“Chiunque abbia il potere di influenzare le decisioni di acquisto degli altri a causa della sua autorità, conoscenza, posizione o rapporto con il suo pubblico”: è una definizione giuridica dell’influencer, un’attività che grazie al web è diventata di tale rilevanza da porre numerose questioni relative alla tutela dei consumatori e dei risparmiatori ma anche alla tassazione dei profitti, spesso milionari.
In assenza di una specifica disciplina indirizzata a regolamentare un settore così innovativo e particolare, sono stati diversi gli interventi interpretativi delle autorità fiscali sul tema.
Nel 2021 l’Agenzia delle entrate, con la risposta ad interpello n. 700/2021, ha fatto chiarezza sulla questione relativa al trattamento fiscale dei compensi percepiti da celebrities, testimonial, modelli e influencer non residenti in Italia, per le attività da questi svolte nel territorio dello Stato per conto di una società straniera.
In linea generale, su può affermare che i redditi prodotti dagli influencer – in funzione di attività eseguite in forza di accordi commerciali con vari sponsor – in assenza di vincoli di subordinazione sono collocabili tra i redditi di lavoro autonomo, ex art. 53, comma 1, Tuir.
A fare da apripista per mettere un argine e riportare sotto l’ala del diritto il Far west del web è ancora una volta la Francia. Al fine di tutelare i consumatori, disciplinare la concorrenza, monitorare i proventi, si è discusso di recente circa la possibilità di inquadrare la professione dell’influencer entro certe specifiche regole, al pari di quanto accade con altre professioni.
Riconoscere giuridicamente la professione dell’influencer permetterebbe di rendere controllabili, anche dal punto di vista fiscale, tutte quelle operazioni e attività economiche poste in essere da queste nuove figure capaci di orientare significativamente le scelte dei consumatori digitali.
A tal proposito nel paese d’oltralpe è stata lanciata una consultazione popolare da poco conclusa per avviare un iter legislativo di regolamentazione della materia che sarà presentata a giorni al ministro dell’Economia. Inoltre il deputato socialista Arthur Delporte presenterà in Parlamento una proposta di legge che punta a regolamentare un’attività in cui si moltiplicano scandali e truffe. La Francia è stato uno dei primi Paesi a varare una legge per il diritto alla disconnessione e aver applicato la direttiva sul copyright nei contenuti di informazione. Secondo l’impianto normativo delineato da Delport sarà vietata la promozione sui social di prodotti farmaceutici, dispositivi medici e atti chirurgici, in particolare cosmetici, ad eccezione delle campagne governative di salute pubblica. La norma si propone anche di impedire la promozione di contratti finanziari a rischio.