I cittadini svizzeri hanno dato il via libera alla riforma dell’imposizione della proprietà abitativa. In occasione del referendum del 28 settembre 2025, è stato approvato con il 57,7% di voti favorevoli il provvedimento che abolisce l’imposta sul valore locativo: un tributo sul potenziale reddito da locazione di un’abitazione tipico del sistema fiscale della Confederazione svizzera. La partecipazione alla consultazione si è fermata al 49,5% degli aventi diritto al voto.
Un’imposta made in Switzerland
L’imposta sul valore locativo, a carico dei proprietari degli immobili, è un tributo peculiare del sistema fiscale svizzero ed equivale al 60-70% dell’ipotetico reddito da locazione dell’abitazione. Questa imposta, che non trova equivalenti in altri sistemi tributari, fu introdotta al tempo della Prima guerra mondiale come tributo straordinario per compensare il calo delle entrate derivanti dai dazi doganali. Nonostante i molteplici tentativi di riforma, l’imposta è rimasta in vigore fino a oggi. “Chi possiede un’abitazione a uso proprio – spiega l’amministrazione finanziaria svizzera in una nota esplicativa – deve dichiarare come reddito il cosiddetto valore locativo. In cambio può dedurre dal reddito gli interessi maturati su debiti, come il mutuo, e le spese di manutenzione”. In uno Stato in cui circa il 60% dei cittadini vive in affitto, l’esito del referendum ha favorito i proprietari di case. Nei Cantoni della Svizzera tedesca, con la maggioranza dei cittadini proprietari di abitazioni, si è affermato nettamente il sì. In quelli francesi è invece prevalso il no. Il 57,7% dei votanti ha comunque accolto le raccomandazioni del Consiglio federale e del Parlamento che hanno invitato ad approvare il referendum con note stampa, video guide e appelli online.
I passi per approvare la riforma
Il Parlamento svizzero ha da un lato soppresso l’imposta sul valore locativo e limitato le possibilità di deduzione degli interessi e dall’altro ha deciso di modificare la Costituzione elvetica per consentire ai Cantoni di introdurre un’imposta speciale sulle abitazioni secondarie (un concetto grossomodo equivalente a quello delle seconde case nello stato italiano) effettivamente utilizzate dal proprietario. Le due modifiche legislative costituiscono una sola riforma: “I due progetti – chiarisce l’amministrazione elvetica – possono entrare in vigore soltanto congiuntamente: l’imposizione del valore locativo sarà soppressa solo se Popolo e Cantoni accoglieranno il progetto relativo all’imposta immobiliare speciale sulle abitazioni secondarie”. Il referendum approvato a fine settembre riguardava solo la modifica costituzionale, approvata lo scorso anno, ma di fatto l’esito positivo della consultazione ha dato il via libera a tutto il “pacchetto”. La riforma entrerà in vigore non prima del 2028, al termine di un periodo transitorio che consentirà ai Cantoni di introdurre la nuova tassazione locale, e avrà anche conseguenze non facilmente prevedibili sul gettito fiscale.
Che cosa cambia per i contribuenti
Vista la possibilità introdotta dalla riforma di limitare la possibilità di dedurre gli interessi, con tassi di interesse sui mutui immobiliari all’1,5% sono previste minori entrate complessive (fra la Confederazione, i Cantoni e i Comuni) per circa 1,8 miliardi di franchi svizzeri: una cifra pari a oltre 1,9 miliardi di euro. Se i tassi rimarranno su questo livello, la maggioranza dei proprietari di abitazioni avrà una riduzione delle imposte. In caso di tassi più elevati, dal 3% in su, le mancate deduzioni potrebbero tradursi in un carico fiscale maggiore per i contribuenti interessati alla riforma e in maggiori entrate per le amministrazioni. A ogni modo, al momento le previsioni sul gettito fiscale sono ancora incerte perché “non è possibile stimare le entrate derivanti dall’imposta immobiliare speciale sulle abitazioni secondarie”. Alla fine del percorso saranno, infatti, i Cantoni a decidere se introdurre effettivamente questa imposta e chiudere il cerchio della riforma.
(FiscoOggi.it)