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giovedì 1 Maggio 2025
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Dall’Ocse le regole di applicazione per la minimum tax globale (Il Sole 24 Ore)

Gli standard approvati potranno diventare diritto interno ma senza conflitti

Base di calcolo uniforme saranno i conti finanziari con le «rettifiche necessarie»

ALESSANDRO GALIMBERTI

All’esito dell’accordo politico dello scorso G20 di Roma – 137 Paesi firmatari della riforma fiscale delle multinazionali – l’Ocse ha pubblicato le regole tecniche di applicazione del cosiddetto Pillar Two, regole che secondo il paper licenziato ieri «possono tradursi in diritto interno» degli Stati contraenti. Lo sforzo dei tecnici dell’Ocse, che è poi lo scopo politico dell’operazione internazionale, è volto ad armonizzare per quanto possibile tutti i regimi fiscali, a cominciare dalle regole di ingaggio con il Gilti americano (intangibles) che «coesisterà con le regole GloBE» di matrice Ocse. Quanto all’effettiva operatività delle regole emanate ieri (il primo gettito della minimum tax è atteso per il 2023, con stime di raccolta molto ottimistiche attorno ai 150 miliardi di dollari) ci saranno «tempi concordati e modi coordinati» per garantire «parità di condizioni». Tra i vari aspetti trattati nelle 45 pagine del documento, spiccano le regole per calcolare l’aliquota fiscale effettiva (Etr) in ogni giurisdizione in cui opera la multinazionale, passaggio che «richiede in primo luogo un calcolo del reddito e, in secondo luogo, il calcolo dell’imposta su tale reddito». La base comune è comunque il reddito (o la perdita) evidenziata nei conti finanziari, perché base «armonizzata in tutte le giurisdizioni» pur con i necessari aggiustamenti per «allineare meglio» i conti finanziari con le finalità fiscali. La minimum tax incide sul reddito, definito in modo «coerente e flessibile in un’ampia gamma di sistemi fiscali», ma non include le imposte non basate sul reddito come le indirette, le imposizioni sui salari e sulla proprietà. Sono previste regole per allocare le imposte sul reddito che vengono addebitate come ritenuta alla fonte o a seguito dell’applicazione del regime Cfc (controlled foreign companies). Ampia parte del paper è dedicato alle regole per affrontare le differenze temporali di imputazione, quando il reddito o la perdita sono riconosciuti in anni diversi dalla contabilità finanziaria e da quella fiscale, per evitare che l’imposta minima sia dovuta solo causa di differenze temporali di imputazione appunto. La minimum tax avrà un’aliquota worldwide del 15% e riguarderà, come noto, solo le multinazionali con un fatturato superiore a 750 milioni di euro nel consolidato. L’importo dell’imposta complementare dovuta sarà quindi pari alla differenza tra l’aliquota minima globale del 15% e l’effective tax rate pagato nella giurisdizione “di favore”.

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