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sabato 3 Maggio 2025
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Le armi spuntate del fisco contro l’evasione fiscale

La sospensione dall’iscrizione all’albo del professionista per la mancata emissione della fattura sembra una misura semplice ed esemplare, ma di fatto è impossibile da applicare.

Di Oreste Saccone

Per combattere l’evasione fiscale il governo fa la voce grossa con gli avvocati, i medici, gli ingegneri e gli altri iscritti in albi o ordini professionisti evasori. La manovra anticrisi dispone che se sono contestate nel corso di un quinquennio quattro distinte violazioni dell’obbligo di emettere la fattura o la ricevuta fiscale il professionista colto in fallo viene sospeso automaticamente dall’iscrizione all’albo o all’ordine per un periodo che va tre giorni ad un mese. In caso di recidiva, poi, viene prevista una misura molto più dura: la sospensione va da un minimo di quindici giorni ad un massimo di sei mesi (art. 12, c. 2-quinquies, d.lgs. 471/97, inserito dall’art. 2, c. 5, d.l. 138/2011).

Detto così tutto sembra filare liscio, se non fosse che le quattro violazioni – dice la norma – devono essere “compiute in giorni diversi”. Ciò vuol dire che se l’agente del fisco scopre che nella stessa giornata quattro clienti dello studio professionale Alfa hanno pagato la prestazione senza ricevere la fattura, ai fini della successiva sospensione la violazione è una sola. Verrebbe spontaneo pensare che, applicando la volontà del legislatore estivo, il nostro agente delle tasse nelle settimane successive si rechi a controllare nuovamente il comportamento dello studio professionale Alfa, effettuando accessi per rilevare eventuali omissioni.

Ma ciò non potrà accadere!. Perché lo stesso legislatore, appena qualche mese fa, in prossimità delle ultime elezioni amministrative, ha introdotto il principio di contestualità e non ripetizione degli accessi per periodi di tempo inferiori al semestre (art. 7, c. .2, n. 3, dl. 70/11). Dunque, l’agente del fisco che ha già costatato il comportamento irregolare dello studio professionale Alfa in occasione del primo accesso, dovrà attendere almeno sei mesi per effettuare un nuovo controllo, e così via per almeno due anni. E’ evidente, dunque, che questa norma fa parte della propaganda e non ha serie probabilità di essere concretamente applicata, nonostante l’evasione sia diffusa anche tra i professionisti.

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