di Lelio Violetti
La tassazione in Danimarca è la base per sostenere lo stato sociale e assicurare a tutti i cittadini pari accesso
ai servizi finanziati con l’imposizione fiscale.
Il settore pubblico eroga servizi per:
‒ la sanità affinché tutti siano curati quando sono ammalati;
‒ il lavoro per supportare chi è disoccupato;
‒ la scuola per garantire pari opportunità d’istruzione;
‒ l’informazione e la crescita professionale (biblioteche e media);
‒ l’ordine pubblico e la difesa del territorio.
Tutti i danesi usufruiscono del settore pubblico e tutti debbono contribuire a finanziarlo. Le entrate fiscali
sono impiegate per sussidi sociali, pensioni statali, assegni familiari e per scuole, ospedali, biblioteche e
polizia. Il sistema fiscale danese è progressivo e questo vuol dire che più è alto il reddito e più alte sono le
tasse. In Danimarca non si deve pagare per andare a scuola, in ospedale, dal dottore, ecc. A tal fine la
Danimarca ha un ministro delle Finanze e delle proprie leggi fiscali.
Il sistema fiscale è gestito da un’agenzia (Skattestyrelsen) che riceve telematicamente la gran parte delle
informazioni necessarie a calcolare le imposte dovute dai cittadini contribuenti.
Le informazioni sono fornite all’Agenzia obbligatoriamente da:
‒ i datori di lavoro sulle retribuzioni dei dipendenti;
‒ le banche su eventuali interessi attivi e passivi;
‒ i fondi di disoccupazione e i sindacati sui pagamenti dell’iscrizione, ecc.
Il cittadino riceve ogni anno un resoconto fiscale, in pratica la sua dichiarazione, con tutti i dati forniti dagli
enti terzi e già conosciuti dall’Agenzia che, nella stragrande maggioranza, approva così come gli è stato
trasmesso o, in alternativa, fornisce di ritorno le poche informazioni errate, mancanti o da aggiornare.
Le imposte pagate dalle persone fisiche si dividono in dirette ed indirette.
Le imposte dirette sono (il cui funzionamento è sintetizzato sul sito dell’agenzia fiscale danese
https://www.skat.dk/ con una semplicissima tabella):
‒ quella che va allo stato (imposta statale) sul reddito con aliquote uguali su tutto il territorio in base
all’importo; all’imponibile nel 2021 si applicano due aliquote, la “Bottom-bracket tax”, pari al
12,11% fino a 544.800 DKK (73.266 €) di reddito e quella del 15%, “Top-bracket tax”, ai redditi
imponibili d’importo superiore;
‒ quella che va ai comuni in cui si risiede in percentuale fissa del reddito ma con aliquota variabile da
comune a comune; la media nel 2020 è stata pari 24,97%;
‒ un contributo al mercato del lavoro pari nel 2021 all’8% del reddito da parte di tutti i lavoratori
dipendenti per finanziare le spese dello stato in questo settore, dalla disoccupazione alla malattia,
al congedo di maternità/paternità; il contributo non contribuisce all’imponibile ed è quindi dedotto
dal reddito prima del calcolo dell’imposta;
‒ quelle derivanti dal possesso di azioni (dividendi e capital gains) al cui imponibile si applicano nel
2021 due aliquote, quella del 27% fino a 56.500 DKK (7.605 €) e del 42% per importi superiori;
‒ quella per finanziare la Chiesa Luterana; questa tassa è facoltativa e l’aliquota è variabile da
comune a comune;
‒ quella sul valore della proprietà che va ai comuni ed è gestita da una Agenzia nazionale, Danish
Property Assessment, e riguarda la proprietà di tutti gli immobili; i valori catastali che fanno da base
imponibile sono aggiornati ogni due anni alternativamente un anno gli immobili residenziali un
anno quelli destinati ad attività economiche; le aliquote nel 2021 sono 0,92% fino a 3.040.000 DKK
(408.829 €); 3,00% al disopra di tale importo; ci sono delle agevolazioni per i proprietari singoli,
coppie e pensionati; c’è infine anche una imposta fondiaria che va sempre ai comuni.
Contribuiscono all’imposta personale diverse tipologie di reddito:
‒ gli stipendi o i salari dei lavoratori dipendenti, compresi i benefit tipo le auto aziendali, i cellulari,
ecc.;
‒ le pensioni;
‒ redditi derivanti da attività di lavoro autonomo calcolato come per le società prendendo
a base la differenza fra ricavi e costi;
‒ gli interessi sui depositi bancari o quelli derivanti da partecipazione all’impresa.
