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venerdì 2 Maggio 2025
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Corte dei Conti: con recupero evasione coperture incerte. Cuneo fiscale frena l’economia

“Le difficoltà di verifica in sede di consuntivo inducono cautela nell’utilizzare i proventi delle misure di contrasto all’evasione fiscale per loro natura incerti, per finanziare maggiori spese o riduzioni d’entrata certe”. Lo dice il presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarfizzi, alla presentazione del rapporto 2017 sul coordinamento della finanza pubblica.
Nel percorso di risanamento dei conti pubblici, è “rilevante il contributo previsto dalle misure di contrasto all’evasione. Oltre il 55% del maggior gettito atteso da tutte le manovre dell’ultimo decennio è legato, spiega il rapporto, a lotta all’evasione, anticipazioni di gettito e da giochi e lotterie. Si tratta tuttavia, ammonisce la Corte, nel caso delle ultime due, di “misure che sembrano replicabili con difficoltà (quanto meno con le stesse dimensioni) nei prossimi anni. Per i giochi, infatti, i risultati più recenti sembrano evidenziare la relativa saturazione del settore e una tendenza alla diminuzione della resa media, in termini di utili netti per l’erario, onde poter fronteggiare l’aumento della quota delle spese corrisposte per vincite e spese di gestione. Quanto alle anticipazioni di entrata, se ampliate ed estese nel tempo, potrebbero finire per alterare i meccanismi impositivi, con il rischio di intaccare il gettito futuro”. L’esposizione tributaria in Italia più alta rispetto alla media del resto dell’Europa non aiuta il contrasto all’economia sommersa e la lotta all’evasione, sostiene ancora la Corte dei Conti nel suo Rapporto. Secondo i magistrati contabili, infatti, “il cuneo fiscale, riferito alla situazione media di un dipendente dell’industria, colloca al livello più alto la differenza fra il costo del lavoro a carico dell’imprenditore e il reddito netto che rimane in busta paga al lavoratore: il 49% prelevato a titolo di contributi (su entrambi) e di imposte (a carico del lavoratore) eccede di ben 10 punti l’onere che si registra mediamente nel resto d’Europa”. Inoltre, “anche i costi di adempimento degli obblighi tributari, che il medio imprenditore italiano è chiamato ad affrontare, sono significativi: 269 ore lavorative, il 55% in più di quanto richiesto al suo competitore europeo”, si legge ancora nel rapporto. “Guardando poi alla tenuta del sistema tributario – scrive la Corte dei Conti – se è indubbio che la politica fiscale ha impresso forti accelerazioni alla dinamica delle entrate, non sembra che essa si sia mostrata efficace nel rafforzarlo strutturalmente: in modo da sottrarlo ai vincoli che spingono a ricercare nuove fonti di gettito e, al contempo, porre i presupposti per una redistribuzione del prelievo nel quadro di una riduzione della pressione fiscale complessiva”.

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