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sabato 27 Luglio 2024
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OffshoreLeaks, 200 italiani nella lista dei grandi evasori internazionali

Sono 38 le testate mondiali che si apprestano a rivelare nomi e società tratti dai dati pervenuti in forma anonima al Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta di Washington. Partner italiano dell’inchiesta è L’Espresso.

Due milioni e mezzo di file che hanno incrinato i segreti di oltre 120.000 società off-shore, mostrando le manovre nascoste di politici, truffatori e miliardari di tutto il mondo. E’ la “Wikileaks” dell’evasione, ribattezzata dalla stampa “OffshoreLeaks”: una manovra di rivelazione di dati scottanti che sta già facendo tremare 130mila titolari di conti correnti e investimenti nei paradisi fiscali provenienti da 170 Paesi. Si tratta di registrazioni segrete ottenute dal Consorzio per il giornalismo investigativo di Washington (Icij). Prove che mettono a nudo nomi celati dietro società segrete e trust privati nelle principali località offshore internazionali. Tra questi ci sono politici, industriali, oligarchi, trafficanti d’armi e uomini della finanza internazionale, anche nomi italiani. E l’ammontare delle somme sottratte da questa lista di evasori al fisco dei rispettivi Paesi ammonterebbe in totale a una cifra stimata tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari.

Tutto ha avuto inizio circa un anno fa, quando una fonte anonima ha spedito a un indirizzo australiano dischetti con i dati suddetti, inoltrati poi al Consorzio per il giornalismo investigativo di Washington (Icij). Per 15 mesi ottantasei giornalisti di 38 testate internazionali hanno lavorato al caso e quarantasei Paesi hanno eseguito delle verifiche. I documenti – contratti, fax, copie di passaporti, mail, corrispondenza bancaria – riguardano in totale 122.000 società e trust, 12.000 intermediari finanziari e 130.000 privati: «Un tesoro di documenti – si legge sul sito dell’Icij – che rappresenta la più grande riserva di informazioni privilegiate sul sistema off-shore mai ottenuto da un’organizzazione dei media». La dimensione totale dei file misurata in gigabyte, è, infatti, oltre 160 volte più grande di quella recuperata dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti con lo scandalo Wikileaks nel 2010. Fra i media che indagano vi sono il “Washington Post”, la Bbc, “The Guardian”, “Le Monde”, “Die Suddeutsche Zeitung” e “Asahi Shimbun”.

Per l’Italia il caso seguito dall’Espresso. Per quanto riguarda l’Italia, il caso è stato seguito dal settimanale Espresso che nel numero di domani indicherà i nomi dei 200 italiani presenti nel database. Tra i nomi che anticipa l’Espresso ci sono quelli di Gaetano Terrin, all’epoca commercialista dello studio Tremonti, Fabio Ghioni, hacker dello scandalo Telecom, i commercialisti Oreste e Carlo Severgnini, con incarichi nei più importanti gruppi italiani.

Francia. Lo scandalo è enorme e coinvolge funzionari governativi e loro familiari di molti Paesi, compresa la Francia, già scossa dallo scandalo Cahuzac: secondo quanto pubblica oggi Le Monde, Jean-Jacques Augier, 59enne uomo d’affari francese tesoriere della sua campagna elettorale nel 2012, è risultato essere titolare di due società offshore alle Cayman, il paradiso fiscale nei Caraibi.

Russia. Ma nell’elenco ci sono anche “individui e compagnie legati al caso Magnitsky”, l’avvocato russo del Fondo Hermitage Capital, morto in carcere nel 2009 dopo aver denunciato un complesso schema di frode fiscale messo in atto da alcuni funzionari ai vertici dell’amministrazione pubblica in Russia. Tra i nomi noti saltati fuori dai file figurano la moglie del primo vicepremier russo Igor Shuvalov, come pure alcuni top manager di importanti appaltatori militari e di holding statali come Gazprom.

Banche svizzere. Sono una ventina le banche svizzere finite nell’inchiesta secondo quanto riportato dal quotidiano svizzero Le Matin, che precisa che Ubs “ha creato almeno 2900 società di comodo”, mentre Credit Suisse “almeno 700”. In tutto sono “300 le persone di nazionalità svizzera” coinvolte.

In Grecia sarebbero un centinaio le compagnie fantasma, secondo il quotidiano Ta Néa. Il governo di Atene ha annunciato, infatti, un accertamento sui loro conti.

Ci sono anche 4000 americani, nei nomi usciti dall’inchiesta. Tra questi, Denise Rich il cui marito petroliere venne condannato nel 2001 per evasione fiscale, poi graziato: per la moglie fondi neri per 144 milioni di dollari e uno yacht non dichiarato. Il ministro delle Finanze della Mongolia, Bayartsogt Sangajav, risulterebbe detentore di un fondo da un milione di dollari in Cina, mentre la figlia del presidente filippino Marcos avrebbe nascosto al fisco quote di una società, la Sintrat. Il nome del presidente dell’Azerbaigian, insieme a quello dei suoi familiari, ricorre spesso. Ma c’è anche la collezionista d’arte spagnola e baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza che, scrive El Confidencial, “ha acquistato alcune opere d’arte, tra le quali il celebre “Il mulino d’acqua a Gennep”, utilizzando i fondi provenienti dai conti segreti alle Isole Cook”. Il Canada è presente nella lista nera con l’ex politico Tony Merchant, che ha depositato in un paradiso fiscale 800mila dollari.

Tra le società compare la Tamalaris Consolidated Limited, operativa in Europa per conto della compagnia di navigazione statale iraniana, coinvolta nello sviluppo del programma nucleare di Teheran, e che è stata colpita da sanzioni della Ue.

Il metodo. Per analizzare i dati, che sono stati opportunamente selezionati, il Consorzio Icij ha in alcuni casi dovuto creare degli appositi programmi informatici per la consultazione. Tra questi, anche un software per riconoscere i caratteri (Ocr) che ha permesso di trasferire i nomi dei documenti scannerizzati e di semplificare la ricerca. Solo a quel punto i dati sono stati trasferiti alle 38 testate partner, tramite una banca dati chiamata Omet. Ogni media ha un codice di sicurezza per accedere ai contenuti. Dal momento che la navigazione su questa piattaforma non era semplice, talvolta alcuni giornalisti hanno avuto bisogno dell’assistenza di membri dell’Icij.

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