Ingiunzioni di pagamento e cartelle esattoriali stanno tornando nelle buche delle lettere degli italiani dopo il lungo periodo di sospensione deciso durante la pandemia. E con esse tornano a riversarsi tutte le storture logiche, le inefficienze e le iniquità che si porta dietro il sistema fiscale. La prima, amara lezione che arriva aprendo un bustone verde in arrivo dall’Agenzia delle Entrate, è che chi non paga le tasse è il soggetto più coccolato da governi, parlamenti e Amministrazione finanziaria. L’ennesima conferma, viene dal trattamento, molto diverso tra loro che è stato riservato ai destinatari delle varie tipologie di comunicazioni e sollecitazioni di pagamento dell’Erario. Quelle cioè che vengono recapitate in gran numero con esiti incerti, visto il gigantesco magazzino di cartelle “in sofferenza” che cresce ogni anno di più e l’ammontare dell’evasione fiscale, che anche la nota di aggiornamento al Def 2021, conferma in tendenziale salita.
Il comune cittadino rimasto incastrato in questa macchina infernale avrà pensato, leggendo i giornali, che l’Agenzia delle Entrate – Riscossione avesse sospeso nel periodo della pandemia, con il decreto “Cura Italia” del 17 marzo 2020, l’invio delle cartelle esattoriali e anche tutti i versamenti dovuti all’Erario. La disposizione, più volte reiterata anche in questi giorni, veniva dal governo e del Parlamento, giustamente preoccupati di non appesantire i bilanci di cittadini e imprese in una fase in cui l’economia e il lavoro si erano praticamente fermati. Il benevolo stop alla riscossione del legislatore si è affiancato ai generosi “ristori” riconosciuti a imprese praticamente di ogni dimensione e condizione contabile, a partite Iva e professionisti. Si calcola che il risparmio complessivo accumulato dagli italiani in questo periodo di crollo dei consumi sia pari ai trasferimenti erogati dallo Stato a sostegno dell’economia. Secondo i numeri della Banca d’Italia, nel 2020, le famiglie hanno messo da parte 120 miliardi al netto di debiti e mutui vari. Una cifra molto più alta dei 47,7 miliardi risparmiati nel 2019, ma molto vicina all’ammontare di sostegni e ristori.
Anche la misura della sospensione dei versamenti è stata ben accetta da moltissimi ma, come vedremo, non valeva per tutti. I vari decreti che si sono succeduti dal marzo 2020 prevedono infatti, come scrive l’Agenzia delle Entrate, “la sospensione dei termini di versamento per tutte le entrate tributarie e non tributarie derivanti da cartelle di pagamento, dagli avvisi di accertamento e degli avvisi di addebito in scadenza nel periodo, compresi quelli relativi ai piani di rateizzazione in corso”, ma solo per gli atti esecutivi “ già affidati all’Agente della Riscossione”. Analoga misura è stata presa per gli avvisi di pagamento dell’Inps.
Mancano all’elenco del Cura Italia “gli atti di accertamento con adesione, conciliazione, rettifica e liquidazione e di recupero dei crediti d’imposta”, in pratica quelli per i quali i contribuenti avevano preferito arrivare a un patteggiamento con il fisco pagando subito o a rate in cambio di una riduzione delle sanzioni. Questi ultimi sono stati oggetto di una specifica, breve interruzione dei pagamenti, applicata agli atti i cui termini di versamento scadevano nel periodo compreso tra il 9 marzo e il 31 maggio 2020. Proroga ultima 16 settembre 2020.
I destinatari di questi provvedimenti hanno continuato a pagare per tutto il restante periodo della pandemia, pena l’applicazione di tutte le sanzioni per eventuali mancati o ritardati pagamenti. Se si salta una delle rate diverse dalla prima entro il termine di pagamento della successiva, si perde il beneficio delle rateizzazioni e gli importi vengono richiesti per intero, insieme alla sanzione aggiuntiva prevista, pari al 45% del residuo d’imposta dovuto. L’interruzione dei versamenti delle cartelle invece continua tuttora a essere prorogata.
La morale per il contribuente in mora con il fisco è la seguente: non conviene accordarsi con l’Agenzia delle Entrate ma aspettare l’iscrizione a ruolo con l’affidamento alla Riscossione e rimandare sine die in questo modo il pagamento. Intanto dopo anni di iter burocratico qualcosa può succedere. Una cartella si può pagare in 72 e anche 120 rate e l’agente della Riscossione ben difficilmente è messo in condizione dalla legislazione attuale di trovare un bene da aggredire. Ma soprattutto è probabile che arrivi, con regolarità svizzera mai mancata nelle ultime legislatura, una benevola carezza del fisco, che sia una sospensione dei pagamenti delle cartelle, una rottamazione, un annullamento o di un saldo e stralcio. Altro che “tax compliance”.