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sabato 12 Luglio 2025
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Grecia, ok al piano di austerity di Tsipras. Hollande: “proposte serie e credibili”

Strette fiscali, qualche taglio e riforma delle pensioni: a pochi giorni dal referendum sull’austerità, il Parlamento ellenico dà il via libera al pacchetto di misure proposto da Tsipras per convincere Bruxelles a erogare nuovi prestiti.

Stop a sconti fiscali per isole greche e agricoltori, via libera all’aumento dell’Iva e stretta su imprese, beni di lusso e gioco d’azzardo. Un pacchetto da quasi 13 miliardi, pari a circa il 7,2% del Pil ellenico: è un piano pesantissimo quello presentato da Tsipras al Parlamento greco, che ieri ha votato l’ok alle misure al termine di una discussione in aula durata fino a tarda notte. Persino più pesante di quello da 8,5 miliardi proposto dai creditori il 26 giugno, prima che il premier greco facesse marcia indietro per indire il referendum. Ora la palla passa all’Eurogruppo, che si riunirà quest’oggi per valutare il piano di Atene. Nonostante le posizioni contrarie dei paesi nordeuropei e le resistenze del Parlamento tedesco filtra un certo ottimismo sulla chiusura dell’accordo, che significherebbe per la Grecia un nuovo prestito triennale da 53,5 miliardi e l’accesso a 35 miliardi di fondi strutturali e agricoli dell’Ue. Meno probabile, invece, che l’Ue accetti l’haircut sul debito chiesto da Tsipras.

Austerity in salsa greca. Quel che è certo è che, tra mix di strette fiscali e qualche taglio, il piano di Atene è quasi la fotocopia di quello messo nero su bianco prima del referendum. Praticamente assenti le riforme strutturali, eccetto quella sulle pensioni la cui attuazione è però rinviata al 2022. L’obiettivo di bilancio è quello di un avanzo primario all’1 per cento quest’anno, al 2% nel 2016 e al 3% nel 2017, da conseguire attraverso un corposo aumento di gettito. Derivante, anzitutto, dall’imposta sul valore aggiunto. Il programma di Syriza punta su una diversificazione delle aliquote Iva: al 6% per medicinali, libri e spettacoli; al 13 per cento per energia, alberghi, prodotti alimentari freschi o di prima necessità; al 23% per i generi alimentari lavorati e per il comparto della ristorazione. Cancellato lo sconto del 30% sulle aliquote Iva riservato alle isole (eccetto quelle più remote), così come viene meno il sussidio sul gas da riscaldamento e per il carburante delle macchine agricole. Persino l’industria marittima è chiamata in causa, con l’aumento dell’imposta sul tonnellaggio a carico degli armatori. A seguire, sale dal 26 al 28 per cento l’aliquota del reddito d’impresa per un gettito aggiuntivo potenziale di 130 milioni di euro, con in aggiunta una nuova imposta sulla pubblicità in tv.

Nel programma rientra poi una rimodulazione all’insù delle aliquote dell’imposta sulla casa (l’Enfia) e un aggravio dal 10 al 13% su beni di lusso con effetto retroattivo al 2014. Ok anche all’aumento del prelievo sul gioco d’azzardo. Sul versante dell’apparato statale, Atene promette una riforma della Pa che adegui le retribuzioni in base a performance, competenze e responsabilità; un taglio alla difesa pari a 100 milioni nel 2015, 200 nel 2016 (contro i 400 chiesti da Bruxelles) e infine l’istituzione di un’Agenzia delle entrate autonoma. Meno chiaro il programma sul mercato del lavoro, su cui l’Ue chiede interventi decisi in materia di contrattazione collettiva e lotta al lavoro nero. Sul lato delle privatizzazioni, invece, Tsipras si impegna a procedere con la vendita dei porti del Pireo e di Salonicco, oltre ad alcuni aeroporti regionali, entro ottobre 2015. Alla voce interventi strutturali compare il progetto di liberalizzare il settore dei trasporti e delle autostrade e, soprattutto, la riforma pensionistica, che rinvia al 2022 l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. Nell’immediato si ipotizza invece un aumento dal 4 al 6% del contributo sanitario da applicare a tutte le pensioni, comprese quelle più basse alle quali sarà tolto il contributo di solidarietà (Ekas) in maniera progressiva entro il 2019.

Il nodo realizzabilità. Il pacchetto di misure varato dal Governo va nella direzione tracciata dai creditori, ai quali però spetterà l’ultima parola. Al netto dei pareri positivi incassati da Hollande, che ha definito «serie e credibili» le proposte di Syriza, e Padoan («un passo in avanti» ha detto ieri il numero uno del Mef), non tutto l’Eurogruppo è compatto verso il sì. Alcuni, in particolare i paesi dell’est Europa, sostengono che il programma non sia sufficiente; altri, come il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem, aspettano di verificare se «le misure sono buone e se i numeri tornano» prima di sbilanciarsi. Il nodo è la realizzabilità del piano, perché a ulteriori inasprimenti fiscali non è detto che corrisponda un aumento del gettito.

Soprattutto alla luce degli ultimi dati sulla raccolta fiscale: nel maggio scorso le entrate sono state inferiori di circa un miliardo rispetto agli obiettivi di bilancio, a conferma di un trend iniziato nel dicembre scorso, quando a ridosso delle elezioni politiche l’Agenzia delle entrate ellenica informò del crollo del 20% del gettito rispetto al mese precedente. Secondo gli analisti il crollo del gettito, che ha fatto evaporare velocemente l’avanzo primario soffertamente accumulato in questi anni di crisi, potrebbe essere dipeso dalle aspettative dei cittadini greci, i quali, convinti di stare con un piede fuori dall’Ue, avrebbero smesso di pagare le tasse. Così come è problematica la revisione delle aliquote dell’Enfia, l’Imu greca, visto che ad oggi solo il 20% delle case sono registrate nel nuovo catasto.

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