6,30%). Nell’anno 2008, nel quale a metà anno è intervenuta la soppressione dell’obbligo di invio degli elenchi, si è rimasti a 3.371 miliardi (+0,68%) con una variazione nominale in aumento inferiore al tasso di inflazione. Ma nel 2009 il volume d’affari dichiarato si è drasticamente ridotto a 2.971 miliardi (-11,86% rispetto all’anno precedente). Secondo la Corte risulta evidente dunque la forte crescita del volume d’affari dichiarato negli anni 2006 e 2007, in corrispondenza al periodo di operatività degli elenchi clienti e fornitori. Il risultato è lo stesso anche tenendo conto anche dell’introduzione del nuovo regime fiscale per i contribuenti con un ridotto volume di ricavi o compensi (c.d. contribuenti minimi), che non assume rilievo ai fini Iva, dell’abrogazione del regime dei contribuenti minimi in franchigia e infine considerando da un lato l’andamento dell’economia nazionale e dall’altro l’effetto delle altre misure di contrasto all’evasione fiscale che hanno accompagnato, nel luglio 2006, l’introduzione dell’obbligo di presentazione degli elenchi clienti e fornitori. Anche le variazioni intervenute nel volume d’affari dichiarato nel periodo 2005-2009 e nell’Iva rilevata nel bilancio dello Stato risultano sensibilmente difformi da quelle intervenute nel Prodotto Interno Lordo e nella Spesa Totale stimata dall’Istat e inducono, secondo l’analisi, a ritenere che nel periodo di vigenza dell’obbligo di presentazione degli elenchi clienti e fornitori si è avuto un netto incremento della tax compliance.

I costi di adempimento richiesti ai contribuenti. Il tema dei costi di adempimento connessi all’obbligo di predisposizione e trasmissione dei dati riepilogativi relativi ai rapporti intrattenuti con i clienti e i fornitori è stato spesso un argomento segnalato da coloro che si sono opposti alla sua introduzione. La magistratura contabile sottolinea però come vada considerato che gli adempimenti contabili e fiscali vengono da tempo assolti mediante appositi software gestionali in uso alle aziende o agli intermediari che li assistono. Pertanto, la trasmissione degli “elenchi clienti- fornitori” ha comportato generalmente l’implementazione delle applicazioni già utilizzate per la tenuta della contabilità. Per questo la Corte sottolinea come gli oneri sostenuti dai contribuenti per l’adempimento siano stati, nell’ordinarietà dei casi, di entità marginale e, qualora non siano ricompresi nel costo complessivo di tenuta della contabilità, come spesso accade, non superino, nei casi delle imprese di piccole dimensioni, i cento/centocinquanta euro. Tutto ciò è suffragato, del resto, anche dalle tariffe professionali previste per le attività dei dottori commercialisti che erano in vigore per gli anni 2006 e 2007, in base alle quali per la redazione di ciascun elenco il compenso previsto era pari a 10,33 euro, oltre a oneri accessori, e per ogni dieci righe compilate di ciascun elenco il compenso previsto era di 5,16 euro, oltre a oneri accessori. Tuttavia, in alcuni casi, si ha notizia di isolate richieste di compensi maggiori per attività marginali, richieste che appaiono scarsamente giustificate in relazione all’impegno professionale e tecnico effettivamente necessario.

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