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sabato 5 Luglio 2025
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Corte dei conti: nel 2024 verifiche sostanziali solo sull’1,42% dei contribuenti a rischio, un controllo ogni 70 anni

Su oltre 9 milioni di contribuenti classificati dall’Agenzia delle Entrate con il sistema “Radar” come “a maggior rischio”, le verifiche sostanziali effettuate nel 2024, al di fuori dai semplici controlli automatizzati, hanno riguardato solo 129.086 soggetti, pari all’ 1,42% della platea totale. La percentuale corrisponde alla probabilità di ricevere un accertamento fiscale in un anno, ma indica anche la possibilità per l’Erario di effettuare solo un controllo su ciascuno dei contribuenti segnalati nell’arco di 70 anni.  Una performance che non si discosta dall’1,3% del 2023. E’ questo lo scenario desolante della sconfitta storica imposta allo Stato dalla politica nella lotta all’evasione in Italia, delineato anche quest’anno dalla Relazione sul rendiconto generale dello Stato presentata dalla Corte dei Conti.

La riscossione coattiva riesce a mettere le mani su appena tre euro ogni 100 di evasione accertata nell’anno di competenza. Numeri che, per la Corte dei Conti, sono “sconfortanti” perché il recupero ex post si rivela “ciclopico negli sforzi organizzativi quanto avaro nei risultati finali”.

La frequenza delle verifiche reali, secondo la Corte dei Conti, continua a essere “davvero troppo bassa” rispetto all’”ampiezza dei fenomeni evasivi che caratterizzano il funzionamento del sistema fiscale del Paese. Nonostante l’ingente mole di dati a disposizione del Fisco tramite i sistemi informativi, il ricorso all’accertamento sintetico (il noto redditometro) e alla collaborazione dei Comuni all’attività di accertamento erariale è ancora “marginale”.

Le possibilità di ricevere controlli oscilla vicino allo zero per diverse categorie. I più lontani dalle verifiche reali sono agricoltori e pescatori, controllati solo in tre casi ogni mille (4.043 su 1,41 milioni di soggetti) nel 2024. Ma il rischio è praticamente nullo anche per le famiglie con colf e badanti, dove la frequenza dei controlli si attesta a un irrisorio 0,5%.

La prospettiva di un’ispezione cresce in modo quasi impalpabile per le imprese. Le più “osservate” con un tasso di verifiche al 2,9% sono quelle attive nei servizi locali, idrici e di raccolta rifiuti. Per il settore della manifattura, si è registrato un leggero incremento dei controlli, passati dal 2,2% al 2,3%, con 12.765 aziende sotto la lente del Fisco.

La relazione non si occupa ancora del concordato preventivo biennale, ma illumina alcuni successi delle lettere di compliance, che hanno portato a incassi per 2,2 miliardi (più sanzioni e interessi). Il grosso del recupero, tuttavia, continua a provenire dai controlli automatizzati di liquidazione (cioè sulle imposte dichiarate ma non versate), aumentati del 5,3% e sostanzialmente concentrati su errori e omissioni dei contribuenti nelle dichiarazioni dei redditi.

La robusta impunità assicurata dall’inefficienza della macchina pubblica messa in condizione di non nuocere sfocia in numeri impietosi sul fronte della riscossione e delle ricorrenti sanatorie cui si ricorre regolarmente con l’obiettivo, ampiamente fallito, di rinvigorire le casse dello Stato. L’ennesima conferma  arriva dall’esito della rottamazione-quater, che ha perso per strada ben 11,2 miliardi di euro di rate scadute e non versate, pari al 49% del target totale. Ancora peggio va alle liquidazioni e controlli automatizzati, dove i mancati versamenti superano l’80% dell’accertato.

Di quel che arriva in cassa con la riscossione ordinaria, il 45,4% è oggetto di richieste di rateizzazione dei debiti iscritti a ruolo. La Corte dei Conti evidenzia un altro paradosso: molte di queste richieste di rateazione sono collegate a omessi versamenti rilevati dalle liquidazioni automatizzate. La conseguenza è che l’agente della riscossione finisce di fatto per trasformarsi in un ente di concessione di credito agevolato, ma con una differenza sostanziale rispetto alle banche e alle finanziarie: lo Stato non chiede garanzie e non effettua valutazioni preventive sulla solvibilità del debitore, che spesso si dilegua in attesa del prossimo condono.

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