Sono imposte indirette: l’Iva con un’aliquota nel 2021 del 25% senza aliquote ridotte; le accise; le imposte
doganali e una “green tax” che grava su benzina, petroli, inquinamento ecc.
Nell’imposta personale esistono le seguenti deduzioni (importi relativi al 2021):
‒ tutti i contribuenti hanno diritto ad un importo esente che per chi ha più di 18 anni è pari a 46.700
DKK (6.280 €) e per chi ha un’età uguale o inferiore ai 18 anni e di 36.900 DKK (4.962 €); le coppie
possono trasferire dall’uno all’altro coniuge la quota di esenzione non utilizzata;
‒ chi è soggetto al contributo per il mercato del lavoro (lavoro dipendente) o chi partecipa ai
guadagni dell’attività (lavoro autonomo) spettano due deduzioni: la prima, definita “employment”,
relativa all’impiego pari al 10,60% del reddito imponibile fino ad un massimo di 40.600 DKK (5.460
€); la seconda, definita “job”, quando il reddito imponibile è superiore a 200.300 DKK (26.937 €) la
deduzione è pari al 4,50% con un massimo di 2.600 DKK (350 €);
‒ I genitori singoli hanno diritto ad una agevolazione aggiuntiva pari al 6,25% fino a 23.400 DKK
(3.147 €);
‒ due diverse per il mantenimento della casa; la prima riguarda il costo del lavoro dei domestici
impiegati come collaboratori familiari fino ad un massimo di 12.800 DKK (1.721 €) e la seconda il
costo dei servizi fino ad un massimo di 6.400 DKK (861 €);
‒ le indennità di licenziamento sono esentasse fino ad 8.000 DKK (1.076 €);
‒ per il lavoro dipendente esistono poi delle deduzioni specifiche per il reddito dei benefit (auto,
cellulare, computer, ecc.) per chi viaggia (spese di alloggio e per i pasti) e per le altre spese legate
alla produzione del reddito da lavoro dipendente, per queste ultime l’importo da richiedere deve
essere superiore a 6.500 DKK (814 €).;
‒ spese per il mantenimento dei figli con limiti a seconda del loro numero;
‒ i contributi pensionistici fino a 53.800 DKK (7.235 €).
In Danimarca c’è un tetto fiscale pari al 52,06% del reddito che non deve essere superato dalla somma delle
imposte personali più quelle locali. Il contributo al mercato del lavoro e le tasse ecclesiastiche sono esclusi.
Il confronto
In Danimarca la progressività si basa su una fascia esente (un’area non tassata) fino a 6.280 € per chi ha più
di 18 anni e su due aliquote 12,11% fino a 73.266 € e 15% per imponibili superiori che divengono,
considerando le aliquote locali, mediamente 37,08 % e 39,97%.
Rispetto al nostro sistema i maggiori pregi di quello danese sono la trasparenza fra ciò che un cittadino
versa e come lo stato impiega la sua contribuzione e la semplicità normativa ed organizzativa che riduce
l’adempimento del contribuente a poco più che una approvazione di quanto a lui trasmesso dall’Agenzia
delle entrate.
Se mettiamo a confronto con la nostra realtà la gestione fiscale danese ci rendiamo immediatamente conto
della complessità a cui è giunto il nostro sistema che impegna ogni anno per la
dichiarazione dei redditi dei contribuenti più comuni, lavoratori dipendenti e pensionati, decine di migliaia
di persone fra professionisti ed addetti all’assistenza nonché sottrae tempo e risorse ai contribuenti stessi.
Un costo del sistema che in Danimarca è sconosciuto.
Come evidenziato nelle tabelle 2-4, probabilmente a livello d’imponibile la nostra progressività,
pur avendo una gobba fra 30.000 € e 50.000 €, è migliore e più omogenea. A parte questa considerazione le
due curve sono abbastanza simili e penalizzano i redditi medi favorendo quelli alti.
Al contrario della nostra curva nel sistema danese le poche agevolazioni ne influenzano poco l’andamento.
Comunque, in prima approssimazione, si può affermare che il livello di tassazione in Danimarca è piuttosto elevato e la progressività incide soprattutto sui redditi medio bassi e, quindi, il sistema è poco esportabile
nella nostra situazione anche se bisogna tener conto che l’elevata tassazione sui redditi da lavoro è
accompagnata da una tassazione, altrettanto elevata, sui redditi da capitale e sulle proprietà immobiliari.
Le qualità del sistema danese che sarebbero da prendere in considerazione per riformare il nostro sistema
sono: la chiarezza degli obiettivi della tassazione, la semplicità dei meccanismi di applicazione dell’imposta
e la combinazione delle diverse imposte che gravano sia sui redditi che sul patrimonio.