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domenica 4 Maggio 2025
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Manovra, lotta all’evasione grande assente servono misure più incisive

Contro l’evasione fiscale misure troppo deboli. La tracciabilità oltre i 1.000 euro e i maggiori controlli su banche e intermediari finanziari non bastano, sono necessari interventi più incisivi. Per garantire all’Amministrazione finanziaria la massima conoscenza della situazione patrimoniale e reddituale di tutti i cittadini, e non solo di lavoratori dipendenti e pensionati, all’Italia servono strumenti normativi specifici

Di Oreste Saccone

La lotta all’evasione è la grande assente della manovra varata dal governo Monti. Le misure sulla tracciabilità oltre i 1.000 euro e la comunicazione dei movimenti dei rapporti finanziari all’Anagrafe vanno nella giusta direzione ma servono misure più incisive a partire dalla tracciabilità per i professionisti sopra 100 euro e l’elenco clienti – fornitori per le imprese. Nonostante l’evasione fiscale ammonti ad oltre 125 miliardi. di euro su base annua, che corrisponde a 344 milioni al giorno e 14,33 milioni ogni ora e l’Italia sia buon seconda, dopo la Grecia, nella speciale classifica dei Paesi con maggior tasso di evasione, le misure adottate lasciano davvero poco convinti. Ciò che è più grave è che in presenza di una manovra che non fa sconti a nessuno è mancato al governo il coraggio di impostare una strategia organica di aggressione ai fenomeni elusivi ed evasivi. La lotta all’evasione è un processo di lungo periodo che necessita di una legislazione adeguata, di una amministrazione efficiente e soprattutti di un indirizzo politico chiaro e costante nel tempo. E’ positivo che Monti abbia annunciato che non ci saranno condoni. Ma non basta. Occorre fornire il nostro paese anzitutto di una serie di strumenti normativi in grado di consentire all’Amministrazione finanziaria la massima conoscenza della situazione patrimoniale e reddituale dei cittadini. Attualmente gli unici redditi interamente ed effettivamente conosciuti dal fisco sono quelli dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Occorre attraverso una normativa adeguata mettere tutti contribuenti sullo stesso piano di fronte al fisco. Con la telematica e le nuove tecnologie ciò è possibile. Quindi occorre farlo. E non attardarsi in misure premiali per chi sceglie la trasparenza.

 

La manovra salva-Italia dedica tre articoli alle misure per l’emersione della base imponibile e la trasparenza fiscale, due dei quali ( la riduzioni del limite di tracciabilità dei pagamenti a 1000 euro e la comunicazione periodica dei movimenti dei rapporti finanziari all’anagrafe tributaria) rappresentano un timido passo in avanti nel contrasto ai fenomeni evasivi, l’altro, cioè l’introduzione dal periodo d’imposta 2013 del regime premiale per favorire la trasparenza, potrebbe invece costituire una autentico boomerang per il fisco, anche in termini di costi /benefici[1].

Non è condivisibile il principio premiale ispiratore dell’istituto (ti premio perché ti rendi tracciabile, dunque si presume che non evadi) perché fa passare l’idea che nella società italiana prevalgono i furbi, che l’evasione fiscale viene tollerata e vale – di norma – il principio esattamente opposto e cioè “chi può evade” In questa ottica l’evasione costituisce tutt’al più, un peccato veniale. Inoltre, il principio è discriminatorio perché il legislatore non premia con benefici analoghi i lavoratori dipendenti e pensionati onesti (ad esempio a favore di chi aderisce al regime premiale viene prevista a certe condizioni una franchigia di 1/3 ai fini del redditometro), solo perché sono tracciati in via sistematica, attraverso il cud e il sistema delle ritenute d’imposta.

Tenendo conto che presumibilmente al regime premiale saranno interessati essenzialmente coloro che già oggi non hanno nulla da temere (i minimi, i monomandatari, finte partite iva, etc. etc. ),e che non lo saranno tutti gli altri, si arriva al paradosso che gli onesti saranno tracciati e i disonesti si guarderanno bene dall’optare per tale sistema[2]

Qualcuno sostiene che l’introduzione del regime premiale consentirà quantomeno di liberare altri 007 del fisco per potenziare il controllo sulle imprese e professionisti che non aderiscono al regime opzionale. E’ facile rilevare invece che l’Agenzia delle entrate per assicurare l’attività di assistenza, consulenza ai contribuenti in regime premiale, nonché il monitoraggio dei dati trasmessi, dovrà, invece, impegnare nuove e rilevanti risorse di personale da formare adeguatamente, a prescindere dal numero di coloro che aderiranno al tutoraggio.

Cosa fare per erodere lo zoccolo duro dell’evasione di massa. Dal rapporto Lef,[3] è emerso che nel biennio 2006/2007, in cui hanno trovato applicazioni alcune norme antievasione particolarmente severe ed efficaci introdotte dal Governo Prodi (in particolare elenco clienti e fornitori e tracciabilità e conto dedicato per i professionisti) si è realizzato il massimo di compliance spontanea da parte dei contribuenti. In particolare, a fronte di una Pil intorno al 4% il reddito di lavoro autonomo è cresciuto nel 2006 e nel 2007, rispettivamente del 17,38% e del 13,87 e quello d’impresa nel 2006 ha realizzato la maggiore performance di sempre, con un incremento a due cifre pari al 10,36%. Per contro nel 2008, in concomitanza con l’abrogazione delle citate disposizioni, si è avuto il crollo verticale di compliance spontanea da parte delle imprese e dei professionisti, presumibilmente legata all’atteggiamento meno incisivo e attento verso i fenomeni evasivi assunto dal Governo Berlusconi – Tremonti. A fronte di un incremento del Pil del 1,4 %, modesto, ma pur sempre di segno positivo, si è avuto un catastrofico decremento del gettito da lavoro autonomo ( – 10,22%) e da reddito d’impresa – 14,92%).

Ciò premesso, qui di seguito si prospettano cinque misure, di buon senso, di facile attuazione e di particolare efficacia anti evasiva, che si potrebbero introdurre da subito, già in sede di conversione del dl.Salva-Italia, (rinviando altre misure più strutturate ad un successivo intervento[4]), e cioè:

1 Prevedere per legge un piano straordinario di controlli fiscali nel triennio 2012, 2013 e 2014, con il coinvolgimento anche degli enti locali;

2 Reintrodurre l’elenco clienti e fornitori in formato telematico per tutte le imprese. L’elenco clienti e fornitori consente l’incrocio sistematico dei dati presenti nell’elenco fornitori dell’acquirente con quelli dell’elenco clienti del venditore , l’eventuale evasione (mancata registrazione dell’acquisto o della vendita) verrebbe intercettato automaticamente dall’Anagrafe tributaria. Questo vale anche per i consumatori finali. L’inclusione nell’elenco clienti di tutti i codici fiscali dei consumatori finali nei confronti dei quali fossero state emesse fatture, consentirebbe all’Agenzia delle Entrate di avere a disposizione ulteriori dati utili a conoscere il tenore di vita del contribuente per valutarne la rilevanza ai fini del cd. “redditometro”. Il ripristino dell’elenco clienti e fornitori eviterebbe, ad esempio, che in imprenditore o un professionista possa rilasciare una regolare fattura al cliente di 500 euro e poi, non la registri nella sua contabilità oppure la registri per 50 euro, confidando nella scarsa probabilità di incappare in un controllo incrociato. l’elenco clienti e fornitori alimentava il software CLIFO, che ha consentito all’Agenzia delle Entrate, di intercettare tempestivamente moltissime frodi IVA cd. “frodi carosello” perpetrate negli anni 2006/2007.

3 Reintrodurre la tracciabilità dei pagamenti ai professionisti e agli altri lavoratori autonomi e i conti correnti dedicati – I compensi di importo pari o superiori a 100 euro devono essere riscossi con assegni, bonifici o altri strumenti di pagamento elettronico. Gli esercenti arti e professioni sono obbligati a far affluire tutte le somme riscosse su conti correnti dedicati e dai quali sono effettuati i prelevamenti da conti correnti)

4 Integrare la disposizione sulle indagini bancarie – comunicazione consistenze finanziarie iniziali e finali – uso diretto dei dati e delle notizie relative ai rapporti finanziari ai fini dell’accertamento – Fino ieri gli uffici finanziari potevano conoscere direttamente, tramite l’anagrafe tributaria solo l’esistenza dei rapporti, le banche presso cui erano aperti tali rapporti e l’identità dei titolari, la disposizione sull’emersione della base imponibile (art. 11 dl. Salva-Italia) dà ora la possibilità di conoscere anche i relativi movimenti, per la individuazione dei contribuenti a maggior rischio di evasione. La norma può essere ulteriormente migliorata. Sarebbe utile ai fini del controllo conoscere per ciascun anno anche la consistenza finanziaria iniziale, l’ammontare complessivo dei movimenti e la consistenza finale dei detti rapporti. Ma soprattutto la norma va integrata per consentire all’Ufficio Finanziario competente l’uso diretto dei dati e delle notizie acquisite dall’anagrafe dei conti, ai fini dell’accertamento della posizione fiscale del singolo contribuente. Per assicurare, poi, un adeguata tutela del diritto alla difesa del contribuente interessato dalle indagini bancarie, andrebbe previsto l’obbligatorietà del contraddittorio in fase istruttoria (invito al contribuente a fornire chiarimenti prima di emanare un atto di accertamento);

5 Aumentare la sanzione amministrativa tributaria ridotta ( fortemente ridotta dal governo Berlusconi) applicabile in caso di adesione all’accertamento e al verbale o acquiescenza (ripristinando la precedente misura di 1/4 o meglio fino a 1/3 del minimo.

6 Prevedere per gli imprenditori ed i professionisti che il maggior reddito rilevato in via sintetica (redditometro) sia imputabile quale reddito d’impresa o di lavoratore autonomo, salvo prova contraria. Con la conseguenza che la rettifica operata sinteticamente ai fini delle imposte dirette ha effetto anche per l’Imposta regionale sulle attività produttive e per l’Imposta sul valore aggiunto, relativamente alle fattispecie per esse rilevanti, nonché ai fini contributivi. Il maggior reddito occultato da un professionista o da un imprenditore, scoperto mediante l’accertamento sintetico, deriva – ovviamente – da proventi o corrispettivi non dichiarati provenienti dalla sua attività lavorativa abituale, ad esempio, per il chirurgo dagli interventi effettuati, per l’avvocato dalla difesa dei suoi assistiti, per il commerciante dalla vendita dei suoi prodotti, per il ristoratore dai pasti forniti, per il costruttore dalla vendita degli immobili. L’attuale normativa, invece, non qualifica la fonte del reddito evaso come reddito d’impresa e/o di lavoro autonomo, imputando il maggior reddito direttamente ad incremento del reddito complessivo. Di conseguenza attualmente l’accertamento sintetico favorisce gli imprenditori e i professionisti evasori, perché non rileva ai fini IVA, Irap e ai fini previdenziali.

L’assunzioni di queste sei misure, oltre a determinare rilevanti e non occasionali benefici per le casse dello Stato, rappresenterebbe un segnale di discontinuità e di reale cambiamento, sulla base del quale rifondare, in una fase così delicata per l’ Italia, il patto fiscale tra Stato e cittadini onesti.

Note: 
 [1] Il regime premiale per favorire la trasparenza – il regime interessa le imprese individuali e in forma di società di persona, nonché i lavoratori autonomi che accettano, mediante opzione, il tutoraggio dell’Agenzia delle entrate. Il contribuente che opta per tale regime è tenuto all’ invio telematico all’Amministrazione finanziaria dei corrispettivi, fatture emesse e ricevute e all’istituzione di un conto dedicato ai movimenti finanziari in entrata ed uscita relativi all’attività commerciale o di lavoro autonomo. In cambio l’Agenzia delle entrate si fa carico della assistenza in toto del contribuente ai fini degli adempimenti fiscali (predisposizione automatica liquidazioni periodiche IVA, mod. 770/semplificato, modelli cud dipendenti etc .etc.). Viene soppresso l’obblighi di emettere scontrini e ricevute fiscali e anticipato il termine di compensazione del credito iva, con abolizione del visto di conformità per le compensazioni superiori a 15.000 ed esonero dalla prestazione di garanzia per i rimborsi IVA. I soggetti in contabilità semplificata inoltre determinano il reddito Irpef secondo il principio di cassa e sono esonerati dalla tenuta delle scritture contabili e del registro dei beni ammortizzabili, nonché dalle liquidazioni, dai versamenti periodici e dal versamento dell’acconto ai fini IVA . Nei contribuenti soggetti all’accertamento basato sugli studi di settore, che risultano adeguati o si adeguano ai valori previsti dagli studi sono preclusi gli accertamenti analitici – induttivi basati su presunzioni semplici ( purché gravi, precisi e concordanti), sono ridotti di un anno i termini di decadenza per l’attività di accertamento da parte delll’A.F., godono di una franchigia di 1/3 nel caso di accertamento sintetico.

[2] ( vedi V.Visco, Intoccabili Evasori, 6.12.2011,su www. Lavoce.info) l

[3] ( si veda su questo sito l’articolo ” Irpef, l’82 % pesa sul lavoro dipendente e pensioni , in 6 anni + 2%” ed il Rapporto Lef 2003-2009 pubblicato in Documentazione)

[4] Sul tema si richiamano i precedenti articoli pubblicati su questo sito, in particolare Oreste Saccone “Scacco matto all’evasione in 10 mosse, per seria lotta all’evasione serve coerenza, tracciabilità e addio condoni”, 6 settembre 2011{jcomments on}

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